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19/06/2009

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UNICA SOLUZIONE PER CALENA

Clicca per Ingrandire L’abbazia di Santa Maria di Kàlena, in agro di Peschici (Fg è lo specchio del disinteresse della proprietà nei confronti della tutela e della valorizzazione del patrimonio architettonico in suo “affido”. Ma è anche lo specchio di una colpevole dimenticanza della Soprintendenza ai beni culturali e architettonici della Puglia, Ente preposto alla tutela dell’ abbazia stessa. Infatti, nonostante dal 1997 l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale sia molto forte su Kàlena, l’Ente di tutela non ha mai imposto (effettivamente e non soltanto sulla carta) ai proprietari le opportune misure di “conservazione” previste dalla normativa sui beni culturali. Eppure il Ministero ha invitato da tempo la Soprintendenza a muoversi in questo senso.

Il 23 aprile 2003 il soprintendente Giammarco Jacobitti rispondeva con questa nota rassicurante al Ministero che lo sollecitava ad applicare la normativa della legge 490/’99 per l’abbazia di Kàlena: «Questo Ufficio, con nota n. 23673 del http://www.facebook.com/l/;23.09.’03, invitava i proprietari a contattare il funzionario tecnico di zona (allora era l’arch. Nunzio Tomaiuoli n.d.r.) per concordare la data del sopralluogo e le modalità di presentazione degli atti progettuali. A seguito di sopralluogo congiunto, i proprietari si sono impegnati a predisporre atti progettuali volti alla realizzazione delle seguenti opere:
a) risanamento delle creste murarie della chiesa e del recinto del complesso e successiva protezione con massetto in cocciopesto di colore grigio;
b) consolidamento e restauro della copertura lignea della campata absidale;
e) impermeabilizzazione degli estradossi delle navate laterali;
d) ricomposizione e bloccaggio degli elementi lapidei dell’ambito sommatale della vela campanaria e posa in opera di massetto protettivo in cocciopesto di colore grigio;
e) rifacimento dei canali di gronda e dei discendenti pluviali (in rame) sul prospetto laterale (lato cortile) della chiesa e dell’edificio adibito ad abitazione dei proprietari;
t) interventi di stilatura dei giunti dei conci lapidei lungo le sconnessioni della tessitura muraria;
g) bonifica dei vani della primitiva chiesa.

A riguardo, il soprintendente Jacobitti faceva presente al Ministero che i proprietari di Kàlena erano prossimi a trasmettere al suo Ufficio il progetto delle misure conservative del bene, concludendo con questa secca nota: “Qualora i suddetti Proprietari disattenderanno agli impegni assunti questo Ufficio procederà immediatamente ai sensi degli articoli 37 e 38 del citato decreto legislativo N° 490/’99”. Iacobitti quantificava il preventivo di spesa dell’intervento da realizzarsi a Kàlena: il costo del restauro dell’intero complesso poteva attestarsi presumibilmente intorno ad un milione e mezzo di euro; riguardo poi alla sua funzionalità, la spesa (non inferiore a settecentocinquantamila euro) poteva variare a seconda della tipologia funzionale che si intendeva conferirgli (museo, struttura di accoglienza, ecc.).

Il 19 maggio 2003 il Ministero per i beni e le Attività culturali, Direzione Generale per i beni Architettonici ed il Paesaggio, Serv. III, Prot. N. 17790 rispondeva così al Soprintendente di Bari:
«E’ pervenuta a questa D.G. la nota prot. 7384 del 23 aprile 2003 con la quale la S.V., secondo quanto richiesto, riferisce nel merito dell’effettivo interesse e stato di conservazione dell’immobile nonché sugli interventi di restauro, e relativi costi, necessari a restituire funzionalità al bene medesimo. Non potendo questo Ministero, allo stato attuale, sopperire direttamente alle necessità di restauro e rifunzionalizzazione dell’immobile si ritiene di poter pienamente condividere quanto concordato tra la S.V. ed i proprietari del complesso. A tale proposito si rammenta che, secondo quanto stabilito dall’art. 41 del D.Lgs 490/99 comma 1: “Lo Stato ha facoltà di concorrere nella spesa sostenuta dal proprietario del bene culturale per l’esecuzione degli interventi di restauro per un ammontare non superiore alla metà della stessa”. Sarà dunque facoltà della S.V., valutata la qualità del restauro effettuato dal proprietario, concedere allo stesso, un contributo pari anche al 50% della spesa sostenuta».

La nota ministeriale era firmata dal responsabile del procedimento, architetto Maria Maddalena Scoccianti e dal Direttore generale, architetto Roberto Cecchi. In questi anni la Soprintendenza di Bari si è completamente dimenticata di Kàlena… Ha completamente rimosso la sua dichiarazione di intenti di procedere all’applicazione degli articoli 37 e 38 del citato decreto legislativo N° 490/’99. Gli interventi di recupero ormai inderogabili per la sopravvivenza del monumento non sono mai stati imposti alla proprietà che andava obbligata dal 2003, come da normativa, all’esecuzione delle opere necessarie alla reintegrazione del bene culturale. In caso di inottemperanza, il Ministero era tenuto direttamente, d’ufficio, ad attuarlo, notificando le spese all’obbligato. Non lo ha mai fatto perché la Sovrintendenza non ha mai dato seguito alla sua nota del 2003.

I principi richiamati nella nota Jacobitti al Ministero sono stati riconfermati dall’attuale normativa, vigente dal 2004: il codice Urbani sui beni culturali e sul paesaggio mette sempre in primo piano la conservazione dell’integrità dei beni sottoposti a tutela, la loro valorizzazione ed il rispetto dell’interesse pubblico generale. L’articolo 95 del Codice Urbani prevede l’estrema ratio: se c’è un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica di monumento, esso può essere espropriato direttamente dal Ministero per causa di pubblica utilità. Lo stesso provvedimento può essere adottato dalla Regione Puglia.

Perché la Soprintendenza in tutti questi anni non ha mai dato un reale seguito all’invito ministeriale di portare avanti la questione del restauro di Kàlena? Perché ha ignorato la legge vigente, impedendo al Ministero di procedere nelle misure del restauro coatto e dell’esproprio? Perché non ha proceduto con celerità al progetto che avrebbe permesso di utilizzare i 500mila euro stanziati dal ministro Rutelli e azzerati nell’attuale finanziaria perché l’opera non era stata ancora cantierizzata?

Crediamo sia giunta l’ora che la normativa dell’esproprio venga finalmente applicata anche per Kàlena, visto che la Legge è stata disattesa da anni e che il Consiglio Comunale di Peschici ha deliberato di procedere all’ esproprio per pubblica utilità dal lontano 2005. Deliberato mai attuato. Con l’aggravante della perdita di un vecchio finanziamento di 350mila euro. Chiediamo a Nichi Vendola di adoperarsi presso il Ministero per l’esproprio dell’abbazia di Peschici. Meglio sarebbe se adottasse direttamente questo provvedimento, come presidente della Regione Puglia.
Kàlena non può aspettare oltre. Sta davvero crollando!

prof.ssa Teresa Maria Rauzino
presidente Centro Studi MARTELLA di Peschici


 Corriere del mezzogiorno-Corriere della sera

 

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