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07/03/2009

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PETRUZZELLI, LA VERGOGNA

Clicca per Ingrandire Stufi. Esasperati. Indignati. Schifati, per usare un termine meno elegante ma certamente più appropriato. La vicenda infinita della riapertura del Teatro Petruzzelli assume risvolti grotteschi. Fino al paradosso beffardo, e strumentalmente cavilloso, del ministro che sconfessa l’attendibilità dei lavori eseguiti sotto l’egida del suo stesso commissario di governo. Altro che gioco delle parti. Se non fossero unanimemente riconosciute serietà e affidabilità professionale dell’ing. Angelo Balducci, sarebbe addirittura conseguente il sospetto di una studiata azione di rimpallo, nella più classica trama da “Il gatto e la volpe”.

E c’è pure chi si sforza di certificare la desuetudine del concetto di onore, pontificando sulla sua obsolescenza e ammonendo chi, invece, cerca di riesumarlo agli occhi critici dei cittadini pugliesi. Chiamati a un’attenta verifica sulla reale attitudine del “responsabile senso del bene comune” dei propri rappresentanti istituzionali. Certo, non c’è bisogno di far ricorso a particolari doti di analisi politica per capire l’esigenza della “diminuitio”, quando l’uso della promessa e dell’annuncio diventano pratica quotidiana di governo. Allora, se non alla qualificante accezione etica dell’onore, si potrà chiedere conto, prima o poi, almeno al più immediato e modesto senso della comune vergogna?

E’ curioso, e per certi aspetti allarmante, rilevare a ogni annuncio di rinvio il saluto disinvolto di chi ritiene d’aver segnato un punto a favore. Ammirevoli, e al tempo stesso sconvolgenti, nel riflesso bronzeo del sorriso che le accompagna, le parole di Sandro Bondi troppo lontane da Bari: “Non è intenzione del Ministero sovvertire le leggi o mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini”. Quasi una provocazione, in un contesto di propensione alle normative “ad personam” e di dibattito acceso sull’opportunità di non meglio definite ronde, scorrazzanti per le vie dei nostri quartieri.

Definitivamente smarrito, dunque, il “comune senso del pudore”. Alberto Sordi, spassionato innamorato del Petruzzelli, ci ricamò attorno una fortunata regia cinematografica. Mentre Salvatore Samperi, scomparso in questi giorni, ne testimoniò le più intime trasformazioni nel costume nazionale. Non resta che sperare nel profondo legame identitario dell’intera città, se davvero esiste ancora, al suo Politeama. Per di-svelare, ancora una volta, la vergogna nella sua affannosa e quotidiana lotta dell’essere e del divenire. E compiere, infine, la provvidenziale redenzione da senza vergogna a svergognati!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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