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01/02/2008

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La vicenda ha le radici nella storia di un Uomo

Clicca per Ingrandire Battevano le mani felici, in prima fila, i frati di S.Giovanni Rotondo. Batteva le mani il popolo dei fedeli in chiesa. Ormai non fa più effetto, le mani si battono anche ai funerali. Batteva il cuore dell'arcivescovo di Manfredonia all'annuncio della prossima esumazione del corpo del Santo di Pietrelcina (chiesta dai frati?). Una storia che va avanti da mesi e affonda le sue radici nel tempo, nel secolo del dolore, rannicchiata nel destino dell'Uomo.
Si verificano, nella ruota della vita, alcuni momenti storici, pronti a volte a trasformarsi in autentici periodi, in cui un personaggio morto o vivente - molto più spesso morto - entra (perché ce lo fanno entrare!) in un vortice di popolarità non voluta, esasperato gossip, notizie pompate, bufale giganti e ingigantite, da far tremare i polsi al più coraggioso e tenace dei crociati in Terrasanta. Non è casuale il riferimento alle sante guerre dei primi due secoli del Mille, poiché quella che si sta attuando in queste settimane sta assumendo i contorni di un'autentica Crociata. E poiché le Crociate avevano, come tutti gli argomenti in cui c’entri l’uomo, due facce (quella dei fedeli che dichiaravano infedeli gli usurpatori e quella degli usurpatori che non si ritenevano tali e ribaltavano l’accusa d’infedeltà), anche nella vicenda in atto le verità sembrano propendere prima da una parte per poi spostarsi sull’altro versante. E allora, nel marasma generale, si staglia prepotente una frase del Santo stigmatizzato: “Farò più rumore da morto che da vivo!”
Mai espressione fu e sarà più presaga di verità. Prima il clamore assordante della beatificazione quindi della canonizzazione, adesso - non sapendo a cosa appigliarsi per non farlo dormire in pace - la querelle della riesumazione, chiusa, all'apparenza, il giorno della Befana... e che Befana! Ne stiamo leggendo di tutte e di più. Alle iniziali dichiarazioni dell'arcivescovo in cui si prospetta la “riesumazione canonica” (definita "prassi consolidata") e la traslazione del corpo del Santo (non ancora programmata) in una "strategica" colonna nella chiesa di Renzo Piano, si verifica l'alzata di scudi di un'associazione che, tra accuse di "falsità e simonia", con striscioni (anche in Piazza San Pietro a Roma) e incitamento alla rivolta, convegni e conferenze, lancia il diktat: "Padre Pio non esce dalla sua cripta!" fondato su motivazioni il cui merito non ci compete e accompagnato da pesanti accuse, rievocazioni di dichiarazioni risalenti a decenni fa e chiamate in ballo del papa (che non vorrebbe). Quindi, subito dopo, l'annuncio ufficiale nella messa vespertina in S.ta Maria delle Grazie, la chiesa nella cui cripta riposa da 40 anni il Santo, la notizia della ribellione (subito dopo smentita) della famiglia Forgione - cognome secolare di P. Pio - forse titolare di una diffida nei confronti di tutti, spalleggiata dalla citata associazione (fonte della notizia) che lancia anatemi tremendi nei confronti del presule.
Non sta a noi entrare nel merito del bailamme che qualcuno sta creando, però non riusciamo ad astenerci dal rifinire la riflessione in esordio: quando sei trascinato in una... diavoleria, non sai mai a chi tremeranno i polsi per primo. Specialmente se non ci sei più. Noi ci limitiamo solo a ricordare un vecchio detto: "Chi muore giace, chi resta si dà pace", negato dal nuovo pensare: "Chi muore non giace, chi resta non si dà pace"!
PIERO GIANNINI

 Quotidiano "Puglia"

 

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