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09/08/2009

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ECCO COME TI TRATTO IL DISABILE

Clicca per Ingrandire Attrezzati?... Siamo Rosa e Nicoletta, mamme di due ragazzi disabili (foto del titolo, di repertorio… ma c’è poco da ridere; ndr), Matteo e Giuseppe, che debbono periodicamente ricoverarsi per controlli e terapie a Bologna. Per raggiungere Bologna usare le ferrovie sarebbe comodo, sarebbe… L’ultimo viaggio, Bari/Bologna il 23 luglio u.s. e Bologna/Bari il 1° agosto u.s., più che un viaggio è stato un “incubo”. Definire “attrezzati” i vagoni su cui abbiamo viaggiato e “servizio” ciò di cui abbiamo usufruito, è davvero inopportuno.

Le “ferrovie dello stato” - le chiamerò così per indicare con un solo nome tutti i soggetti che gestiscono vagoni, binari, biglietterie, passeggeri, pulizie, ecc. - per far viaggiare i passeggeri “disabili motori” - li chiamerò così perché sia chiaro che si tratta di persone che rispetto agli altri passeggeri mancano davvero delle “abilità” relative alla mobilità - li fanno accedere esclusivamente ai vagoni “attrezzati” al loro trasporto.

Ma i problemi non vengono mai soli e a chi è definito “persona con problemi”, oltre alla ridotta disponibilità di convogli, è richiesto di prenotarsi con almeno 24 ore di anticipo e di presentarsi per tempo alla stazione. Una partenza improvvisa, consultando semplicemente l’orario come è per tutti, a un disabile non è concesso.
Torniamo al nostro ultimo viaggio.

Eurostar Bari Bologna, ore 6.49. Prenotazione e arrivo per tempo in stazione, scompartimento “attrezzato” con aria condizionata al massimo. Chiediamo al personale di regolarla (Matteo e Giuseppe hanno anche problemi respiratori). Risposta: “Impossibile altrimenti si blocca tutto”. Abbiamo coperto i ragazzi con gli indumenti in valigia. Lo scompartimento è contiguo ai bagni che, senza acqua, sporchi sono ovviamente maleodoranti. Le porte di transito tra i vagoni aperte e bloccate, per cui per tutto il viaggio, oltre al freddo e al cattivo odore, il rumore assordante facile da immaginare.

Sopravvissuti all’andata, ci accingiamo al ritorno. Prenotazione e tempestiva presenza alla stazione di Bologna. Eurostar per Bari del 1° agosto ore 12.56. Partenza con 1 ora di ritardo, carrozza “attrezzata”, la n. 3 posti 2 e 16. Causa del ritardo: un guasto all’aria condizionata, riparato… ma non nella carrozza “attrezzata”. I nostri posti sono già occupati da altre persone anziane provenienti da ricoveri ospedalieri all’estero. Nel vagone “attrezzato” ci sono molte persone in piedi (senza posti
prenotati), i bagni sono senza acqua, sporchi e maleodoranti, l’aria
condizionata non funziona.

Con l’ora di ritardo partiamo intorno alle 14. Con i finestrini che non si possono aprire la temperatura è insopportabile, l’aria irrespirabile e i nostri posti occupati. I nostri ragazzi hanno la distrofia muscolare, patologia che comporta gravi insufficienze respiratorie. Il vagone “attrezzato?” rende in breve tempo la loro situazione assolutamente critica e cerchiamo il personale per sollecitare una soluzione. Il capotreno ci autorizza a trasferirci in un altro vagone senza però offrirci nessun aiuto per spostare le carrozzine.

La situazione fisica dei ragazzi è sempre più critica, perdiamo la pazienza. Chiediamo i nomi e minacciamo di tirare il freno di emergenza e far finire l’accaduto sui giornali. Finalmente il personale si attiva per far spostare alcuni bagagli e farci raggiungere e sistemare in una carrozza dove ci sono posti e aria condizionata. La carrozzina di uno dei ragazzi rimane danneggiata nelle manovre di trasferimento, ma fortunatamente funziona. Nella carrozza “non attrezzata” arriviamo a Bari con 1 ora di ritardo.

Penso alle tante persone i cui problemi rendono difficile anche far valere le proprie ragioni, a chi viaggia senza parenti e amici “agguerriti”, a cosa sarebbe accaduto se i problemi respiratori dei ragazzi si fossero aggravati e avessimo avuto bisogno di mettere in funzione i respiratori, se avessero avuto bisogno di andare in qui bagni “attrezzati” fuori servizio.

Non credo ci sia una cifra che possa risarcirci della grave situazione a cui siamo stati esposti, tanto meno che tale grave disservizio possa essere sanato con il semplice rimborso del biglietto, comunque chi scrive, Rosa Marchetti, è anche delegato regionale della “Parent Project”.

Con questa lettera, denunciando quanto accaduto, mi riservo ogni ulteriore azione che riterrò opportuna. Alle ferrovie, visti i risultati, darei per ora questo consiglio: “Per favore, risparmiate di ‘attrezzarvi’ per i disabili e fateli viaggiare (male) come
tutti gli altri!”

Rosa e Nicoletta

 Redazione

 

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