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01/01/2008

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Apricena, in una cava di marmo selce di un milione di anni fa

Clicca per Ingrandire Mesi fa sono stati presentati i risultati di una campagna di scavi nel bacino marmifero di Apricena che ha riportato alla luce i manufatti litici più antichi mai rinvenuti in Europa: eccezionale scoperta, destinata a stravolgere lo scenario del pleistocene inferiore (da 1 mln 650mila a 10mila anni fa), di straordinaria importanza testimoniata dall’interesse del mensile scientifico inglese "National Geographic" che le ha dedicato ampio spazio.
La notizia: nella cava "Pirro" della famiglia Dell’Erba, è stata rinvenuta una selce lavorata datata intorno a 1,5 mln di anni fa attestante la presenza in zona dell’Homo Erectus che in quel periodo apprende l’uso del fuoco e inizia a lavorare il chopper (fra i primi prodotti dell'industria umana ottenuto da un ciottolo scheggiato con un colpo perpendicolare alla superficie d'una faccia, tale da creare un utensile dal bordo tagliente).
Le ricerche, effettuate da una task force delle Università di Torino, Firenze, Ferrara e Roma, "La Sapienza", hanno portato alla scoperta di oltre cento tra mammiferi, anfibi, rettili e uccelli. Tra le specie riconosciute, significativi i rinvenimenti di organismi che ricordano iene, tigri dai denti a sciabola, lupi, cavalli, ghepardi, bisonti e una babbuina di grande taglia di origine africana.
Precisa il presidente dell’Archeoclub: "Le operazioni pro-seguiranno per raccogliere il maggior numero d'informazioni e documentazioni finalizzate alla ricostruzione dell’ambiente naturale caratterizzante l’area di Apricena e più in generale l’Italia meridionale, all’incirca 1,5 mln di anni fa. Il sito rappresenta una delle più importanti e ben conservate testimonianze di "faune villafranchiane" che hanno abitato la penisola tra 3,2 e 1 mln di anni fa". Insomma, l’uomo più antico d’Europa si trovava sul Gargano! Scoperte e orizzonti nuovi che aprono scenari di cui è necessario prendere atto, abbattendo vecchie teorie per lasciare spazio a nuove interpretazioni del nostro passato più remoto. Esplosiva offerta culturale, dunque! Peccato non interessi nessuno. Valorizzare il Gargano da un punto di vista paleo-archeologico non è facile: il paleolitico è ancora qui?
Allora, come siamo messi! Che si aspetta a organizzare meeting conferenze dibattiti convegni corsi di formazione, permettendo la fruibilità di aspetti storico-culturali di un territorio stuprato e sbattuto in prima pagina solo per aspetti negativi; ad aprirsi al mondo riscoprendo nuovi percorsi culturali intriganti e affascinanti (necropoli, miniere di selce, Grotta dell’Acqua e Paglicci, manufatti litici, Sfinalicchio, stele daune, oltre a tutto ciò che ancora di "sconosciuto" esiste, perché fonte di "ricchezza sommersa")?
In sintesi: a organizzarsi?!
Preferibile destagionalizzare investendo sul Giro? Ci sembra una iniziativa priva di ritorno: una kermesse di sponsor, operatori e varia umanità che crea scompiglio. Per promuovere un territorio dove il turismo balnerare non è l'unica attrattiva e fonte di ricchezza, specie dopo i recenti eventi, occorre perseguire scopi culturali che paghino a lungo termine più di facili impatti d'immagine, tante volte fittizia.
letizia menconi

 "punto di stella" - mensile d"informazione del gargano

 

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