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19/03/2009

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LA MADONNA DI MERINO TORNA A CASA

Clicca per Ingrandire Cittadini impazienti attendono il rientro della Madonna di Merino, patrona di Vieste. Il 25 marzo (giorno dell’Annunciazione), la statua lascerà il laboratorio della Sovrintendenza dei Beni culturali di Bari - dove, sotto la guida di Fabrizio Vona e della dottoressa Maria Giovanna Di Capua, è stata restaurata - per raggiungere la sua città.

Salutata dai colpi dei mortaretti, sarà accolta nella parrocchia di Gesù Buon Pastore dal vescovo, dai presbiteri, dalle confraternite, dal sindaco, dall’amministrazione, dalle autorità militari, dal Comitato festa e da tutta la cittadinanza. Da qui, si avvierà la processione che percorrerà le strade della città, per poi giungere in cattedrale. Qui, dopo i festosi e coloratissimi fuochi d’artificio ci sarà la celebrazione solenne presieduta dal vescovo Domenico Umberto D’Ambrosio.

Quella del 25 marzo non è una data casuale, ma è stata scelta in omaggio alla Madonna, portata a Vieste tra il 400 e il 500 dal santuario di Merino (località a 7 Km dalla cittadina in direzione Peschici), dopo un’alluvione. Il culto, racconta Domenico Russo addetto alla parrocchia S. Maria Assunta, iniziò quando Vieste fu assalita dai Turchi nel 1554. Dall’incendio solo la Madonna si salvò.

L’effigie di scuola napoletana, risale al 15° secolo e rappresenta l’Annunziata che riceve il messaggio divino dell’Arcangelo Gabriele. Lo sguardo della Vergine è stupefatto dalle meraviglie che dal cielo provengono e la sua postura è originale rispetto alla produzione del tempo: una mano al petto e una rivolta verso l’alto, segno di adesione al misterioso e salvifico progetto di Dio.

Da seicento anni, il 9 maggio, si festeggia il ritrovamento di questa statua che viene trasportata per tradizione da Vieste a Merino in processione. La Madonna non era stata mai portata fuori dal paese per operazioni di restauro. Agli inizi del ’900, il vescovo Gagliardi cercò di farla restaurare, ma il popolo si oppose aggredendolo in cattedrale. Negli ultimi 3 anni si è ridiscussa questa possibilità e solo l’anno scorso il vescovo D’Ambrosio è riuscito a convincere i cittadini.

Anche la nicchia che la ospita è stata restaurata: l’anta e le cornici, con le due casse processionali sono state affidate all’esperienza della ditta Iaccarino di Andria. L’evento, finanziato dal popolo viestano, sarà inserito tra le tappe del percorso spirituale dei pellegrini devoti, che dal primo sabato di marzo fino al nove maggio, per penitenza, si recheranno al santuario di Merino.

Angela Milella

 quotidianopuglia.it

 

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