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02/12/2008

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PETRUZZELLI: TORNANO I VENEZIANI!

Clicca per Ingrandire La riconoscenza di Bari verso Venezia risale alle “mille e una notte” dei tempi per l’intervento provvidenziale e inatteso di una flotta di oltre cento navi veneziane, che riscattò la città levantina da un lungo assedio saraceno. Una gratitudine ripetutamente manifestata nei secoli, e fissata nella memoria dalle testimonianze tangibili della Chiesa di S. Marco a Bari Vecchia e dalla colonna (“infame”; ndr) con leone, simile a quello della Repubblica veneziana, a piazza Mercantile. Nonché dall’intitolazione a Venezia della parte superiore della Muraglia, decisa dal sindaco Filippo Grimani nel 1906, proprio del tratto Fortino-Santa Scolastica, da dove fu avvistata la flotta della Serenissima.

Ma i baresi, nello slancio di ammirazione, vollero far proprie anche tradizioni popolari come “lo Sposalizio del mare” (che sul proprio lungomare, nei giorni di S. Nicola, divenne la festa della “Vidua vidue”) e poi immortalare l’evento col dipinto, sulla tela del grande sipario del Teatro Petruzzelli, della “Liberazione di Bari nel 1002 da parte dei Veneziani”, opera di Raffaele Armenise. La tela andò in fumo con le fiamme sciagurate di 17 anni fa, ma certamente non la consapevolezza di un’antica amicizia, tessuta nel corso di mille e qualche anno. La città, raccolta attorno al suo gioiello ricostruito e presentato come “il teatro più sicuro del mondo”, oggi vive un nuovo assedio. Fatto di veti, ripicche, interessi contrapposti e squallide beghe politiche. Mortificata nelle sue ambizioni, torna a guardare verso Venezia e a quella “Fenice” rinata da analoghe ceneri maledette, dove all’alba di altrettanta affascinante ricostruzione: l’impossibile fu possibile.

E Venezia risponde. L’allora sindaco Paolo Costa, vestendo i panni di un moderno Doge Pietro Orseolo II, sbaraglia il fronte bizantino delle puntigliosità ministeriali di Sandro Bondi e sgretola la posticcia impalcatura del cosiddetto “collaudo tecnico amministrativo”, che impedirebbe la corale richiesta di inaugurazione del nuovo Petruzzelli prevista il 6 dicembre 2008 (festa di S. Nicola).

Il Teatro “La Fenice”, durante il ministero ai Beni Culturali di Giuliano Urbani, venne consegnato parzialmente l’8 dicembre 2003 per consentire le manifestazioni programmate per la sua inaugurazione. Solo sei giorni più tardi, il 14 dicembre, senza il certificato del collaudo statico (che il Petruzzelli invece ha già avuto), ma con l’agibilità verificata dalla commissione prefettizia, e tanto meno col fatidico collaudo tecnico amministrativo, Riccardo Muti dava il via al primo di diversi concerti inaugurali, per un programma lungo ben sette giorni. Il teatro venne poi riconsegnato all’impresa, per completare i lavori ed essere definitivamente inaugurato solo a novembre dell’anno dopo.

“Il teatro non riapre per via del collaudo? Ma che storia è? Il collaudo tecnico amministrativo non riguarda l’accessibilità della struttura da parte del pubblico. Riguarda il rapporto tra committente dei lavori e impresa esecutrice. No, ci deve essere qualche altro motivo”, ha stigmatizzato l’attuale parlamentare europeo, on. Paolo Costa, già Ministro dei Lavori Pubblici e Commissario alla ricostruzione della Fenice. I cittadini di Bari e il suo Sindaco hanno di che recriminare. Apprezzano la solidarietà e, non potendo fare altro, si stringono attorno al loro Teatro ritrovato e si affidano speranzosi alla mano benedicente del loro “santo saraceno”.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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