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10/07/2009

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IL CLICHE BIFFATO
Clicca per Ingrandire Biffare un cliché, o una matrice in genere, è segnarlo in maniera tale da renderlo inutilizzabile per ulteriori riproduzioni. E’ l’intervento per rendere certo, e nel contempo limitato, il numero di copie prodotte di un determinato lavoro, usuale in campo artistico nella stampa di litografie e serigrafie. Una sorta di messa in valore del già fatto, per evitare che un’eccessiva produzione ne immiserisca l’intrinseco potere di negoziazione.

L’impressione, per molti aspetti, è che sia esattamente quello che Michele Emiliano e Nichi Vendola hanno intenzione di fare sul palcoscenico politico pugliese. Con l’ambizione, non troppo nascosta, che possa poi diventare modello diffuso di innovazione, fino a coinvolgere gli asfittici assetti nazionali di un centrosinistra (con o senza trattino), che ha estremo bisogno di vedere rivitalizzata la sua attività politica riformatrice. Il cliché da tempo in uso nelle rotative del cosiddetto schieramento progressista, prevedeva l’incoronazione pubblica di un outsider capace di portare alla vittoria. Di sostenerlo nel volo di governo, ma di tarpargli le ali nel preciso momento si fosse avuta la sensazione che l’incoronato non avesse più avuto bisogno di tutori.

E’ successo con Romano Prodi per ben due volte. Difficile dimenticarlo. E’ successo con Walter Veltroni alla guida del Partito Democratico, i cui tempi di maturazione erano stati improvvisamente accelerati, per evitare che assumesse le forme innovative per cui nasceva. Che nel bel mezzo di un complesso processo di rinnovamento fu forzato a incanalarsi nei tracciati del partito tradizionale, con radici saldamente ancorate a scenari da Novecento. Potrebbe accadere ancora con lo stesso Dario Franceschini, reo di essere l’erede di una concezione ulivista dell’evoluzione del Pd e di auspicare una governance e un processo decisionale un po’ troppo allargati.

Vista così, e dopo la sudata ed eccezionale riconferma del sindaco di Bari, si legge meglio la determinazione dell’asse Emiliano-Vendola a voler “biffare” il cliché in tempo utile. Prima che riproduca i nefasti effetti anche in vista della ricandidatura, fra otto mesi, del presidente della Regione Puglia, fino a solo pochi giorni fa osannato, ostentato a modello da molti e manifestamente invidiatoci da diverse altre realtà regionali.

Così come va letta, con più rispetto, l’ambizione di Emiliano a ricandidarsi alla Segreteria Regionale del Pd nel quadro della recente e marcata affermazione personale, nonché di “una richiesta di adesione del Pd a un progetto che prevede, in Puglia, un profondo rinnovamento della classe dirigente del partito e un’apertura a quella società civile pugliese che oggi si riconosce nei partiti moderati e di centrodestra”. Considerazioni che, dovessero far breccia sul fronte D’Alema-Bersani, davvero potrebbero dare la stura a una nuova lettura della realtà politica nazionale.

Dopotutto c’è da tener presente che la legittimazione popolare raccolta sia da Emiliano che da Vendola, e probabilmente da entrambi, capace di essere riconfermata rende vana la contestazione del cumulo di cariche. Valida, piuttosto, quando si tratta di nomine o designazioni decise altrove. Ciò che rende più condivisibile il progetto perseguito, anche attraverso le dolorose decisioni di questi giorni, è finalmente l’assunzione di responsabilità della guida di un processo virtuoso, che mira a fare del Sud l’attore protagonista del proprio futuro. A dar forma politica alla necessità di riportare in primo piano una “questione meridionale” che sia complementare e non alternativa a tutte le altre legittime rivendicazioni. Ma che sa di essere vitale per il rilancio economico, sociale, morale e produttivo dell’intero Paese.

Antonio V. Gelormini

 Redazione
 

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