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20/01/2009

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ABRAHAM, JOHN E BARACK

Clicca per Ingrandire Poche parole, con la mano tesa sul volume dalla copertina di velluto color amaranto, il cuore colmo di emozione, gli occhi fissi in quelli di sua moglie Michelle. Con la richiesta finale dell’aiuto di Dio, Barack Hussein Obama ha raccolto il testimone di un lungo, sofferto e storico viaggio nella democrazia. Per un attimo, nel silenzio di Capital Hill, è sembrato solo. In realtà sopra quella mano, dentro quel cuore e riflessi in quegli occhi, c’erano la speranza, le lacrime e la dignità di milioni di umili, consapevoli di aver vinto finalmente la paura e pronti, ancora una volta, a fare insieme la propria parte per il riscatto del proprio Paese.

E’ una sorta di pellegrinaggio laico, quello che si dipana lungo i secoli della storia americana e sui sentieri di quella che Martin Luther King chiamò: “La terra orgoglio del pellegrino”. Abramo (Lincoln; ndr), John (Kennedy) e Barack, diventano tre declinazioni di fede verso un unico Dio. Tre icone-presidente, tenute insieme dal filo amaranto del comune servizio a quella fede laica chiamata libertà. Una fiaccola mantenuta alta con orgoglio responsabile dalla Signora più famosa del porto di New York. Una fiamma che ha alimentato a lungo la speranza e ha forgiato con tenacia la paura di troppi, per trasformarla lentamente in audacia. Fino a farne il programma presidenziale di una utopia con radici afro-americane.

L’audacia della speranza conquista Washington e accende l’orgoglio di tanti per una “rinascita” non solo americana. Il neo-presidente degli Stati Uniti d’America sente tutto il peso del momento storico e delle aspettative suscitate da una prova di coraggio senza precedenti. Kennedianamente fa appello alla “cultura della responsabilità”, per ravvivare in ognuno l’entusiasmo del “fare insieme” e stimolare in ciascuno l’impegno permanente per il riscatto dell’intero Paese. E’ presto per dire se sarà un modello per frontiere più lontane, ma la speranza è contagiosa e in tali casi non c’è vaccino che tenga.

Auguri Presidente Obama, che Dio ti benedica!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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