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28/07/2009

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IL BELLO NON BASTA

Clicca per Ingrandire “Tre sono gli angoli da cui si guarda la vita!” mi fa serio un vecchio cinese, puntandomi davanti tre dita lunghe e magrissime. Sembrano un forcone a tridente dei contadini dello Xinjiang e lo fa per afferrare meglio il pensiero e presentarmelo. Qui, in piena Londra, sono solito a volte fare un salto o meglio una deviazione a China Town (foto del titolo; ndr). È un immergermi per qualche istante in una infinita serie di boutiques di oggetti orientali, di microlaboratori di massaggio yin e yang e di ristorantini. Osservare, così, proprio qui - in una Londra sorniona e tranquilla - il clima febbrile e vivace di un Paese lontano è incantevole. Evidentemente, non manca mai qualche incontro sorprendente.

Lo sto ad ascoltare (mentre parla degli “angoli di visuale”; ndr). “L’aspetto del bello, del gusto, senz’altro!” conta, afferrando il primo dito. La “utilità concreta” e la “relazione con gli altri” completano la triade. Risposta sintetica, in fondo, che corrisponde alle analisi della grande sociologia. L’aspetto estetico, l’aspetto funzionale e quello relazionale sono gli ingredienti necessari in un gesto umano per essere vero e completo. E sono, pure, le qualità antropologiche fondamentali che una cultura - a seconda del suo genio - sottolinea o nasconde nel suo presentarsi.

Per la nostra cultura italiana il tratto principale è decisamente l’estetico. Lo si capisce qui all’estero, situati in un contesto ben differente. In esso, infatti, siamo maestri: il gustare le cose, il senso delle cose belle, il sentire il corpo, le sensazioni, il gusto delle belle forme... genio italianissimo. È la dimensione estetica in tutto il suo spessore: ha creato in noi un ‘animus’ di artista. Però, se diventa aspetto prepotente ed esclusivo, “la bellezza ha foglie belle... ma frutti amari!” vi ricorderà asciutto un nostro proverbio.

L’aspetto relazionale, invece, lo si ritrova soprattutto nelle terre del Sud: là, la relazione si accende, si riscalda e si trasforma spesso nella“cultura dell’amicizia”, che vi farà rimbalzare - come in un cerchio chiuso e ben protetto - dall’amico all’amico dell’amico. Ma essa ancora, se si fa esclusiva e primaria, vi legherà così strettamente da farvi perdere la vostra stessa libertà. E’ così: un aspetto, quando risalta troppo, fa perdere il bell’equilibrio dell’insieme, oscurando gli altri.

Il terzo aspetto, invece, lo si coglie alla prima espressione sulle labbra dei nostri giovani appena sbarcano a Londra. “Ma qui tutto funziona!” la loro immediata sorpresa. Si trovano subito, infatti, a navigare in una società attenta ed esperta della funzionalità, aspetto rimasto forse da noi atrofizzato. Anche se in questo senso, a quanto ricordo, eccelle un’altra cultura: appena si passava col semaforo rosso in un qualsiasi villaggio tedesco, si era già immortalati alle spalle da un flash!

E tutto questo, in fondo, è una riprova per capire l’importanza “dell’incontro interculturale”. Accogliere e interagire coi talenti, gli stimoli o le doti differenti dell’altro, oppure con gli aspetti geniali di un’altra cultura, sarà sempre una ‘chance’. Farà crescere in umanità e in apertura di sguardo nel cogliere punti di vista differenti: lezione attualissima.

D’altronde - non l’avrete forse mai immaginato - è per questo che si va così volentieri al ristorante. Si è in compagnia con altri e si prende il tempo di scambiare quattro parole in libertà, di curare una relazione. Si gustano, senz’altro, cose buone del mondo. E tutto ciò che si assume, infine, è funzionale al nostro naturale bisogno di nutrirci. Si ritrovano così, magicamente riuniti insieme, i nostri tre elementi: il relazionale, l’estetico e il funzionale!

Perfino la sessualità può essere meglio compresa, osservandola sotto queste dinamiche. Solo quando essa, infatti, saprà riunire insieme le tre dimensioni diventerà gesto umano bello e vero. Quando, invece, si riduce a una sola componente, a quella estetica per esempio - un piacere che non nutre una relazione, né un avvenire - immancabilmente si impoverisce. Perde, così, di umanità e di valore.

Alla fine della dotta chiacchierata accenno un inchino di saluto al nostro vecchio saggio, per una lezione così... bella, utile e amabile (qui ancora i nostri tre personaggi). E sparisco. Sì, perchè ormai questi ultimi mi attendono evidentemente altrove...

Renato Zilio

 Redazione

 

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