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21/04/2009

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RIFLESSIONI “OBBLIGATE” POST-TERREMOTO

Clicca per Ingrandire Ora che alcuni giorni sono passati dal devastante terremoto dell'Abruzzo, ora che anche i funerali delle sette vittime garganiche si sono svolti, ora che la forte emozione e il grande senso di tristezza per l'accaduto lasciano il tempo per una discussione che può essere serena e razionale, ora che i riflettori si stanno spegnendo lasciando ognuno solo con il proprio dolore, credo sia giunto anche il momento di rompere il silenzio, di esprimere il proprio pensiero e di dire, con tutta franchezza, che non se ne può più di queste autorità che scendono e salgono in continuazione, percorrendo in lungo e in largo le zone terremotate, mettendo in evidenza, tra gente sconsolata e colpita, se stessi e le proprie lacrime da coccodrillo, spinti e veicolati da un'informazione spesso a senso unico.

Ma non erano state quelle stesse autorità, quelle stesse istituzioni, gli ideatori del "piano casa"? E non prevedeva questo “piano casa” procedure semplificate per le costruzioni in zone sismiche, fra cui “l’abolizione di ogni autorizzazione preventiva”, sostituita dal “controllo successivo alla costruzione, anche con metodi a campione”, come ha scritto Salvatore Settis su La Repubblica di qualche giorno fa? Quel piano casa non avrebbe forse consentito la legalizzazione di nuovi abusi e reati, non avrebbe promosso l’istigazione a un nuovo modo di delinquere, non sarebbe stato un regalo ai soliti osceni palazzinari che offendono il territorio italiano da decenni, non avrebbe fatto comodo a comuni corrotti e inadempienti, a costruttori senza fede e senza onore, a finti politici in affari e in carriera perenne?

Se non ci fosse stato il terremoto quel piano sarebbe passato come lo strumento “salva crisi” e sarebbe stato difficile, e controproducente politicamente, opporvisi a causa della sua valenza infinitamente e apertamente populista. Una crisi, non dimentichiamolo, frutto di uno sviluppo e di una crescita non più sostenibili, che hanno ingigantito le disuguaglianze e prodotto infinite catastrofi ambientali con ripercussioni enormi sulla salute pubblica a livello mondiale.

Dov'erano tutte queste autorità, nazionali, regionali e locali, quando nelle tante zone sismiche si costruivano palazzi con la sabbia di mare, con meno ferro del consentito, senza rispettare le norme antisismiche, oppure in aree geologicamente instabili e in zone protette da vincoli ambientali, storici e culturali? E tanto per non andare lontani, ma per parlare di cose tangibili e concrete, mi chiedo dove siano e cosa stiano facendo le autorità e le istituzioni a cui nel marzo del 2003 segnalammo che, in località “Pantanello” del Comune di Vieste, decine di abitazioni avevano le fondamenta immerse nella falda acquifera con gli scantinati perennemente allagati dall’innalzamento della falda durante il periodo invernale. Quando verranno eseguite le opere di bonifica idraulica da noi richieste, giustamente finanziate e di cui non si parla più? Quali controlli e quali verifiche sulla staticità delle costruzioni sono stati avviati? Chi, e quando, ha eseguito il controllo sui materiali da costruzione degli edifici interessati?

Ora che alcuni giorni sono passati dalla tragedia che ha colpito i nostri amici dell’Abruzzo, sarebbe finalmente il caso di rimediare alle tante omissioni del passato, controllando, prevedendo e prevenendo.

Michele Eugenio Di Carlo

 Redazione

 

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