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05/04/2009

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CULTURA E CAMPANILISMO

Clicca per Ingrandire Io sono cagnanese, io sono carpinese, io sono vichese, ischitellano, peschiciano, viestano…". Ci limitiamo a dire “Io sono garganico” solo quando magari un forestiero non conosce il nostro bel paesello o per sottolineare che la zona dove viviamo è molto ricca di bellezze naturali. L’omonima associazione sta puntando molto a far capire il vero significato dell’espressione “Io sono garganico”, ma qui la barriera da abbattere va al di là della politica e dell’associazionismo o dell’economia, perché bisogna abbattere un muro socio-psicologico. Non dobbiamo stupirci, ma ammettere che i pregiudizi ci vengono tramandati da secoli.

Prendiamo il caso di padre Manicone (foto del titolo, in un disegno di Gianfranco Corti; ndr). Quest’autore del Settecento ha senz’altro il merito di essere il “primo ecologista garganico”, come è stato definito sul forum di “Io sono garganico”, ma ha anche il triste ruolo di raccontare difetti e pregi dei vari paesi, e nel farlo non risparmia qualche pregiudizio: "I Cagnanesi sono meno rozzi, e meno irragionevoli dei Carpinesi". Se in un primo momento la frase ci può far sorridere, dall’altro si nota come l’autore “marchi” la popolazione. Non sto facendo un processo all’illustre scrittore, ma l’elemento mi ha spinto alla riflessione.

Ho passato la maggior parte delle torride serate estive a Ischitella (avendo casa al mare a Foce Varano) e mi sono trovato veramente bene con i miei amici ischitellani. Devo ammettere, però, che persone che non mi conoscevano hanno avuto molta titubanza nei miei confronti in quanto il mio paese, Cagnano, e i suoi abitanti non sono ben visti dagli ischitellani per la pessima nomea che si portano dietro a causa di alcuni miei concittadini “irrequieti”.

Gli stessi pregiudizi, per esempio, a Cagnano vengono nutriti verso carpinesi e sannicandresi. Non è possibile che per alcuni pregiudizi non si debba crescere insieme. Bisogna smontarli in quanto tutti possiamo essere brava gente o miseri delinquenti, e per responsabilità di pochi non si può additare un intero paese. Altro tasto dolente è la politica: le sezioni locali dei vari partiti si riuniscono solo poco prima delle elezioni provinciali e regionali, e non sono pronte a costruire una valida strategia comune di crescita. Siamo ancora bloccati sugli steccati politici cittadini e i vari Comuni garganici non riescono a pensare in sistema e andare al di fuori dei confini comunali.

Non voglio essere pessimista, in quanto fa più rumore un albero che cade anziché una foresta che cresce. La speranza è rappresentata dalle associazioni e dagli ambienti culturali che sono mentalmente più avanti dei politici e delle masse. Esemplare è stato l’incontro di gennaio a Vico tra tutte le associazioni garganiche. Evidentemente l’arma per uscire dal campanilismo è proprio la cultura. Dobbiamo impegnarci a diffonderla attraverso la stampa locale, gli incontri, i siti web, gli eventi, le scuole: mobilitiamoci affinché attraverso la cultura si possano abbattere i limiti delle mentalità paesane e poter gridare finalmente: “Io sono garganico”!

Emanuele Sanzone

 "new Punto di Stella" aprile 2009

 

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