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30/04/2009

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TERREMOTI: ATTENTI A RICOSTRUIRE!

Clicca per Ingrandire Dopo il terremoto in Abruzzo, è lecito interrogarsi sulla situazione sismica del territorio pugliese. Per avere un quadro più chiaro abbiamo intervistato l’ingegner Pietro Monaco, docente di Tecnica delle Costruzioni al Politecnico di Bari e direttore del Dica (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale).

DOMANDA - Qual è la situazione sismica in Puglia? Quali sono le zone più a rischio e a quando risale l’ultima mappatura del territorio?
RISPOSTA - Col decreto del 14 gennaio 2008 del Ministero delle Infrastrutture l’intero territorio italiano è stato dichiarato zona sismica, con intensità diversa a seconda del luogo. È stata fatta una mappatura, accessibile dal sito Internet del Ministero e della Protezione civile, da cui si evince l’intensità massima del sisma che possiamo attenderci in un determinato luogo. Queste norme in realtà sono state rinviate più volte dagli ultimi Governi e coesistono ancora, con l’esclusione degli edifici strategici, col precedente decreto del 1996, che dovrebbe decadere entro il prossimo giugno, quando le nuove norme, che sono piuttosto complicate, diverranno effettive. La nuova mappatura non prevede più le classi di rischio (da 1 a 4) e la suddivisione in Comuni. La Puglia si divide grossomodo in 3 zone: nel Salento il rischio sismico è minimo, nella Terra di Bari è di livello intermedio, mentre la Bat e il Subappennino Dauno sono le zone più sensibili.

D. - Le nostre città sono sicure? I criteri antisismici vengono applicati realmente, anche secondo la sua esperienza?
R. - Nelle città pugliesi le norme vengono applicate, sia negli edifici in muratura, sia in quelli in cemento armato. In alcuni casi ci può essere qualche difficoltà, come ad esempio nel caso dei centri storici.

D. - I centri storici e i monumenti, sarebbero a rischio in caso di sisma? Cosa si può fare per metterli in sicurezza, se ancora non è stato fatto?
R. - Nei centri storici è difficile fare interventi di adeguamento sismico: si tratta di lavori delicati che spesso prevedono anche l’abbattimento di parti della struttura esistente edificate in tempi successivi. C’è da dire che in Puglia i centri storici sono stati costruiti, grazie alla sapienza degli antichi, in zone a basso rischio sismico. È problematico anche mettere in sicurezza i monumenti perché si dovrebbero impiegare tecniche invasive e antiestetiche. molto spesso si riesce a migliorare il “comportamento sismico” delle strutture, ma è impossibile adeguarle totalmente alle norme attuali.

D. - Gli edifici pubblici delle nostre città sono conformi alle norme antisismiche, tenendo conto del fatto che sono stati costruiti molti decenni fa e alcuni nell’’800?
R. - Già dal 2003, in base all’ordinanza 3274 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’8 maggio dello stesso anno, il DICA ha avviato delle convenzioni con gli enti territoriali pugliesi per verificare la vulnerabilità sismica degli edifici pubblici. C’è anche una convenzione col Comune di Bari per la verifica delle strutture scolastiche. In generale la situazione è abbastanza positiva: sono rari i casi di strutture realizzate con materiali dalle caratteristiche meccaniche scadenti. Un problema che invece ricorre spesso riguarda le trasformazioni che le strutture subiscono rispetto alla costruzione originaria durante la loro vita. Si riscontrano spesso ampliamenti o sopraelevazioni che danneggiano dal punto di vista sia architettonico - funzionale sia strutturale l’intero complesso edilizio. Inoltre il processo di verifica degli edifici incontra spesso difficoltà, e per il reperimento della documentazione tecnica, soprattutto quella più datata, e per la scarsità dei fondi destinati alla prevenzione. È corretto precisare comunque che questi provvedimenti erano già stati preventivati e non sono stati presi sull’onda dell’emozione per le vicende abruzzesi. Le istituzioni si muovono.

D. - Lei o altri suoi colleghi siete stati chiamati per effettuare perizie dopo il sisma in Abruzzo?
R. - La prima squadra è tornata domenica dalle zone colpite e altre 4 sono in partenza per verificare lo stato degli edifici privati. Sono stati coinvolti molti giovani ricercatori. L’incarico è stato affidato al DICA dalla Protezione Civile e da ReLUIS (Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).

Antonella Paparella



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