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30/10/2008

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QUEI TERREMOTATI DIMENTICATI

Clicca per Ingrandire CELENZA = A sei anni dal terremoto del 2002, sono ancora una cinquantina le persone che devono fare rientro nelle proprie case mentre le unità abitative su cui realizzare interventi di ripristino dell’agibilità sono in tutto una trentina. Senza finanziamenti e tuttora inagibili, inoltre, restano 67 fabbricati classificati come seconde abitazioni.

“I fondi arrivano col contagocce, qui il tempo sembra essersi fermato e le ferite del sisma sono ancora visibili - dichiara Francesco Santoro, sindaco di Celenza (foto del titolo; ndr). - Bisogna imprimere un’accelerazione in modo che si possa almeno completare la ricostruzione delle prime case e far rientrare le persone nelle proprie dimore. Per non parlare delle seconde abitazioni che, in assenza di interventi, corrono il rischio di diventare rifugi per animali con tutti i rischi che ne conseguono”.

Per quanto riguarda la situazione nel dettaglio, sono stati finanziati interventi inerenti 19 unità abitative con uno stanziamento complessivo di poco più di 2 milioni e 800mila euro. Restano ancora senza intervento altre 9 unità abitative di classe A, 11 di classe B (la prima abitazione con ordinanza di sgombero parziale) e 11 unità abitative di classe C (prima abitazione senza ordinanza di sgombero). Inoltre, restano ancora in attesa di interventi 71 fabbricati rurali. I nuclei familiari che sono ancora fuori dalle proprie case sono 21, per un totale di 51 persone (subito dopo il sisma i nuclei familiari erano 42 per circa 95 persone senza tetto).

A Celenza le buone notizie giungono dalla situazione delle chiese. Già dall’anno scorso, infatti, è stato possibile riaprire, seppur parzialmente, la chiesa madre “Santacroce”. Oggi, la struttura religiosa è totalmente agibile perché anche l’altare maggiore che necessitava d’interventi per la completa agibilità della chiesa è stato messo in sicurezza. E così, da più di un anno, le celebrazioni religiose non si svolgono più nel parcheggio sottostante la piazza del paese trasformato, dal 2002, in una vera e propria chiesa d’emergenza.

Negli ultimi mesi è tornata agibile anche la chiesa della “Madonna delle Grazie” mentre restano chiusi tutti gli altri edifici sacri. Nonostante il paese, in questi ultimi anni, abbia dovuto fare i conti con i problemi causati dal terremoto, l’economia celenzana è cresciuta ugualmente. A sostenerlo l’indagine de “Il Sole 24 ore” che, nell’agosto scorso, ha pubblicato uno studio sui redditi medi dei comuni italiani.

CARLANTINO = “Siamo stati abbandonati al nostro destino, non riceviamo un euro da circa 3 anni e non so da quanto tempo non riceviamo alcuna comunicazione in merito”. Con queste parole il sindaco di Carlantino, Vito Guerrera (foto 1 sotto), ha commentato il sesto anniversario del terremoto che il 31 ottobre del 2002 colpì il Molise e la Provincia di Foggia.

“Siamo in una fase di stallo totale – continua. - Siamo lontani da una soluzione almeno per quanto riguarda la ricostruzione delle case. Anzi, la situazione peggiora a causa di alcune abitazioni che, non soggette a ordinanza di sgombero, hanno subìto seri danni tanto che due case, lo scorso anno, sono rimaste senza il tetto per il crollo del solaio interno”.

Il sindaco è preoccupato anche per l’emigrazione. Dopo il terremoto, infatti, la popolazione è diminuita mentre l’economia è in caduta libera. “E pensare che ci avevano garantito una ricostruzione non solo materiale ma soprattutto economico-sociale - aggiunge - mentre oggi le case devono essere ancora ricostruite e l’economia è pari allo zero”.

L’Amministrazione comunale denuncia inoltre seri problemi di bilancio che derivano dai mancati introiti delle tasse comunali. I proprietari delle case soggette a ordinanza di sgombero, infatti, hanno beneficiato dell’esenzione parziale di Ici e Tarsu, e il Comune di Carlantino è ancora in attesa del relativo rimborso che aspetta da ben sei anni.

“Non possiamo andare avanti con misure che non siano esaustive - conclude - serve una legge ad hoc anche per delimitare con precisione il cratere del sisma individuando i Comuni che effettivamente hanno subìto danni per le scosse telluriche”. L’unica notizia positiva viene dalle opere pubbliche. La scuola, infatti, è tornata agibile mentre nel marzo scorso ha riaperto le porte ai fedeli la cappella “Santissima Annunziata” i cui interventi di restauro e di messa in sicurezza sono stati progettati e diretti dall’architetto Maria Maggio e dal geometra Angelo Iannantuoni (ambedue di Carlantino) mentre a eseguirli è stata la ditta “Giuseppe Lucera” di Biccari. I lavori hanno riguardato il consolidamento delle strutture murarie lesionate, il rifacimento della copertura in legno e il ripristino della facciata in pietra così com’era originariamente.

L’INTERROGAZIONE del deputato Pd Bordo = “E’ indegno costringere i sindaci dei Comuni colpiti dal terremoto del 2002 a elemosinare fondi per ricostruire gli edifici pubblici e le case private distrutte o danneggiate” commenta l’on. Michele Bordo, deputato Pd, subito dopo la presentazione dell’interrogazione rivolta al ministro dell’Interno con cui sollecita il Governo a “adottare una legge che regoli questa materia, tanto sotto il profilo finanziario che normativo; nonché a stanziare, per il 2009, una somma almeno pari a quella impegnata per il 2008”.

Peraltro, il primo problema è garantire l’effettivo trasferimento dei 40 milioni destinati ai Comuni pugliesi dal Governo Prodi, ottenuti grazie all’emendamento presentato in sede di discussione della Finanziaria 2007 dallo stesso Michele Bordo, e ancora non versati per intero. Tant’è che, nell’interrogazione, il deputato Pd sollecita interventi a garanzia di “un ordinato e razionale flusso di cassa in favore dei Comuni colpiti dal sisma del 31.10.2002”.

“A peggiorare il quadro - continua Bordo - è l’assenza di qualsivoglia previsione finanziaria per il 2009: si rischia la paralisi dei programmi di ricostruzione e riqualificazione”.

Altro problema sollevato nell’interrogazione è la crisi indotta dall’anticipazione del termine della sospensione degli obblighi tributari a carico delle piccole e piccolissime imprese dei Comuni più colpiti dal sisma e che “ora rischiano il collasso a causa della contemporanea stretta creditizia”. La sospensiva è scaduta il 30 giugno - “come previsto dalla manovra estiva di Tremonti per recuperare 6 mesi di imposte da aziende già in deficit di liquidità” - e si chiedono “misure di intervento straordinario” “sempre che il Governo voglia evitare il fallimento, paradossale, di chi sta lavorando alla ricostruzione”.

Infine, condividendo l’appello lanciato dal sindaci del Preappenino, l’on. Bordo chiede al ministro dell’Interno di promuovere “l’adozione di una legge ordinaria dello Stato che disciplini la ricostruzione” sul modello di quella varata in favore dei Comuni dell’Umbria. “Il Governo deve rendersi conto che in gioco non c’è solo l’apertura di qualche cantiere ma la sopravvivenza stessa di piccoli e piccolissimi centri già colpiti dalla riduzione di abitanti e imprese provocata dal sisma - conclude il deputato - le cui Amministrazioni comunali sono faticosamente impegnate a realizzare opere e mettere in atto politiche che favoriscano il superamento definitivo dell’emergenza in cui sono precipitate il 31 ottobre del 2002”.


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