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25/04/2009

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MA PERCHE PROPRIO IL 25 APRILE

Clicca per Ingrandire MILANO 24 ottobre 1942: IL PRIMO BOMBARDAMENTO = A Milano la seconda guerra mondiale inizia alle 18 del 24 ottobre 1942 quando settanta bombardieri inglesi scaricano il loro micidiale carico sulla città. Si tratta soprattutto di bombe incendiarie che causano crolli di numerose abitazioni civili. I milanesi sono costretti per la prima volta a usare i ricoveri pubblici. Una bomba colpisce anche il deposito di vino della ditta Da Rios in piazzale Bacone, gli operai muoiono affogati nei tini. È un episodio agghiacciante. Per i milanesi è un brusco risveglio.

Fino a quel momento la città ha cercato in ogni modo di condurre una vita normale. Tra un’adunata e l’altra la gente ha continuato ad andare al cinema e al ristorante. Anche se da tempo circolano strane voci sulla provenienza della carne di coniglio e di un’improvvisa moria di gatti. Poi la gravissima penuria di combustibili liquidi costringe le autorità a ridurre drasticamente, fin dai primissimi mesi di guerra, i consumi civili. Il problema dei trasporti viene risolto grazie alle cosiddette “risorse autarchiche”: si riducono gli autobus e si gira in ciclotaxi.

La caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, genera l’illusione che la guerra sia al termine, ma ad agosto Milano subisce il più grande attacco sofferto da una città italiana. In quattro giorni cadono oltre 2mila tonnellate di bombe, 240 industrie distrutte, 12mila palazzi crollati, 15mila danneggiati. Danneggiati anche La Scala, Il Duomo e decine di altri monumenti.

MILANO: DOPO L’8 SETTEMBRE = Dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943, tra il 10 e il 12 Milano viene occupata dai reparti della divisione SS Adolf Hitler. Pochi giorni dopo il 23 settembre nasce la Repubblica Sociale Italiana che si insedia a Salò, cittadina sulle rive del lago di Garda, ma la vera capitale della Repubblica è Milano. Nell’Hotel Regina, in Via Silvio Pellico, si stabilisce il comando delle SS naziste, in Via Rovello si insedia la legione “Muti” comandata da Francesco Colombo. Il comando generale tedesco è all’Hotel Gran Turismo. Immediatamente comincia la caccia a ebrei e antifascisti, e viene imposto un rigido coprifuoco dalle 20.30, mentre le truppe alleate risalgono la penisola da Napoli. I tedeschi impongono il marco d’occupazione. Vale 10 lire e circola quasi solo a Roma e Milano, e fortunatamente per pochi giorni. Il ministro della Repubblica Sociale riesce a farlo ritirare evitando una terribile inflazione.

Mussolini nomina ministro della guerra il generale Rodolfo Graziani con lo scopo di ricostituire un nuovo esercito repubblicano e fascista. Graziani emana un bando che minaccia della pena di morte chi non si presenti entro i termini. Il miraggio per molti è di trovare un posto di lavoro per evitare la leva obbligatoria.

GENNAIO 1944 = La guerra divampa in tutta Europa. Sul fronte russo le truppe di Stalin infliggono una sconfitta dietro l’altra all’esercito tedesco. In Italia gli alleati dopo lo sbarco sono fermi ad Anzio, a sud di Roma sui fiumi Rapido e Garigliano in piena. Nell’Italia occupata prende sempre più corpo la Resistenza armata che coinvolge tutte le forze politiche dai comunisti ai cattolici. Il 31 gennaio il Comitato di Liberazione Nazionale Lombardo con sede a Milano viene investito di poteri straordinari di governo. Milano diventa il centro della resistenza nazionale.

“BINARIO 21”: 30 gennaio 1944 = Ma il 30 gennaio la Resistenza non può fare nulla quando 605 ebrei da Milano vengono spediti ai campi di concentramento di Auschwitz: solo 20 sopravvivranno oltre la liberazione avvenuta nel 1945. Sul “binario 21”, luogo da cui partono i convogli RSHA ( Reichssicherheitshauptamt - ufficio centrale per la sicurezza del Reich) degli ebrei deportati verso i campi di sterminio, diventerà luogo memoriale della Shoah. Sul quel treno c’è Liliana Segre*, che all’epoca non ha ancora compiuto 14 anni: “Arrivati con i camion alla stazione di Milano, ecco che entrammo nei sotterranei della stazione in quel ventre nero che nessuno di noi sapeva che esistesse, che c'è ancora tale e quale e lì con una violenza inaudita in un momento di confusione incredibile venivamo caricati sul vagone che era stato preparato per noi. Quel trasporto del 30 gennaio 1944 conteneva 605 persone, siamo tornati in venti.....” (Liliana Segre).

4 giugno 1944: LIBERAZIONE DI ROMA, LUTTO A MILANO = Con l’arrivo della primavera avviene lo sfondamento della Linea Gustav. Il 4 giugno gli alleati arrivano finalmente a Roma. Da Salò, Mussolini decreta tre giorni di lutto nazionale, chiusi cinema e teatri, e la radio trasmette solo musica classica. In vista della liberazione viene creato il Comando Generale dell’Italia Occupata del corpo volontari della libertà che verrà assunto dal generale Raffaele Cadorna appositamente paracadutato nel nord Italia: è il riconoscimento del ruolo della Resistenza. Nell’Italia del Nord arrivano le trasmissioni del programma radio di “Italia combatte” con un messaggio del generale Alexander comandante delle truppe alleate: “La liberazione d'Italia si sta attuando… cooperate con me… insieme noi raggiungeremo la vittoria… preparate agguati alle colonne di autotrasporti durante la notte, uccidete tedeschi, fate saltare piccoli ponti e sovrapassaggi, i gruppi di patrioti dell'Italia settentrionale distruggano le linee ferroviarie, tagliate i fili telefonici, aggravate la confusione nelle retrovie del nemico. Voi potete essere di grande aiuto nella liberazione della vostra Patria”.

Comincia la guerra anche sul fronte radiofonico : Radio Londra viene ascoltata anche a rischio della propria vita. A Milano nascono nuove Radio della Repubblica di Salò. In una scuola alla periferia di Milano sono montati gli impianti di Radio Tevere voluta da Mussolini.

10 agosto 1944: L’ECCIDIO DI PIAZZALE LORETO = Nell’estate del ’44 la repressione nazi-fascista è violentissima. Le vie di Milano diventano teatro di feroci rappresaglie. Il 16 luglio la polizia tedesca fa fucilare tre ferrovieri allo Scalo di Greco, il 21 luglio cinque civili su Ribecco sul Naviglio, il 31 luglio sei gappisti all’aeroporto Forlanini. Ma la fucilazione che rimarrà più vivida nel ricordo dei milanesi è quella del 10 agosto a Piazzale Loreto quando quindici partigiani vengono fucilati. Si tratta di un provvedimento-rappresaglia per l’esplosione di un autocarro della Wehrmacht avvenuto Il 7 agosto contro un camion tedesco parcheggiato in Viale Abruzzi. La deflagrazione, in cui non rimane ucciso alcun soldato tedesco, provoca la morte di sei cittadini milanesi e il ferimento di altri cinque.

L'esecuzione sommaria in luogo pubblico viene eseguita in spregio a ogni diritto di guerra alle sei e mezzo della mattina del 10 agosto a Piazzale Loreto. L'elenco dei nominativi è stato predisposto sulla base dei detenuti politici rinchiusi nel carcere di San Vittore, dunque estranei all’attentato. Al plotone di esecuzione, formato da italiani della Guardia Nazionale Repubblicana e della Legione Muti, viene anche affidato il compito di vigilare affinché i cadaveri, quale monito per la popolazione, rimangano a lungo sul selciato. Secondo il bando di Kesserling è prevista l’esecuzione di dieci ostaggi per ogni vittima tedesca. Ma nell’attentato all’autocarro della Wermacht non è deceduto nessun tedesco: i sei morti e i feriti sono tutti italiani. L'uccisione dei 15 partigiani è dunque un eccidio e non una rappresaglia.

Theodor Saevecke il comandante della Gestapo che ha ordinato la fucilazione sarà riconosciuto responsabile di “violenza con omicidio plurimo” come previsto dal codice penale militare di guerra, avendo provocato la morte di cittadini italiani “che non hanno preso parte ad operazioni militari”. La sentenza emessa in contumacia il 9 giugno 1999 dal Tribunale militare di Torino, condannerà Saevecke all'ergastolo. Il governo federale tedesco, comunque, respingerà la richiesta di estradizione e Saewecke rimarrà libero sino alla morte, il 2004.

Il processo sarà possibile solo grazie al ritrovamento di documenti occultati per decenni in Italia a seguito delle indagini condotte dal Procuratore militare Antonino Intelisano durante il processo al criminale nazista Erich Priebke. Nel 1994 a Palazzo Cesi a Roma, sede della Procura Generale Militare della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione, si ritroverà il cosiddetto “armadio della vergogna” in cui sono occultati sin dal primo dopoguerra numerosi fascicoli relativi alle stragi nazifasciste commesse in Italia durante la seconda guerra mondiale e ai quali non è mai stato dato seguito. I fascicoli, conservati in voluminosi faldoni, sono relativi a centinaia di crimini che, complessivamente, hanno causato molte migliaia di vittime innocenti tra la popolazione civile (si stima una cifra di circa 15mila morti). Tra questi fascicoli sono compresi anche quelli che riguardano le stragi commesse per ordine di Saeweke, tra le quali l'eccidio di Piazzale Loreto.

20 ottobre 1944: LA STRAGE DI GORLA = Il 20 ottobre del ’44 Milano è oggetto del bombardamento più crudele della guerra . Una formazione americana colpisce gli stabilimenti di Breda, Alfa Romeo e Isotta Fraschini, ma un aereo sbaglia bersaglio e colpisce la scuola elementare “Francesco Crispi” nel quartiere di Gorla. Muoiono 205 bambini insieme ai loro insegnanti.

Quella mattina il piccolo allarme suona alle 11,14, quando gli aerei sono appena entrati nel cielo della Lombardia, quello grande alle 11,24. Le bombe sganciate alle 11,27 toccano terra alle 11,29. Dal piccolo allarme al momento in cui le bombe esplodono passano quindi soli 15 minuti, un lasso di tempo troppo breve per lasciare tutto e correre in rifugio per la popolazione adulta. Per una scuola frequentata da centinaia di alunni, poi, diventa un'impresa impossibile. Dopo la tragedia di Gorla cambia il codice dell’ululato della sirena, bisogna essere sempre più rapidi ma in molti casi il bombardamento non viene neanche segnalato.

La linea gotica intanto spacca in due l’Italia da Massa-Carrara a Pesaro. Si estende per una lunghezza di 320 km. Nel settembre del 1944 è attaccata dagli alleati che, benché riescano a sfondare le prime linee in numerosi punti, non sono in grado di portare l'attacco fino in fondo. Le pesanti perdite subite, le difficoltà nell'ottenere i rinforzi e gli approvvigionamenti necessari per continuare l'attacco, e l'arrivo della cattiva stagione, costringono gli alleati a fermarsi per tutto l'inverno a cavallo fra il ’44 e il ’45. Milano si prepara a un altro inverno di guerra.

L’ULTIMO DISCORSO PUBBLICO DI MUSSOLINI = Mussolini parla al Teatro Lirico di Milano il 18 dicembre 1944. E’ oltre un anno che non parla davanti a un vasto uditorio e manca da Milano dal 1936. Nel discorso promette una costituente dopo la guerra e persino di affiancare altri partiti al partito unico con funzione di controllo. Esalta la forza e il coraggio di Milano: la città condottiera dove è nato il fascismo, la città che i bombardamenti non hanno ancora piegato. La folla del teatro lirico lo applaude in delirio. Ancora oggi si discute molto su questa accoglienza trionfale. Ma ci sono segni che fanno sospettare che Mussolini sia il primo a non credere alle sue parole. In tutta Milano gerarchi e profittatori del regime stanno convertendo titoli e tenute agricole in oro e gioielli. Lo stesso Mussolini, pochi giorni prima del discorso al Lirico, ha venduto all’industriale Cella sede, stabilimento e macchinari del Popolo d’Italia, il giornale da lui fondato. La cifra si aggira sui cento milioni di lire, 4 milioni di euro attuali.

VERSO LA LIBERAZIONE = Il 10 aprile il generale Clark dà inizio all'offensiva alleata verso la Valle del Po, ricorda ai partigiani l’opportunità che le città italiane siano liberate dalle truppe alleate. ma il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale; ndr) non è dello stesso parere. Togliatti scrive a Longo che il nuovo ordine del giorno del generale Clark è stato emanato senza l'accordo del governo. E' Luigi Longo, da Milano, a diramare disposizioni per l'insurrezione nazionale. L'ordine è liberare i grandi centri prima dell'arrivo delle truppe alleate. Il 21 aprile le armate di Clark entrano a Bologna, ma sono precedute dai partigiani. Poi è la volta di Modena, Reggio Emilia, Parma. I tedeschi si ritirano in fretta al di là del Po. Il 23 aprile insorge anche Genova. E’ una catena inarrestabile che viaggia verso Milano, liberata il 25 aprile, la data divenuta un simbolo.

A Torino i primi a scendere in lotta sono i ferrovieri piemontesi. Torino è bloccata dallo sciopero generale che coinvolge fabbriche negozi scuole. Alla FIAT Mirafiori accadono episodi incredibili quando la fabbrica viene messa sotto assedio da carri armati tedeschi e autoblindo fasciste accorse per sedare la rivolta. Non osano entrare. Radio Londra fa sapere che l'Armata Rossa stringe d'assedio Berlino e il bunker in cui è asserragliato Hitler. Le armate germaniche sono allo sbando. Dalla radio arriva la voce di Sandro Pertini, comandante delle Brigate Matteotti.

Già dalle prime ore del 24 aprile Luigi Longo, comandante delle brigate d'assalto Garibaldi, ha redatto l'ordine d'insurrezione: l'inizio delle operazioni è fissato per le 14 del 25 aprile. Allo scattare dell'ora convenuta lavoratori, impiegati e tecnici devono recarsi sul posto di lavoro. Loro compito difendere gli impianti e impedirne la distruzione da parte del nemico attendendo l'arrivo dei partigiani dalle zone di montagna. A Milano la rivolta nasce spontanea sin dalle prime ore del 24 in seguito ad alcuni scontri nella zona di Niguarda. Alle 15 un camion di soldati tedeschi in fuga forza un posto di blocco partigiano sparando alla cieca. Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, sta andando all'ospedale Niguarda, una raffica di mitra la uccide: è il primo caduto della liberazione. Ha 35 anni, incinta di otto mesi.

Nella notte la terza brigata Garibaldi occupa la caserma di Niguarda impossessandosi di blindati tedeschi parcheggiati nella Fiera Campionaria. Alle otto del 25 aprile si riunisce il CLN che approva l'ordine d'insurrezione e affida al comitato tutti i poteri, civili a militari. Alle 11 entra in vigore il piano di difesa delle fabbriche, alle 13 ha inizio lo sciopero dei tranvieri. Tra le 12 e le prime ore del pomeriggio vengono occupate tutte le principali fabbriche. I partigiani entrano nella sede dei giornali, prendono possesso dei macchinari e pubblicano le prime copie dell'Unità, dell'Avanti e d'Italia Libera, organo del partito d'azione.

MUSSOLINI TENTA DI SALVARSI = In quelle stesse ore, alle 17 del 25 aprile, Mussolini sta salendo le scale dell’Arcivescovado insieme al ministro dell’Interno Zerbino, il sottosegretario Francesco Maria Barracu, il prefetto Bassi e il maresciallo Graziani. Vuole trattare la resa. Si reca a colloquio con l’arcivescovo di Milano Schuster, che ha convocato anche i rappresentanti del CLN. Spera di bloccare l’insurrezione. Ha paura che su Milano avanzi il pericolo comunista. Vuole essere lui a gestire la resa in modo da evitare scontri e altre sofferenze ai milanesi. Il Duce è sempre più irritato per il ritardo dei rappresentanti del CLN: non sa che sono gli stessi uomini che hanno firmato nella mattinata il decreto di condanna a morte, o all’ergastolo, dei gerarchi. Si rinvia la riunione, ma Mussolini non tornerà. Organizza la fuga e alle 19.30 lascia Milano alla volta di Como. Con lui Graziani e Claretta Petacci. Il 27 aprile viene diffuso l’annuncio della cattura di Mussolini .

LA CATTURA DI MUSSOLINI = Avviene a Dongo, nei pressi di Como, mentre fugge su un camion tedesco. Là si organizza un tribunale speciale. Insieme ad altri 35 fascisti e 16 gerarchi, tra cui Barracu e Pavolini, Mussolini e Claretta Petacci vengono condannati a morte. Portati fuori Dongo, a Giulino di Mezzegra, e fatti scendere da un auto, davanti al cancello di un villino, a mezzogiorno del 28 aprile 1945 vengono giustiziati. Alle 3 del mattino del 29 aprile i loro corpi e di altri esponenti della Repubblica Sociale sono portati a Piazzale Loreto a Milano. La stessa piazza dove quindici partigiani sono stati fucilati ed esposti per ore come monito per la popolazione.

Le avanguardie della V Armata entrano lentamente in città salutati con esultanza. I prigionieri tedeschi che passano tra la folla vengono malmenati o derisi, ci sono anche donne rapate a zero accusate di essere collaborazioniste di fascisti e nazisti. Alcune in realtà lo sono state, altre hanno solo la colpa di avere avuto storie d’amore con tedeschi o fascisti.


*Liliana Segre abita a Milano, dove è nata il 1930 e dove aveva vissuto da bambina fino al tempo del suo arresto e della sua deportazione. Era una ragazzina di 14 anni quando arrivò ad Auschwitz e di quella sua esperienza, per molto tempo, non ha mai voluto parlare. Ha deciso di interrompere questo silenzio circa dieci anni fa e da allora si è resa disponibile a partecipare a decine di assemblee scolastiche e convegni di ogni tipo per raccontare ai giovani la propria storia anche a nome dei milioni di altri che l'hanno con lei condivisa e non sono mai stati in grado di comunicarla.

 Redazione

 

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