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30/03/2008

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Censimento aree bruciate: ci domandiamo a cosa serve

Clicca per Ingrandire Tutti abbiamo assistito, vittime o meno, alla devastazione dell’incendio del 24 luglio. In molti ci siamo sorbiti commenti e promesse dei politici di turno che, oltre a rincuorarci con la loro presenza e discorsi di solidarietà, ci assicuravano un aiuto per la ricostruzione . Alla condanna degli autori di questo atto criminale, facevano seguire il rischio della speculazione edilizia sulle predette aree, dando quasi a intendere che la maggior parte degli incendi venga attivata proprio per tali motivi da palazzinari senza scrupoli.
Sembrava quasi che la preoccupazione massima non fosse portare conforto e aiuti a chi aveva visto distrutto il lavoro di una vita, ma di “continuare a tutelare il territorio” evitando la possibilità di ulteriori speculazioni, su terreni già de-vastati e distrutti dall’incendio, da parte di gente senza scrupoli che già pensava a come riempire di case e palazzine le aree bruciate. Molti si atteggiavano a paladini della legalità, difensori del territorio, assumendosi oneri e onori che forse non gli competevano. Assicuravano che non ci sarebbero state speculazioni edilizie e gli imprenditori non a-vrebbero beneficiato di questo stato di cose (come se i locali non aspettavano altro che l’incendio per fare i propri interessi). Quindi si faceva continuamente riferimento al censimento delle aree percorse da incendio che non possono essere edificate per un certo numero di anni, alla lotta contro la speculazione edilizia e alla tutela del territorio evitando fenomeni incresciosi di accaparramento delle aree. Naturalmente, oseremmo dire giustamente, a questo tipo di provocazioni nessuno dei presenti ha replicato o contraddetto, forse perché ancora scossi dalla situazione di emergenza in cui versava l’intero territorio o per eccesso di educazione, evitando di sollevare polemiche inutili e sterili in un mo-mento drammatico per la comunità. Però è immaginabile che molti, sentendo quei discorsi, si siano posti almeno due interrogativi: a) i terreni inedificabili dopo l’incendio sono diventati potenzialmente edificabili? b) È necessario il censimento delle aree percorse da incendio per evitare che su detti terreni si costruisca?
La risposta è molto semplice: i terreni percorsi da incendi e interessati da vegetazione boschiva non erano edificabili prima dell’incendio e non sono edificabili neanche adesso. Gli altri terreni non boschivi sui quali era possibile edificare, naturalmente dopo aver ottenuto tutti i necessari pareri, a nostro modesto avviso sono edificabili anche se sono stati percorsi da incendio. Allora, il famoso art. 10 comma 1 della legge 353/2000, di cui tanto s’è discusso e si continua a discutere, nella parte in cui prevede il divieto per 10 anni di ogni edificazione su area boscata percorsa dal fuoco, a cosa si riferisce? Si riferisce, appunto, alle zone boscate.
Ma cosa s’intende per bosco? Il PUTT Puglia (Piano Urbanistico Territoriale Tematico e per il Paesaggio) definisce bosco “terreno su cui predomina la vegetazione di specie legnose riunite in associazioni spontanee o di origine artificiale in qualunque stato di sviluppo, la cui area di incidenza (proiezione sul terreno della chioma degli alberi, degli arbusti e dei cespugli) non sia inferiore al 20%”. Inoltre, non considera bosco e macchia gli appezzamenti di terreno che, pur coi requisiti di cui sopra, hanno superficie inferiore a 2mila mq e distanza da altri appezzamenti a bosco o a macchia di almeno 300 metri, misurati fra i margini più vicini. Ovviamente, sempre secondo il PUTT, nelle aree boscate non è consentita l’edificazione mentre nelle altre aree, non individuate come boschive e prive dei requisiti sopra elencati (per esempio uliveti o frutteti, oppure le zone di espansione, turistiche, artigianali e così via), potenzialmente edificabili prima dell’incendio (anche se limitatamente a certi tipi d’intervento), restano edificabili anche dopo l’incendio, fatti salvi gli altri tipi di vincoli che ricoprono il territorio. Per cui, nel tentativo di formulare una risposta a chi reclami la necessità di eseguire il censimento delle aree percorse da incendio quale unico strumento per evitare speculazioni edilizie, crediamo sia il caso di dire che si tranquillizzino perché, comunque e in ogni caso, il nostro territorio è già sufficientemente, anzi abbondantemente, tutelato da vincoli di qualsiasi tipo (ambientale, comunitario, paesaggistico, sismico, idrogeologico…), non ritenendo che il censimento delle aree percorse da incendio possa risolvere o prevenire eventuali fenomeni di speculazione.
Non intendiamo approfondire ulteriormente questo aspetto, né tantomeno dilungarci sulla necessità o meno del censimento, per questioni di spazio, riservandoci di trattare l’argomento in altra sede. Vorremmo comunque far capire che un imprenditore, anche spregiudicato e senza scrupoli, non trarrebbe nessun beneficio dall’incendio in quanto le aree boscate cui fa riferimento la legge 353/2000 sono già fondamentalmente inedificabili. Inoltre, giusto per spezzare una lancia in favore degli imprenditori locali, che pur essendosi particolarmente distinti durante i giorni del-l’incendio per solidarietà e disponibilità verso coloro che si sono trovati in stato di disagio, sono stati additati da alcuni come speculatori e palazzinari senza scrupoli, riteniamo piuttosto riduttivo, oltre che offensivo, pensare che questi debbano ricorrere a espedienti così gretti e criminali, come l’incendio delle pinete, per incrementare e migliorare la propria azienda. La nostra classe imprenditoriale sarà anche casereccia, alla buona, ma di certo non le mancano sensibilità e amore verso il proprio territorio e altrettanto certamente non può venire il politico o l’ambientalista di turno a ricordarci quanto siano importanti le risorse naturali per lo sviluppo economico-culturale del paese, dando a intendere un attaccamento alla nostra terra superiore al nostro.
In conclusione, sarebbe opportuno ricordare a questi paladini della legalità e difensori del territorio che, se veramente vogliono svolgere tale ruolo, si attivino per mettere in funzione presìdi antincendio efficienti, funzionali e ben attrezzati evitando di farci la paternale e ricordarci ogni volta l’importanza dei nostri boschi.

 "punto di stella" APRILE 2008

 

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