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10/10/2008

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TURISMO: BISOGNA CREDERCI!
Clicca per Ingrandire Da mesi l’intera economia mondiale è come un’immensa sala bowling, dove pesanti bocce triforate continuano ad abbattere birilli, in un avvicendarsi eccitato di speranze, delusioni, esultanze e imprecazioni. Su una delle piste, però, è da un pezzo che il quadrante dei punteggi non registra alcuno “strike”. Nel corridoio italiano il birillo Puglia continua ostinatamente a rimanere in piedi.

Da diversi osservatori economici, ultimi Bankitalia, Svimez e ora anche quello Istat, il dato in controtendenza è evidenziato in tutta la sua straordinarietà. Se l’Italia nel 2007 è cresciuta poco, il Sud ha fatto registrare una dinamica di crescita ancora inferiore alla media nazionale, fermandosi appena a uno 0,7 percento. Fa eccezione la Puglia dove il Pil (prodotto interno lordo; ndr) è invece cresciuto dell’1,8.

E’ il settore servizi a tirare la volata col + 2,9 percento, l’industria invece, con lo 0,7, conferma la progressione media del Mezzogiorno, mentre l’agricoltura cala vistosamente dell’8,8. L’effetto Puglia trascina, in qualche modo, la Basilicata, che può vantare una crescita dell’1,4 testimoniando anch’essa come la scommessa sul terziario e la scelta di puntare su modelli distrettuali, siano essi tecnologici produttivi o culturali, stia cominciando a dare i risultati auspicati.

In questo contesto il Turismo si conferma la punta di diamante del settore terziario e, coi suoi 150 miliardi di fatturato (oltre un decimo del Pil nazionale), consolida il trend generale e rende più spavalda la tenacia del birillo Puglia. Ha di che compiacersi l’assessore al ramo, Massimo Ostillio. Lo sforzo per reprimere orgoglio e soddisfazione, per il dato regionale in controtendenza, era evidente, mentre il sottosegretario Michela Vittoria Brambilla snocciolava i grani di un rosario doloroso sull’andamento del Turismo in Italia, fornito dall’Osservatorio Nazionale.

Per la verità, ci saremmo aspettati un approccio più orientato al “problem solving”, dalla più alta espressione politica del turismo nazionale, piuttosto che il lamento di una litania conosciuta, per averla cantata a lungo noi stessi, i cui salmi non finiscono certamente in “gloria”. L’estate da crisi del 2008 ha segni evidenti. Meno vacanzieri italiani (-12,2), soggiorni più corti (- 2 giorni e mezzo di media) e frenata degli stranieri (-5,7). Tasso d’occupazione in calo nelle strutture alberghiere, compensato solo in parte dall’incremento di B&B, Agriturismi ed extra-alberghiero in genere.

La competitività nel turismo vede scivolare l’Italia al 28° posto (World Economic Forum). Non si riesce a tener testa all’aggressività di paesi come la Spagna, la Francia e la Germania (da dove hanno messo gli occhi anche su Alitalia). Dovrebbe essere abbastanza scontato che il moribondo non chiede di essere vegliato, quanto interventi duri, tempestivi e di politiche turistiche efficaci.

La Puglia tiene, ma da sola non potrà farlo a lungo. Ostensione e turismo religioso, scali di crociere e attenzione all’entroterrra, stimoli alla destagionalizzazione (come i nuovi provvedimenti per i lidi balneari), sviluppo del turismo congressuale, insieme hanno contribuito all’apprezzata performance controcorrente della Puglia. Resta, anche qui, il problema del calo di presenze straniere, che però può diventare allettante opportunità.

Il flusso va recuperato con decisione, per potenziare la naturale ed antica capacità d’attrazione della domanda, e darle quella struttura innovativa capace di metterla in condizione di riuscire a trattenerla. Non occasionalmente, ma in un progetto di sistema che riesca a vincere la sfida più difficile: quella della fidelizzazione. Bisogna crederci, la Puglia sta dimostrando di potercela fare.

Antonio V. Gelormini

 Redazione
 

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