Testa

 Oggi è :  22/12/2024

Benvenuto  nel Giornale

CERCA GLI ARTICOLI :

  

Testo scorrevole
Sx

  L'ARTICOLO

08/08/2009

Dimensione carattere normale  Ingrandisci dimensione carattere  Ingrandisci dimensione carattere

Segnala

SIN DAL 1981 SI PARLAVA DI SALVARE CALENA. E A FARLO ERANO… I PROPRIETARI

Clicca per Ingrandire Perizia “S. Maria di Càlena. Analisi dello stato di degrado” - Anno 1981 = La “chiesa nuova” di S. Maria di Càlena presenta uno stato di generale fatiscenza e, localizzate, situazioni statiche di una certa gravità. I primi danni alle strutture si fanno risalire al terremoto del 1627 che avrebbe provocato il crollo delle volte a crociera. Nel 1943 la seconda metà del tetto a falde cedeva lasciando l'edificio a metà scoperchiato. Attualmente l'altra metà, in stato di visibile fatiscenza, si mostra con le falde avvallate, col manto di tegole sconnesso e con la capriata e gli arcarecci deformati.

L'eventuale intervento di consolidamento rende quindi necessaria la individuazione dei fattori di deterioramento del manufatto ed un esame conoscitivo delle tecniche e materiali adoperati per la costruzione. È noto infatti che la diversa natura chimico-fisica dei materiali e le differenti tecniche di utilizzazione degli stessi, a parità di sollecitazioni, portano a differenti manifestazioni di degrado sulle superfici dei muri.

Il monumento in questione, costruito in conci quadrangolari di pietra calcarea, presenta sui muri longitudinali della navata alcune lesioni che seguono la linea di congiunzione dei conci. Tali fessurazioni possono imputarsi a sovraccarichi delle strutture, a fatti sismici e a fenomeni connessi. V'è da notare per contro che le lesioni appaiono bloccate e richiedono al più presto un semplice intervento di sutura.

Più grave è il problema dell'umidità. La sua soluzione è determinante per la conservazione del manufatto. Estese zone di superfici murarie appaiono imbevute d'acqua e talora coperte di muffa. Il tipo di pietra usato consente che per capillarità l'acqua salga alta nei muri nel cui notevole spessore se ne raccoglie più di quanta la superficie esterna dei muri stessi riesca ad eliminare con l'evaporazione. E l'abbazia è situata nel punto più basso della piana di Kàlena in vicinanza del mare. Si aggiunga che la chiesa fu eretta quale ampliamento di un'altra più antica già esistente; si volle quindi impostarne il pavimento allo stesso livello della prima. Oggi tale pavimento è al di sotto di un metro circa rispetto al piano del giardino che lo fiancheggia sui lati est e sud; in tal modo la struttura riceve ulteriore umidità per contatto laterale.

Vi è infine l'acqua meteorica che attraverso i dissesti e le fessurazioni della copertura e delle murature, oltre al danno diretto alle parti non difese, alimenta un'abbondante vegetazione che trattiene l'acqua e penetra con le radici, là dove riesce ad inserirsi nelle fenditure, accelerando l'opera di deterioramento dell'edificio.

Allo stato dei fatti per impedire un ulteriore degrado della struttura occorrerebbe intervenire:
- sul tetto: riassestando con eventuali sostituzioni l'orditura in legno e il manto in tegole;
- sulle strutture verticali: con appropriati scavi di drenaggio e inserimento di sifoni atmosferici per ridurre i danni da umidità;
- sulle lesioni: con opere di sutura;
- liberare infine le strutture dall'abbondante vegetazione.

Le brevi note qui riportate non hanno inteso esaurire l'argomento: una analisi più approfondita con adeguata strumentazione sarà necessaria se si deciderà di intervenire concretamente sul monumento. Esse costituiscono soltanto una premessa per programmare in un futuro un intervento che l'interesse storico e artistico dell'opera giustifica.

Maria Martucci


IL COMMENTO = Il Centro Studi Martella non ha mai creduto di agevolare la soluzione del caso Kàlena colpevolizzando i proprietari del complesso abbaziale. La sua campagna stampa ed i suoi Convegni di Studio sono stati basati su interventi di esperti che hanno messo in risalto la qualità del monumento e lo stato attuale di disdoro. Come già fece, ben 28 anni fa, una componente della famiglia proprietaria, Maria Martucci, segnalando lo stato di avanzato e crescente degrado del monumento.

La Martucci, allora, documentò, con una precisa perizia tecnica eseguita insieme ad Alberto Biagi, i danni subiti dall’abbazia soffermandosi, in particolare, sulla chiesa nuova di S. Maria di Càlena. La Martucci pubblicò la sua “perizia” nel 2° volume di “Insediamenti benedettini in Puglia”, edito dalla Congedo di Bari nel 1981. Dimenticandosi, per ben 28 anni, che chi era tenuto a fare i lavori considerati 'inderogabili' non erano gli altri, ma lei e la sua famiglia. Lo imponeva allora la Legge 1089/39, lo impongono oggi la legge 490/99 sulla tutela dei beni culturali e il Codice del paesaggio.
Come proprietaria di Càlena, insieme ai suoi fratelli, si è dimenticata di effettuare non solo gli interventi strutturali, ma anche quelli di ordinaria manutenzione del pregiato complesso abbaziale. Interventi indispensabili per la sopravvivenza del monumento.

Oggi, dopo 28 anni da quell'allarmante perizia di Maria Martucci, il degrado di Càlena è ormai giunto al limite-guardia del non ritorno. Dopo il crollo del tetto dell’abside della chiesa nuova (foto del titolo, la copertura già pericolante prima del crollo; foto 1 sotto, le travi sull’altare in uno scatto di Domenico S. Antonacci; ndr), questo è un dato oggettivo e palese agli occhi di tutti. A due mesi dal crollo, e dopo l’ingiunzione ai Martucci del 22 giugno da parte del soprintendente Maurano della messa in sicurezza della chiesa nuova entro 20 giorni dalla ricezione della missiva, tutto tace… Cosa si aspetta? Che crolli tutto? Perché non partono i lavori in danno?

Teresa Maria Rauzino

 Redazione

 

Dimensione carattere normale  Ingrandisci dimensione carattere  Ingrandisci dimensione carattere

Segnala

 

 
 

  Commenti dei Lettori:

-- 14/08/2009 -- 15:32:31 -- MARIA

I possessori storici del complesso abbaziale di Càlena a quest’ora avranno metabolizzato l’impossibilità di fare un uso agrituristico del monumento nazionale, che andrà custodito nella sua integrità una volta che ne sarà ripristinato l’antico splendore. Si facciano da parte come custodi fallimentari di un bene della collettività e non cerchino di lucrare a danno delle generazioni future. La soggezione degli anziani peschiciani di sesso maschile che per secoli hanno abbassato il capo alla presenza della famiglia, che non ha documenti da esibire per dimostrare l’origine del diritto di proprietà, lasci un po’ di spazio alle nuove generazioni meno sottomesse. E poi, ormai, solo i costi annuali di Ici e Tassa rifiuti su 4000 mq. con 50 vani sono troppo onerosi, se debitamente riscossi, a fronte dell’impossibilità creatasi allo sfruttamento commerciale del sito in funzione agrituristica…

-- 14/08/2009 -- 15:34:52 -- MARIA

Sempre a proposito del caso "Kàlena": in Comune, si rintraccino i 200.000 Euro del finanziamento europeo ottenuti in acconto su 350.000 Euro dalla Comunità Europea dal deputato Mario Mauro già alcuni anni fa e mai spesi per Càlena. Il loro fantasma getta un’ombra sinistra su chi li ha spalmati non si sa in quale altra voce di bilancio. (evamaria)

-- 19/08/2009 -- 17:58:56 -- ANTONIO

SI FACCIA LUCE SU CALENA.

 
Dx
 

ACCESSO AREA UTENTI

 

 Username

Password

 

Area Privata

Logout >>

 

     IL SONDAGGIO

 
 

VIDEO DELLA SETTIMANA

ESTATE E SANITA

 

STATISTICHE .....

Utenti on line: 7304

 
 
Inferiore

powered by Elia Tavaglione

Copyright © 2008 new PUNTO DI STELLA Registrazione Tribunale n. 137 del 27/11/2008.

Tutti i diritti riservati.