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28/05/2009

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PEDALANDO IN EUROPA

Clicca per Ingrandire La strada verso Bruxelles la conosce bene. Per averla percorsa a lungo come avvocato specialista in Diritto ed Economia delle Comunità europee. Nonché quale esperta in fondi strutturali dell’Unione Europea e politiche europee del turismo sostenibile. Sa che è in salita. Soprattutto se la si affronta come candidata al Parlamento europeo. Ma Cinzia De Marzo è una donna caparbia, tenace e fin troppo abituata allo sforzo ed alla lotta per la conquista dei suoi progetti più ambiziosi. Ha deciso di scalarla nientemeno che in bicicletta, la sua passione.

Almeno idealmente, contando sulla spinta e sull’entusiasmo dei suoi sostenitori che il 6 e 7 giugno prossimi si accingeranno a vestire i colori arancione di elettori europei per la 4.a Circoscrizione-Italia Meridionale. Una candidatura sollecitata, rivendicata, disorientante per le tradizionali liturgie delle composizioni delle liste, anche nel nuovo Partito Democratico. Poi difesa, sostenuta e infine affermata quale testimonianza di proposta emergente, anziché espressione di indicazione e nomina delle segreterie di partito.

DOMANDA - Cominciamo proprio dalla bicicletta. Lei ha sottoscritto il documento che la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ha predisposto per favorire una promozione diffusa dell’uso della bici. Un impegno concreto, chiesto in tal senso ai candidati europei in caso di elezione (il documento è scaricabile dal sito www.fiab-onlus.it; ndr). Perché?

RISPOSTA - La mobilità ciclistica è una modalità di trasporto salutare, veloce, economica, divertente e, come si dice oggi, sostenibile. Contribuisce senza dubbio a risolvere i problemi ecologici e, per alcuni aspetti, economici del nostro tempo: aria irrespirabile, inquinamento acustico, congestione delle aree urbane, emissioni gas nocivi, dipendenza dal petrolio. Infine, ma non ultimi, problemi di salute causati da eccesso di vita sedentaria.

D. - Mobilità ciclistica innanzitutto?
R. - Spostarsi in bicicletta fa bene alla salute del pianeta. Occuparsene è non solo un segnale verso l’attenzione alla qualità della vita di ciascuno di noi, ma anche un atto d’amore verso la propria città, gli affetti vicini, la salvaguardia del paesaggio dei nostri territori. Nelle città italiane il 40 percento degli spostamenti abituali è inferiore ai 2 Km. E il 10 non supera un Km (dati ISFORT). Pensate a quanta strada c’è da fare!

D. - Da cittadina e donna del Sud pensa che la questione meridionale abbia una sua valenza europea o sia un problema solo nazionale?
R. - Checché ne dica Giulio Tremonti, il Sud non è un problema né per l’Italia né per l’Europa. Resta, invece, una grande opportunità per entrambi. Se solo riuscirà a essere consapevole della necessità di diventare protagonista dei propri destini. Certo, stanno facendo di tutto per mortificarne ambizioni e processi di crescita strutturali. Ma vedo che persiste una capacità di resistenza, frutto di secoli lunghi di confronto e abituale convivenza col cosiddetto “impossibile”.

D. - Si riferisce a qualcosa in particolare?
R. - Sì. Ritengo che la Circoscrizione Italia Meridionale, nella quale sono candidata, possa e debba essere intesa come Macroregione del Sud, da strutturare come sistema integrato proiettato nel Mediterraneo. In grado di cogliere le opportunità che l’Unione Europea ci offrirà ancora per un quinquennio (2007-2013), in termini di programma, di interventi finanziari, ma anche di proposte normative ed economiche che possiamo noi stessi avanzare. Sapendo bene quali sono le nostre caratteristiche e le nostre prerogative. Attraverso i POIN (Programmi Operativi Interregionali) l’Europa ci ha già indicato la strada della visone “macro” per affrontare, con nuove prospettive, ambizioni comuni e problematiche condivise. Solo come macroarea potremo far fronte significativamente al tentativo, in parte già in atto, di sfilare risorse destinate al Sud a vantaggio del cosiddetto cuore pulsante del Paese. Vogliamo pulsare anche noi e abbiamo le carte in regola per poterlo fare.

D. - Come vede il futuro del Partito Democratico?
R. - Il progetto politico del Pd aveva acceso entusiasmi e nuova voglia di credere in un reale e tangibile cambiamento della politica. Entusiasmi anche e soprattutto di tanti elettori non militanti nei partiti d’origine della fusione. La difficoltà del processo e la sconfitta elettorale ne hanno smorzato la “forza propulsiva”. I presupposti, per fortuna, sono rimasti tutti integri ed è ora che vengano ripresi, per riaccendere passione e voglia di partecipazione. Il rinnovo delle classi dirigenti deve essere occasione di espressioni innovative e di liberazione di nuove energie. Esso va guidato, ma assolutamente non condizionato.

D. - Traguardo vicino?
R. - Traguardo difficile, ma abbordabile. Perché il progetto della mia candidatura è un’idea condivisa. Non è stata autopromozione individuale, piuttosto un percorso iniziato un anno fa insieme agli amici, ai sostenitori e agli appassionati di una visione comune di appartenenza, di identità e di amore per questi territori. Abbiamo pedalato tanto e contiamo di farlo ancora di più dopo questa tappa determinante. Spero che la spinta dell’intero Mezzogiorno e della Puglia in particolare sarà sufficiente. Io ce la metterò tutta per farcela!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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