Testa

 Oggi è :  17/07/2024

Benvenuto  nel Giornale

CERCA GLI ARTICOLI :

  

Testo scorrevole
Sx

  L'ARTICOLO

16/04/2009

Dimensione carattere normale  Ingrandisci dimensione carattere  Ingrandisci dimensione carattere

Segnala

REPORTAGE DALL”INFERNO

Clicca per Ingrandire Sabato 11 aprile siamo partiti per l’Aquila, per consegnare di persona alla Protezione Civile tutti i beni di prima necessità raccolti da Associazione Lavori in corso, Ugr 27, Montegargano, newsgargano, Agesci e Acli, qui in via Sacro Cuore a Monte Sant’Angelo, e offerti dai montanari per le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma del 6 aprile. Al col. Francesco Saverio Agresti (Comandante 32° Stormo di Amendola), al ten. col. Giuseppe Lauriola (Comandante Servizi Logistici di Amendola) e ai loro uomini dell’Aeronautica Militare italiana va il ringraziamento di noi tutti per aver messo a disposizione i mezzi e gli uomini necessari per affrontare questo viaggio.

Abbiamo percorso la strada verso l’Abruzzo animati da due stati d’animo prevalenti: l’ansia per le orme di una tragedia che piange i suoi morti - e presto avremmo osservato da vicino - e la voglia di affrontarla per dare merito alla generosità e solidarietà dimostrata da tantissimi montanari in questa occasione. Monte Sant’Angelo, la nostra città, ha riempito il nostro cuore di orgoglio, perché in questo triste frangente ha saputo declinare i suoi valori più autentici, offrendo il meglio di sé, “senza se e senza ma”.

Al punto di arrivo, chiamato “COM2”, per la raccolta e smistamento degli aiuti, in prossimità della città di Fossa a pochi chilometri da l’Aquila, ci ha accolti un imponente schieramento di uomini della Protezione Civile. Siamo stati indirizzati nel punto di scarico di tutti i beni di prima necessità e abbiamo osservato da vicino la grande macchina della solidarietà italiana funzionare: persone provenienti da ogni parte d’Italia impegnate sul posto a dare assistenza e supporto ai tanti sfollati e ai loro disagi.

L’Aquila ci è sembrata una città fantasma. Il tempo si è fermato lunedì 6 aprile. Una comunità intera è stata derubata della sua quotidianità da un terribile evento naturale. Il filo delle abitudini giornaliere è stato spezzato e dei progetti futuri di ciascuno oggi resta solo un’eco lontana. Come è facile immaginare, il cataclisma produrrà effetti dirompenti sull’economia del posto e la ricostruzione dell’apparato universitario e degli altri centri che lo sostenevano e lo facevano girare, richiederà sforzi enormi in termini di risorse economiche e su questo punto nessuno dovrà evitare di fare la propria parte. La partita più importante e impegnativa dovrà ancora essere giocata e vinta, perché le ferite di questa tragedia di primavera siano rimarginate.

Molto spesso in questi anni la televisione ci ha abituati a vedere morti e case distrutte per mano di altri uomini, ma in questo caso ci si sente ancora più piccoli e impotenti, perché a seminare morte e creare tanta distruzione è stato qualcosa che nessuna diplomazia o forza di pace può frenare o arginare: la natura. Sembra ormai certo che il 90 percento degli immobili sia vistosamente lesionato. La maggior parte delle case è ancora in piedi ma quasi tutte sono percorse da una serie di fratture molto evidenti e profonde. Ogni angolo delle città interessate dal cataclisma è stato scosso e seriamente compromesso, e per ora le tendopoli sembrano l’unica possibilità per chi non voglia lasciare la terra d’Abruzzo.

L’assedio e la presenza massiccia in tutto il territorio di uomini delle forze armate e vigili del fuoco, ancora intenti a cercare le vittime del disastro, offrono un senso di sicurezza, ma ogni cosa inevitabilmente rievoca il dolore per quei ragazzi morti sotto il crollo dello studentato e per tutte le altre vittime di questo terribile e devastante terremoto. Tanti giovani studenti montanari erano a l’Aquila quella notte e ciascuno di loro miracolosamente è riuscito a mettersi in salvo. Le loro storie descrivono momenti di paura mescolati a stati di concitazione per quanto stava accadendo e, nel più profondo rispetto per le vittime del cataclisma, oggi potremmo dire che San Michele Arcangelo li ha protetti, consentendo loro di riabbracciare i propri cari.

Antonio Masulli




 Ufficio Stampa “Lavori in Corso” (foto di Libero Guerra)

 

Dimensione carattere normale  Ingrandisci dimensione carattere  Ingrandisci dimensione carattere

Segnala

 

 
 

  Commenti dei Lettori:

 
Dx
 

ACCESSO AREA UTENTI

 

 Username

Password

 

Area Privata

Logout >>

 

     IL SONDAGGIO

 
 

VIDEO DELLA SETTIMANA

ESTATE E SANITA

 

STATISTICHE .....

Utenti on line: 1561

 
 
Inferiore

powered by Elia Tavaglione

Copyright © 2008 new PUNTO DI STELLA Registrazione Tribunale n. 137 del 27/11/2008.

Tutti i diritti riservati.