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28/10/2008

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“PRONTO? SONO TOMMASO DI CIAULA”

Clicca per Ingrandire Squilla il telefono in redazione. Uno dei tanti squilli ai quali risponde il redattore di turno. Stavolta la cornetta l’alziamo noi. E non ci siamo pentiti. Dall’altro capo del filo una voce che si presenta: “Sono Tommaso Di Ciaula” (nella foto in un dipinto; ndr). La nostra risposta è troppo pronta per non essere sincera: “Ci conosciamo!” Attimo di perplessità al di là del tempo e dello spazio, poi l’approfondimento, il ricordo in graduale levitazione e la memoria che si concentra in un definito periodo di svariati anni fa. “Mi facesti un paginone sul quotidiano Puglia, vero?”

Eggià, al “nostro” tempo di Puglia gli dedicammo un’intera pagina perché Tommaso Di Ciaula era Tommaso Di Ciaula e non l’ultimo arrivato. Tommaso Di Ciaula era l’autore del bellissimo “Tuta blu. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud”, tradotto e pubblicato in Germania, Francia, Messico, Unione Sovietica e Spagna, osannato non solo dalla sinistra politica ma da tutti coloro che avevano a cuore (e si spera abbiano ancora, con tutta la serie di “morti bianche” che ci sta ossessionando in questo momento storico) l’esistenza degli operai, eppure non apprezzato dal segretario della Cgil Luciano Lama che accusò l’autore di aver "attaccato il sindacato".

Operaio egli stesso - da qui il successo del libro - alla Pignone di Modugno, in Terra di Bari, si stava mettendo in discussione come autore di poesie, passione mai sopita, ma all’epoca portata a conoscenza del grande pubblico insieme alla sua sensibilità di uomo sensibile, al suo volare alto fra le emozioni della vita e alle avventure e disavventure della vita stessa. Non si poteva assolutamente sottovalutarne l’ “appello” venato di sofferenze e dolori, mortificazioni e schiaffi in faccia, ma anche di gioia di vivere e commozione per la bellezza che lo e ci circonda, da cui trae ispirazioni elevate e sottilmente denuncianti.

Ve ne offriamo subito un esempio estrapolato dalla quarta raccolta "OGNI POESIA E' UN MISTERO" (Vito Radio editore - pref. di Vito Intini - 2007) e scelto dal poeta per puntodistella.it:

“Preghiera”
“Quanto cammino / sudore affanno. / Implacabile clessidra. / Quanto sangue / in quella sabbia. / E solo tu mi puoi ristorare / tu / figlia / amante / nata da una mia costola. / Ti prego / fammi riparare nel tuo tempio. / Per sfuggire, / per sfuggire / dal caos, dai ladri / dai bugiardi / dagli assassini. / Solo tu / mi puoi far scendere dalla croce. / O sei tu / la mia croce?”

A differenza di chi ne tace la produzione, quasi negandola, noi sappiamo che Tommaso Di Ciaula ha pubblicato dodici opere, sei romanzi, quattro sillogi poetiche, due brevi saggi letterari (con Feltrinelli, Sellerio, Laterza, Argo, Delphos, Zambon...) eppure Di Ciaula continua a essere “quello di Tuta blu”, come se il suo tempo si fosse fermato, disconoscendone la forza attuale, lo spessore di una escalation che continua da oltre trent’anni e non accenna minimamente ad arrestare la propria valenza.

Sarà stato un suo preciso accenno emerso durante la lunga conversazione, ma un flash velocissimo staffilato dalla mente ce lo ha avvicinato a Matteo Salvatore, il cantore di Apricena, diventato una leggenda solo dopo la morte, che visse gli ultimi anni della sua vita su una sedia a rotelle in un misero alloggio foggiano. Non è ciò che auguriamo al nostro “amico”, piuttosto un implicito invito a non dimenticare quanto di lui e della sua produzione sia stato scritto da autentici “nomi” della letteratura italiana e straniera.

In coda all’articolo alcune citazioni, se le merita. E che l’intelligenza umana scopra o “riscopra” pienamente l’uomo Tommaso Di Ciaula affidandogli quella funzione che gli è propria: assistere le anime assetate di poesia.

Piero Giannini

Salvatore Quasimodo, 24 gennaio 1968: “Ho letto le sue poesie e debbo dire che mi sono piaciute moltissimo”
Alberto Bevilacqua, 1° febbraio 1971: “Le poesie hanno un'indubbia forza e una tensione che da un lato affondano nel vigore naif e dall'altro in una sorta di sacrario emozionale (con le sensazioni ottiche e primordiali dell'esistenza applicate ad una vita che l'autore macina col suo sangue, rifiutandola e divorandola insieme)”
Giacinto Spagnoletti, 27 marzo 1971: “Una delle poche volte che la tremenda routine delle officine ha imboccato un canale ASSOLUTAMENTE privo di retorica. Il rapporto tra la macchina e l'uomo, per una sorta di irritazione metafisica, per uno sgomento sub o ultra umano, acquista un'insolita drammaticità”
Leonardo Sciascia, Corriere della sera, 4 novembre 1971: “Una poesia che ha ancora radici contadine, che ancora ‘legge’ il mondo attraverso quel sentire, quei concetti, quelle immagini, che ancora istituisce con il mondo un rapporto magico”
Italo Calvino, 3 dicembre 1971: “Ho letto i suoi versi e, caso raro nei volumetti stampati a proprie spese dall'autore, ho riconosciuto un poeta, con una voce, una sua forza verbale e visuale”
Ignazio Buttitta, 18 dicembre 1976: “La tua poesia è ingenua, semplice, a me piace perchè conformale alla mia natura di poeta popolare, non popolaresco”
Alice Wollenweider, Frankfurter Allgmeine Zeitung, 14 settembre 1982: “La forza stilistica di Di Ciaula è di un'audacia quasi rivoluzionaria. Di Ciaula, come i veri poeti, ha talento naturale, d'altronde il filosofo napoletano Giambattista Vico scrisse oltre 250 anni fa: “I veri poeti lo furono per natura”
"POESIA" (ottobre 1995) Mensile internazionale di cultura poetica: “La Poesia di Di Ciaula, apparentemente naif, è ricca di una prorompente, straziante e urlata forza lirica”
Giacomo Annibaldis, La Gazzetta del Mezzogiorno, 17 luglio 2007: “Non riesce Tommaso Di Ciaula a strappare le sue propaggini dalla terra, dall’humus, dalle pietre. Pur anelando alla luna. Ci avvince la virulenza erotica e belluina che coniuga le deiezioni con il sublime: ”Nell’ombra / accucciato / masturbo le calde / stelle… / annuso giardino / il mio / il seme di pesco”
Raffaele Nigro, La Gazzetta del Mezzogiorno, 7 ottobre 2007: “Irruento e sanguigno, Tommaso Di Ciaula continua a sorprenderci”.
M.D.T., Corriere della Sera-Corriere del Mezzogiorno, 10 ottobre 2007: “Una poesia sterminata, profumata, alle radici del sogno, della luna, fin nelle viscere della terra”

 Redazione

 

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