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30/07/2009

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IL FESTIVAL DELLE EMOZIONI E DEGLI ARTISTI

Clicca per Ingrandire Prima di tutto i numeri della otto giorni di teatro e musica:
- 50 eventi tra teatro, musica, degustazioni e dibattiti
- 150 artisti ospitati in otto giorni di programmazione
- 50 interventi tra dibattiti, summer school, laboratori
- 60mila le presenze negli otto giorni della estate meridionale di Legambiente
Uno degli aspetti di maggiore soddisfazione per chi organizza una manifestazione come la nostra è la disponibilità da parte del pubblico di mettersi in una posizione di ascolto nei confronti proprio dei contenuti che Legambiente pone alla riflessione di tutti. Quest'anno, il tema del destino dei giovani meridionali - tra capacità dell'impresa di rappresentare un punto di riferimento per le giovani generazioni, il protagonismo stesso dei giovani e delle donne come nuovi soggetti sociali del cambiamento al Sud, e poi il tema del contrasto alle mafie come scelta di campo culturale di fondo, all'interno della quale collocare l'agire dei meridionali onesti, democratici, appassionati al destino della propria terra - ha colpito nel segno più degli anni scorsi. Proprio i giovani e i ragazzi sono stati i veri protagonisti della manifestazione, rappresentando anche il grosso dei volontari che hanno reso possibile la sua realizzazione.

Le coordinate culturali e sociali del festival si leggono nella biografia e nei meriti dei premiati, di coloro che abbiamo ritenuto di segnalare agli occhi di tutti per i loro meriti sul campo: da Tizio Corradi a Don Luigi Ciotti, passando per Teresa Mariano, Maria Laterza, Ivanhoe Lo Bello, Peppe Voltarelli. Lo spirito della manifestazione si legge nelle emozioni che ha saputo suscitare: dalla commozione autentica che ha morso Piazza De Galganis al racconto che Daniela Marcone ha fatto della vicenda del padre Francesco ucciso dalla mafia, ai cinque minuti di applausi per l'intervento-testimonianza di don Luigi Ciotti. Dalla tempesta di sensazioni del concerto di Peppe Voltarelli che ha saputo raccontare senza sentimentalismo l'arte di Modugno e Rino Gaetano, fino alla sorpresa Tizio Corradi, che ha dimostrato come un "tizio" di 84 anni possa fare per la natura e per la cultura del Gargano più delle istituzioni deputate, e senza fronzoli (“quando finisce questa commedia - mi ha detto durante la premiazione. Ci mettiamo a lavorare seriamente!?”).

Poi le emozioni notturne di Yuval Avital, Joe Legwabe e Amelia Cuni che si raccontano, la notte prima del loro concerto, ai reduci, rapiti, di Piazza De Galganis. La sorpresa Riciclato Circo Musicale, fortissimi, trascinatori del pubblico a suon di rifiuti. E le emozioni del teatro, ultime quelle che Ermanna Montanari ha saputo suscitare recitando da sola le otto parti della sua Rosvita, davanti a un emozionato Bob Ruthman, anziano esponente dell'avanguardia newyorkese a Monte col Trialogo festival, autore anch'egli, anni addietro, di una sua versione di "Rosvita", diversa nella forma ma non nello spirito.

Il dialogo tra i 150 artisti, tra attori e musicisti negli otto giorni della estate meridionale di Legambiente, è stata la vera novità di questa edizione. La frase che Mariateresa Surianello, direttrice artistica del Teatro civile festival ha pronunciato alla presentazione dei programmi del consorzio 5FSS nel castello di Monte Sant'Angelo (“Monte Sant'Angelo è diventato un punto di riferimento per la creatività del nostro Paese”), confesso mi aveva lasciato un po' perplesso. Poi la visione del vecchio Ruthman che in prima fila confronta la sua Rosvita con quella del Teatro delle Albe e l'omaggio appassionato che i sei maestri della musica mondiale del Trialogo hanno fatto ad Antonio Maccarone, scomparso una decina di giorni prima, la voglia di Andrea Rivera e dei Riciclato di dire la loro anche sul palco della manifestazione finale, nonostante le difficoltà tecniche di dargli voce e suono, l'incontro tra musicisti e teatranti, le visite di organizzatori e impresari, mi hanno convinto. Si, una manifestazione può trasformare un luogo come il centro storico di Monte in un incubatore di idee e progetti artistici, e credo che nel futuro ne vedremo delle belle.

Molti gli aspetti che vanno migliorati, soprattutto organizzativi: alcuni dipendono da noi, altri dalla macchina organizzativa della città di Monte Sant'Angelo che certamente deve migliorare. Ma una cosa va detta, al di là delle polemiche un po' provinciali che qualcuno puntualmente solleva. L'Amministrazione comunale e la macchina municipale non ci hanno lasciati soli. Anzi. Al sindaco, agli altri amministratori e a molti funzionari del Comune va tutto il mio ringraziamento e quello di Legambiente. Credo che in questa edizione più che in altre abbiamo dato prova di collaborazione e certi incidenti, come i malintesi sulla posizione dell'Amministrazione nei confronti della manifestazione conclusiva sulle Mafie (manifestata in una lettera apprezzabile che secondo me non lasciava spazi a fraintendimenti), non rendano merito a una collaborazione che, seppur tra difficoltà, com'è naturale, c'è stata ed è stata fruttuosa.

Come non è affatto vero che FestambienteSud sia vissuto con ostilità dalla popolazione di Monte Sant'Angelo: abbiamo sentito e sentiamo la vicinanza dei cittadini giovani e meno giovani, che vivono ormai l'appuntamento annuale coi nostri festival come qualcosa che gli appartiene. A volte soffrono, come è naturale quando arrivano le folle e mutano le abitudini quotidiane di un anno di vita (parcheggi, orari...), ma quello che percepisco è che la popolazione è partecipe della cosa.

Credo che una delle cose che può contribuire a riscattare il Mezzogiorno è la capacità di guardare al di là del proprio naso. Molti di noi non ci riescono ancora, altri stanno imparando. La dimensione collettiva, quel NOI di cui parlava Don Ciotti, ha una carica rivoluzionaria. Il Sud deve re-imparare il NOI e FestambienteSud deve sempre di più rappresentare un momento di incontro e una palestra in cui il “noi” degli artisti si incrocia con il “noi” dei giovani, e il “noi” delle battaglie ambientaliste e sociali deve stimolare le istituzioni a rappresentare sempre di più gli interessi generali di un Meridione che vuole riprendersi il proprio destino.

Una nota stonata mi va di sottolinearla, perché ha riempito di sconforto e delusione il sottoscritto e il nostro pubblico. La difficoltà da parte di un gruppo musicale storico come gli “Africa Unite”, di entrare in sintonia col pubblico e con un progetto come il nostro. Hanno voluto forzare per esibirsi prima di un gruppo che nella logica della storia musicale doveva essere un gruppo spalla, la “Coquette Band”. L'intelligenza collettiva del pubblico e la sua reazione orgogliosa all'atteggiamento della band torinese ha penalizzato gli “Africa Unite”, peraltro autori di una buona performance, mentre ha finito per avvantaggiare la “Coquette Band”, che ha saputo incendiare il pubblico con una esibizione divertente e coinvolgente. Sono i paradossi della piazza coi quali tutti, anche gli Africa devono fare i conti. Un grazie particolare a Mauro Pagani che ci ha regalato momenti di grande emozione e pezzi di bravura smisurata, Roberto Freak Antoni degli “Skiantos”, che ha portato a termine il suo concerto anche se in precarie condizioni di salute, da grande professionista della musica, e anche a “Kaos one”, che ha saputo avvicinare a una tendenza musicale di nicchia come l'hip-hop anche un pubblico generalista.

Ringrazio tutte le istituzioni e gli sponsor che ci hanno sostenuti. Un ringraziamento particolare all'Università di Foggia che ha frequentato il festival offrendosi ai giovani come un’ottima alternativa alle università settentrionali, ingiustamente penalizzata, assieme a tutte le altre università meridionali, da un governo che sta pesantemente mettendo in difficoltà il Mezzogiorno. Ringrazio anche il meglio delle aziende energetiche della provincia di Foggia che hanno creduto in una nostra proposta, il progetto Capitanata Zero eMission, per rilanciare le iniziative energetiche della provincia di Foggia in una chiave di sostenibilità e rivendicare il patrimonio di qualità insito nel tessuto industriale innovativo della nostra terra.

Resta l'amarezza di veder crescere il degrado urbanistico del centro storico di Monte Sant'Angelo, che conosce ancora oggi aggressioni ai suoi valori più profondi (la pietra garganica sta praticamente scomparendo per lasciare il posto a un trionfo di materiali per l'edilizia), proprio nell'anno dell'Unesco e proprio nei giorni di FestambienteSud e Teatro civile festival. Ci chiediamo dove sono gli organismi di vigilanza. E, soprattutto, continueremo la nostra battaglia a tutto campo per fermare il degrado e rilanciare il risanamento del cuore storico del Gargano.

Franco Salcuni


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