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02/04/2009

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TU CHATTI E IO TI AMMAZZO!

Clicca per Ingrandire In linea di massima e tenendo fede a una precisa condotta editoriale, in questo giornale non si parla di cronaca nera. Oggi però compiamo una deroga al nostro programma. Il motivo sta nella riflessione scaturita alla lettura della notizia: quanto male possano arrecare le nuovissime tecnologie. Leggere per giustificare il nostro momentaneo cambio di direzione. Grazie.

“Un cadavere e due colpevoli, padre e figlio minorenne, entrambi rei confessi. Per alcune ore sono due le verità sulla drammatica uccisione di M.P.S., 41 anni, sgozzata nella sua abitazione di Catania con diversi colpi di arma da taglio sferrati con tanta violenza da staccarle quasi la testa dal collo. Il primo ad accusarsi è il marito della donna, G.C., 35 anni, disoccupato, che poi sarà arrestato per uxoricidio: era geloso della moglie che chattava su Internet con altri uomini. È lui stesso che compone il numero del 113 e alla polizia dice: “Ho ucciso mia moglie, venite a prendermi”.

L'abitazione - settimo piano del condominio della centrale via Costanzo - appare agli investigatori come una sorta di girone infernale: il corpo della donna, figlia di un noto costruttore degli anni Sessanta, G.S., deceduto nel 1988, è riverso in una pozza di sangue nell’ingresso della cucina. La madre, che vive in un appartamento attiguo, spazza per terra, cercando di pulire il pavimento. La polizia non riesce a trovare neppure l’arma del delitto. Particolari che fanno nascere sospetti sulla reale dinamica del delitto. Per questo, oltre al padre, fermato per omicidio, in Questura viene portato anche il figlio della vittima: un ragazzo di 15 anni che appare sotto choc.

“Sono stato io”, dice all’improvviso cogliendo di sorpresa gli investigatori. Ma la confessione dura un attimo. Passato lo scoramento, il giovane ritrova la sua lucidità e ammette: “Non è vero, è stato mio padre – rettifica, – sono terrorizzato dall’idea che possa trascorrere il resto della sua vita in carcere e che le mie sorelline, di 6 e 8 anni, crescano senza papà”. Poi fornisce particolari sull'accaduto: la lite, l’ennesima per la gelosia dell’uomo, e la descrizione dei movimenti del genitore che affianca la moglie come se volesse abbracciarla e che invece all’improvviso la blocca e con un colpo di coltello da cucina le recide la carotide e quasi le stacca di netto la testa dal collo prima di infierire anche sulla schiena.

Il ragazzo racconta anche il difficile menage dei genitori, aggravato forse dal fatto che il padre, di sei anni più giovane della moglie, non aveva un lavoro. M.P.S. apparteneva infatti a una famiglia benestante ed era economicamente indipendente dal marito. La ricostruzione dell’uxoricidio viene confermata anche dalla madre della vittima, che abita nella casa attigua. La donna continua a imprecare contro il genero con cui, raccontano i vicini, non era mai andata d’accordo. Anzi, pare che i contrasti tra suocera e genero fossero anche tra i temi scatenanti delle liti continue tra i due coniugi. Nel palazzo era noto che la coppia da tempo attraversava momenti di tensione, come conferma una donna che abita nello stesso stabile.

Il movente sarebbe la gelosia. A scatenarla sarebbero state mails sospette e il molto tempo trascorso dalla donna davanti al computer sulle chat di Sms-web-Messenger su Internet. Sui tre computer trovati in casa e sequestrati, il sostituto procuratore Salvatore Faro ha disposto una perizia, affidata alla polizia postale. Intanto, il magistrato ha ordinato l’arresto per uxoricidio di G.C., che è stato condotto in carcere."

 GdM

 

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