ALTRA MISSIVA DEL “LICEALE TAVAGLIONE”

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L'ARTICOLO

22/12/2008

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ALTRA MISSIVA DEL “LICEALE TAVAGLIONE”

La “deformazione professionale” di ex docente - di cui non puoi ovviamente liberarti anche se fino al 1994 attività contestuale alla giornalistica - mi sollecita a mantenere aperto un dialogo che altro addetto ai lavori avrebbe molto semplicemente “chiuso” alla prima lettera inviata in redazione da Rocco Elia Tavaglione, studente di 5.a “A” del Liceo peschiciano, pubblicandola senza commento. A ciò devo aggiungere il pressante invito di “donna rachele” a rispondere al posto suo. Stavolta, invece, ho convinto la signora a mettere nero su bianco e sarà lei stessa a chiosare la missiva n. 2 del “liceale Tavaglione” (che ringraziamo degli auguri e ricambiamo centuplicati) cui premetterò alcune mie considerazioni intervallandole [fra parentesi] al testo dello studente che di seguito si riporta (pg).

“UNA CRITICA E' GIUSTA SE BASATA SULLA VERITA'”

[“critica”? Noi non critichiamo nessuno, al massimo valutiamo = “verità”? Quello che per me è verità, se ad altri non sta bene, può essere bugia. Insomma, un'invenzione - Fernanda Pivano]

“Nell'inserto ‘Sotto la lente n. 2’ (del penultimo “Ottoetrenta”; nella foto il numero di dicembre; ndr), scrissi e inviai alla Redazione di ‘New Punto di Stella’ una ‘lettera aperta’ a Donna Rachele. Immediatamente il direttore editoriale, Piero Giannini, mi ha risposto con la lettera sul sito del suo giornale. Alla lettura di queste note, mi è sembrato giusto rispondere, poiché in esse e nell'ultimo numero di ‘NEW Punto di Stella’ sono presenti alcuni punti contorti da chiarire.

[“Immediatamente”. Elogio alla nostra tempestività? = “contorti”. Perché contorti?]

“Caro Giannini, la sua immediata risposta (sulla pagina on-line del suo giornale) mi ha reso molto felice, poiché ha voluto evidenziare il suo impegno a dirigere il mensile del nostro paese e soprattutto la sua totale disponibilità nel togliermi dei dubbi, per la lettera mandata a Donna Rachele. Credo di chiedere scusa alla Redazione da lei diretta, perché non responsabile di una lettera ricevuta, ma la polemica fatta da lei sul mio caro X mi sembra eccessiva. Dalla risposta, però, è emerso, secondo il mio modesto parere, qualcosa che non è stato inquadrato bene da lei.

[Perché “polemica”? Era solo una dovuta precisazione. Le polemiche sono ben altra cosa e personalmente ne siamo lontani anni-luce, specialmente da quelle gratuite. = “inquadrato”. Sempre disponibile ad aggiustare il tiro]

“Come lei ha scritto, "caro X" può essere anche "cara X", è giusto, ma per me chi si firma con uno pseudonimo può essere visto a proprio piacere, indipendentemente dal sesso, visto che niente indicava che l'anonimo fosse una donna.

[… né che fosse necessariamente un uomo]

“Rispetto la sua etica professionale e accetto il "cara X", perché, come lei mi ha assicurato, i famosi “pungiglioni” appartengono ad una signora anziana, che assiste, durante la messa a dei balletti organizzati dal coro.

“Caro Direttore, la mia chitarra in Chiesa non ha mai suonato una tarantella o un valzer, che facesse ballare le mie famose colleghe, “le ballerine”. L'ho fatto, ma coi “Suatt”. Forse Donna Rachele confonde una normale messa domenicale, nel quale vi è qualche battito di mani, per renderla più viva con qualcos'altro? Questa vivacità non profana una messa. Donna Rachele, però, non ha dato il nomignolo di “ballerine” alle ragazze del coro per i loro balli, ma, secondo lei, per punzecchiarle.

[In calce il chiarimento di “donna rachele”]

“La sua risposta ("Se la signora non gradisce un gruppo di ballo all'interno di una funzione religiosa ha tutto il diritto di esprimere il proprio dissenso, con la dovuta sobrietà e educazione"} denota poca informazione sull'argomento. La mia lettera a Donna Rachele voleva evidenziare la causa della nostra assenza dalla parrocchia durante il periodo estivo. Non ho nulla da dire sul fatto che Donna Rachele non ha trovato le ballerine durante l'estate, ma non mi piace la sua ultima battuta, che ha fatto emergere una mentalità - evidenziata dal nome con cui si identifica - quando giudica i membri del Partito Democratico come ‘comunisti’, tipica di settanta anni fa, quando la grande maggioranza della popolazione era fascista e gli oppositori chiamati ‘comunisti, rossi’.

[In calce il chiarimento di “donna rachele”]

“Un ultima precisazione (e l’apostrofo? ndr), caro Giannini. Un articolo, riguardante il periodico scolastico “Ottoetrenta”, riporta che esso nacque quattro anni fa alle Scuole Medie. Caro direttore, questo è il sesto anno per “Ottoetrenta”, il quale è nato dall'idea dei ragazzi del Liceo, che hanno voluto a tutti i costi la partecipazione del più piccoli, affinchè essi potessero capire che un ‘buco di scuola’ era in grado di occuparsi della realtà e anche della politica Peschiciana, come dimostra la grande attenzione alle ultime votazioni.

[Giusta osservazione. Non volevamo togliervi nulla, comunque... Un refuso]

“Buon Natale e Felice Anno nuovo a Lei e a tutta la Redazione.

Il “Liceale Tavaglione”

P.S. Questa lettera verrà mandata alla redazione di “NEW Punto di Stella”.

IL “CHIARIMENTO” DI DONNA RACHELE

Caro ragazzo, non cè cosa più brutta al mondo che mettere nella penna degli altri parole mai dette è pensate. Sono una vecchiaccia ignorante (gli errori me li corregge il carissimo Piero, quello fa sempre il professore, è una malattia, ma stavolta ha detto che no, non mi correggerà niente) di una certa età e fra i miei nipoti ce ne sono certi grandi come te. Che voglio dire? Che non posso “punzecchiare” i tuoi coetanei, solo dire che a me non mi piacciono le nuove mode dentro le chiese e ogni novità, specialmente religiosa, è digerita poco per non dire male a 76 anni. Quelli che ò io. Poi, se sono andate di mezzo le tue amiche, mi dispiace, non ce lavevo e non ce lò con loro, figurati.

I “comunisti” li ho chiamati così perché il partito democratico è il figlio di quella madre, o sbaglio, e al mio tempo li chiamavamo così, e non li ò chiamati così perché mi firmo “donna rachele” che uno pensa a un altra Rachele. Devi sapere che quando feci arrivare al direttore la prima lettera mia il nome che avevo scelto era “Donna Sofia”. Quando lui, il direttore, volle sapere chi ero sennò non metteva sul giornale la mia lettera chiese a me perché avevo scelto Donna Sofia, e glielo dissi, poi volle sapere quanti anni avevo e li dissi 76. Allora lui, il direttore, mi dette un consiglio, visto che ero stata nel periodo del fascismo forse andava meglio “Rachele” così mettevamo almeno una pulce nell’orecchia dei lettori che potevano pensare di leggere qualcosa di una persona vecchia che aveva vissuto quelli anni. Sai come si diceva una volta? Chi si offende è un fetente. Ora ti saluto e scusa li errori perché quel fetente di lui, il direttore, ha detto che vuole stamparla come la scrivo. Adesso sai che sono vecchia e ignorante, però gli occhi per vedere le cose storte, almeno per me, ce lò, e la testa per scriverli pure. Ciao e divertiti alle prossime feste. Te lo augura una nonna.

Redazione

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Commenti dei Lettori:

-- 28/12/2008 -- 00:32:19 -- Maria Rosa

Gentile Donna Rachele stimo molto l'assoluta mancanza di peli sulla sua "penna"e credo condividerà con me che:LA SAGGEZZA SI ACQUISTA CON L'ETA' mentre LA GIOVINEZZA E' VITTIMA DELL'INFLUENZA! Auguroni, salute e come piace a Lei...Viva l'Italia!

-- 02/01/2009 -- 19:55:03 -- ROCCO ELIA

buon anno a tutti, cara Maria Rosa fno a oggi, la mia giovinezza non potrà mai essere influenzata, in base a quale mio gesto lei ha riscontrato ciò?. Ma la saggezza come si acquisisce? Forse riportando nero su bianco fatti certi basati sulla realtà con delle prove. Rocco E. Tavaglione