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09/02/2009

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ROMPIAMO IL SILENZIO

Clicca per Ingrandire Formato ad avere la più alta venerazione della Carta Costituzionale, alla “corte universitaria” barese del compianto prof. Enrico Dalfino, diffido non poco di quanti oggi la attaccano, mettendone strumentalmente in risalto un presunto e avventato anacronismo.

Ho trascorso interi pomeriggi e sacrificato troppe serate a studiare e discettare su “Costituzione formale” e “Costituzione materiale”, per non sapere che se Mortati, Barile o Calamandrei hanno dedicato interi capitoli dei loro trattati a questo argomento, è perché la nostra è una Costituzione giovane e, dopo 60 anni, gran parte del disegno abbozzato nei suoi principi generali resta ancora tale e non è stato ancora realizzato. Esso, pertanto, va completato, magari aggiornato, certamente non distrutto.

E’ forse anacronistica la Magna Charta (1215)? O lo è la Costituzione americana (1776 – 1791)? O forse, ancora, quella Francese (1946 dopo 6 cambiamenti)? Certo, la Costituzione americana è stata più volte emendata, ma sugli oltre 10.000 emendamenti proposti nel corso degli anni, solo 27 sono stati approvati (l’ultimo nel 1992).

La Costituzione italiana, nata in un contesto caratterizzato da equilibri di natura proporzionale, avverte oggi, certo, la necessità di interventi per adeguarla e “aggiornarla” a una nuova e ben diversa realtà. Dove un sistema maggioritario, sebbene incompiuto, ne evidenzia gradualmente limiti e distonie.

Al tempo stesso, ciò che la rende forte e inossidabile è la sua intrinseca modernità: frutto di una lungimiranza acuta dei Padri fondatori, che dopo aspri scontri e animatissime discussioni, durati circa un anno e mezzo, seppero trovare i percorsi d’incontro necessari a darle forza politica e alto spessore nei contenuti; approvandola a stragrande e qualificata maggioranza, con soli 60 voti contrari su 556.

A tal proposito Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, nel suo saggio breve edito dal Il Mulino – La Costituzione, 2004, ci ricorda che: “ Nelle civiltà umane le leggi scritte sono solite rivolgersi dapprima e essenzialmente agli individui, ai soggetti, ai sudditi di coloro che esercitano l’autorità nella società. Sono l’espressione dell’autorità. Esse stabiliscono gli obblighi dei soggetti e fissano le sanzioni per coloro che li trasgrediscono”. E continuando nell’analisi-confronto aggiunge: “ Le moderne Costituzioni, invece, vengono scritte per fissare i limiti al potere di chi comanda, per definire le condizioni e i modi in cui l’autorità deve essere esercitata e per fissare i diritti dei soggetti nei confronti dell’autorità, che non può legalmente violarli”.

Alla luce di queste considerazioni “illuminanti” risulterebbe ancora più devastante il tentativo di manomissione della Carta fondamentale della Repubblica. Diritti, libertà dei cittadini, regole democratiche non possono essere appannaggio del vincitore delle elezioni. In tal modo sarebbe alto il rischio di una dittatura della maggioranza o addirittura della dittatura di un uomo solo. La sintesi suprema di un articolato e qualificato gioco di compromessi, non può diventare l’oggetto di uno squallido e avvilente mercimonio. C’è bisogno che qualcuno, alla svelta, infili una “zeppa” nell’ingranaggio impazzito.

Antonio V. Gelormini

NB - In categoria LETTERE AL GIORNALE un commento alla nota inserita in ATTUALITA'. (dir.ed.)

 Redazione

 

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