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22/05/2009

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PER UN PUNTO MARTIN…

Clicca per Ingrandire Stavolta Davide non l’ha spuntata contro Golia. Riferendosi alla scelta dei secondi piatti operata dai due contendenti di oggi alla “Prova del Cuoco” su RaiUno, lo sgombro all’amo di Tremiti scelto dal peschiciano Domenico Cilenti (“Porta di Basso”) non ce l’ha fatta contro il tonno della campana Cetara. Il nostro torna a casa ma, da buon giocatore corretto, senza rammarico. Anche perché il televoto non lo ha gratificato per un niente: 49 percento contro 51. Una “pinzillacchera”, a voler dirla con Totò.

Accattivanti e da acquolina in bocca i menù presentati dai due contendenti: Tirreno contro Adriatico, con abbraccio finale di due terre simili ma non uguali. Troccoli (pasta fatta in casa paragonabile agli spaghetti alla chitarra) al nero di seppia e “braciole” di sgombro insaporite da bietolina d’orto, a fronteggiare ziti tagliati e tartàra di tonno, in uno scontro-incontro di arte culinaria tutta meridionale, fresca, saporita, profumata di mare e apprezzata da Beppe Bigazzi che, come sempre, ne sa una più del diavolo in quanto a riferimenti storici e aneddoti culinari.

Cilenti torna a casa e non avrà il piacere di confrontarsi per la finalissima di venerdì prossimo contro la cucina settentrionale vincitrice della prima semifinale. Ma il Sud è ben rappresentato dai cetaresi che porteranno alla sfida definitiva anche i sapori, gli odori, gli “amori” della Puglia garganica. Con Domenico, che resta sempre il miglior chef emergente 2008 del Meridione, e mamma Pinella abbiamo imparato che non esiste cucina povera poiché gli alimenti, appunto, “poveri” che rintraccia dal e sul territorio dello Sperone, fra le sue ormai espertissime dita e sui suoi fornelli diventano “piatti degli dei”.

Il suo obiettivo, dichiarato sin da tempi non sospetti e consolidato con gli anni, e l’abilità acquisita e sempre più perfezionata, è proprio questo: fare “haute cuisine” con prodotti ignorati e talora bistrattati del suo Promontorio. Dal pesce azzurro al pane di Cagnano, dalla cicorietta selvatica a ciascuno dei gioielli che la natura ci mette a disposizione. E quando si va a mangiare da lui, nel suo ristorante arroccato nel centro storico peschiciano, e gli si chiede cosa abbia usato per comporre i suoi piatti che permettono di leccarsi i baffi, sistematicamente si resta allibiti venendo a conoscenza che sono gli ingredienti più semplici e “poveri” del nostro mare, del nostro più comune agricoltore, del nostro pescatore che non ha tradito i padri.

E con l’ausilio di tutti questi “magici” collaboratori, l’augurio non può essere che uno solo: sempre più in alto, Domenico, il mondo è tuo!

Piero Giannini


 Redazione

 

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