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31/10/2008

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LICEO: IL PARCO REPLICA AL COMUNE DI PESCHICI

Clicca per Ingrandire “Siamo ancora in attesa dell’autorevole risposta dell’Avvocatura Distrettuale di Bari, alla quale ci siamo rivolti, per avere un parere circa il nostro atto di diniego per la costruzione dell’edificio scolastico in quella zona e il Comune di Peschici minaccia già che senza scuola chiederà di uscire dal Parco. Sono basìto, il Parco chiede solo il rispetto della legge e per tutta risposta il Comune fa sapere invece di voler sbattere la porta. Temo che qualcuno, per altri motivi, voglia strumentalizzare la vicenda soffiando sul fuoco”.

Il Presidente del Parco Nazionale del Gargano Giandiego Gatta non ci sta e passa al contrattacco dopo le accuse del Consiglio Comunale sulla questione del nuovo edificio scolastico che dovrà ospitare gli alunni dell’Istituto Polivalente “Fazzini” e che dovrebbe sorgere in una zona tipizzata “a pineta” dal Piano Regolatore Generale del Comune peschiciano.

Non solo, per meglio far comprendere le motivazioni che hanno causato il divieto apposto alla richiesta rendono noto tutta la trafila del progetto, al Parco si precisa che si è oggi ancora in una fase iniziale: il Comune con una nota dello scorso 4 agosto ha chiesto all’Ente Parco di “esprimere un parere preliminare in merito alla idoneità di un sito su cui è prevista la costruzione di una scuola”.

I tecnici dell’Ente Parco nei giorni successivi si sono portati sul suolo indicato, riscontrando purtroppo un dato discriminante per il Comune, e cioè che il sito in quanto attraversato dal fuoco nel corso dell’incendio del 24 luglio 2007, è vincolato in base alla legge 353/2000 per almeno 15 anni alla stessa tipizzazione antecedente alla data dell’incendio ovvero ad area pinetata. Ragion per cui - e l’Ente l’ha fatto presente al Comune - occorrerebbe effettuare una variante urbanistica per passare da “area a pineta” ad area “a servizi”.

“Ma questo, si badi bene, si potrebbe fare trascorsi però 15 anni, e comunque i divieti imposti dall’articolo 10 della legge 353 riguardano tutte le aree, non solo quelle all’interno dell’area protetta” si puntualizza ancora. L’Ente per meglio tutelare la propria decisione e sgomberare il campo da ogni sorta di equivoco, ha nei giorni scorsi sottoposto la questione all’Avvocatura Distrettuale di Bari.

Si è in attesa, in buona sostanza, del responso dal capoluogo regionale. “Ecco perché - conclude Gatta - giudico irresponsabili le minacce del Comune di Peschici tendenti a screditare il Parco Nazionale del Gargano, che va ricordato per quanto ha fatto per questo paese”.

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 31/10/2008 -- 17:25:37 -- domenico

Gli unici basiti sono i ragazzi di Peschici!!!!! Con i vostri comportamenti ci state negando un edificio superiore e ci costringete a svolgere le lezioni in squallidi locali (il presidente Gatta c'è stato, li conosce bene). Il suolo è stato individuato prima del rogo, non si dovrebbe nemmeno parlare della 353!!!! Comunque l'art. 10 della suddetta recita: "È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente". Oggi gli edifici che ospitano i due indirizzi non sono affatto sicuri, da ogni punto di vista, quindi una nuova costruzione non sarebbe anche per salvaguardare la pubblica incolumità?? Mah!!! Non mi meraviglio... siamo in Italia...

-- 31/10/2008 -- 17:39:40 -- domenico

Senza contare che su quel suolo prima dell'incendio c'erano poco più di 5 pini!!!!

-- 31/10/2008 -- 19:51:55 -- domenico

Sorprende che, per la interpretazione di una norma, il presidente del Parco si avvalga della avvocatura distrettuale dello stato. Non mi risultano precedenti in materia. Pensavo fosse sufficiente avvalersi dei funzionari del ridetto ente, che dovrebbero essere meno burocrati ed assumersi le necessarie responsabilità, come ha fatto il Comune di Peschici, trattandosi di opera di interesse pubblico, che non appare soggetto alle limitazioni di cui all'art.10 L.253 del 2000, che riguarda diverse fattispecie. Il Parco si avvicini ai bisogni delle collettività che ne fanno parte, altrimenti non sarà naturalmente più riconosciuto come ente che possa concorrere allo sviluppo di questa terra. M.M.

-- 31/10/2008 -- 23:26:32 -- Domenico

Sarebbe ora di mettere da parte i tecnicismi giuridici, e pensare una volta per tutte a tutti quegli studenti costretti a far lezione in aule poste "3 metri sotto terra..."

 
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