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04/10/2008

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UN DIALOGO CUORE A CUORE

Clicca per Ingrandire Forse perché al centro dell'altare troneggia la Madonna del Rosario (foto del titolo; ndr), la chiesa del Purgatorio è anche il luogo di culto a lei dedicato. La festa cade la prima domenica di ottobre ed è organizzata dalla omonima Confraternita (foto 1 sotto, alcuni dei componenti - al centro, con la barba bianca il Priore, Geppino Biscotti - foto 2/3 in processione). Nei giorni precedenti si recitava, e si recita tuttora, questa novena: “Del Rosario, o gran Regina / Figlia, Madre, Sposa eletta / Della Triade benedetta / Onoranza d'ogni età. // Il Rosario che ci desti / è corona di bellezza, / il Rosario è la salvezza, / dell'afflitta umanità”. Il Santo Rosario è considerato la preghiera prediletta della Madonna. Non è soltanto un ripetere tante volte “Ave Maria” e “Padre Nostro”. E’ un dialogo cuore a cuore con Maria. E’ una preghiera da meditare. E’, soprattutto, una preghiera da vivere.

L'origine della devozione è antica. Le prime attestazioni risalgono al 12° secolo, quando era chiamato “salterio” o “vangelo dei poveri”. Chi non sapeva leggere meditava in tal modo i misteri cristiani. San Domenico e i suoi frati furono i principali propagatori del culto del Rosario: la “salutazione angelica” era recitata in comune, in forma solenne, affinché l’acclamazione di tutto un popolo salisse al cielo con maggiore forza. Interrotto nel Trecento per la terribile peste che desolò l'Europa, il culto fu ripristinato, nel secolo seguente, da Alano de La Roche, padre domenicano di Bretagna, che incentivò la preghiera, riferendo “alcune promesse” di Maria Santissima ai devoti del Rosario:

“A tutti coloro che reciteranno il mio Rosario prometto la mia specialissima protezione: 1) Il Rosario sarà un'arma potentissima contro l'Inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato e abbatterà le eresie; 2) Chi si raccomanderà col Rosario non perirà; 3) Chiunque reciterà devotamente il S. Rosario, con la meditazione dei Misteri, si convertirà se peccatore, crescerà in grazia se giusto e sarà fatto degno della vita eterna; 4) Io libero ogni giorno dal Purgatorio le anime devote del mio Rosario; 5) I veri figlioli del mio Rosario godranno di una grande gioia in Cielo; 6) Ciò che chiederai col Rosario, l'otterrai; 7) Coloro che propagano il mio Rosario saranno da me soccorsi in ogni loro necessità; 8) La devozione del Santo Rosario è un gran segno di predestinazione”.

Ma il culto si diffuse soprattutto dopo la vittoria di Lepanto, avvenuta il 7 ottobre 1571. E’ la famosa battaglia che vide la sconfitta della terribile flotta turca da parte dell'armata cristiana guidata dai Veneziani. L'evento si svolse di domenica, ed era il giorno dedicato alla solennità della Vergine del Rosario: la vittoria fu attribuita alla sua potente intercessione e per tale merito fu definita "Aiuto dei Cristiani". Nel 1572 Pio 5° stabilì che si celebrasse la solennità della “Vergine delle Vittorie” sotto il titolo del Santo Rosario, mentre nel 1573, nel giorno stesso in cui le confraternite del Rosario a Roma e nel mondo cristiano facevano pubbliche processioni, Gregorio 13° decretò che la festa fosse celebrata la prima domenica di ottobre.

Nella novena di Peschici, il riferimento storico alla vittoria di Lepanto è indicato chiaramente in due passaggi: 1° - “Come sole che discaccia / l'ombra nera della notte, / dissipasti Tu le flotte / d'eresie e crudeltà. // Il Rosario è un'arma forte / Invincibile per prodezza / Il Rosario è la salvezza / dell'afflitta umanità”. 2° - “Del Rosario o gran Regina / per te vinse il pio Cusmano / in Lepanto l’Ottomano / cadde preda di viltà. // Sotto il tuo felice impero / non regna la debolezza / il Rosario è la salvezza / dell’afflitta umanità”.

Peschici aveva subito le incursioni turche negli anni 1566, 1590, 1672, 1674, 1680. La più massiccia avvenne probabilmente nel 1556: fu simile, considerando il rapporto fra gli abitanti dei due paesi, al saccheggio che Vieste subì nel 1554 ad opera di Draguth. Solo così è possibile spiegare il crollo quasi totale della popolazione (207 fuochi nel 1552, solo 13 nel 1561). La “rifondazione” del centro abitato distrutto fu effettuata da immigrati “Schiauoni o Morlacchj”. Nell’arco di 34 anni si passò dai circa 65 abitanti del 1561 ai 930 del 1595.

Le incursioni dei predoni turchi sui litorali del Gargano continuarono per tutto il 1600 e nel secolo successivo, anche se il numero delle navi impiegate fu inferiore a quello del 1480 e del 1554. Nel 1620 Manfredonia venne “messa a sacco e divampata dai Turchi”. La “Cronica” del Pisani, relativa all’ultimo trentennio del Seicento che, oltre a Vieste interessa tutta l’area garganica, ci fornisce una drammatica visione di lidi e campagne invase dai Saraceni. In quegli anni il pericolo di finire da un giorno all'altro schiavi nei mercati d'Oriente era reale: i turchi barbareschi rappresentavano una minaccia perenne. La dinamica era la seguente: veloci ‘fuste’ scendevano improvvisamente a riva, i predoni irrompevano nelle campagne operando sistematiche razzie di bestiame e soprattutto di giovani validi d'ambo i sessi, per cui era estremamente rischioso avventurarsi fuori delle mura per attendere ai lavori dei campi.

La parabola storica di tutto il Gargano toccò nel 1600 il suo punto più basso. I motivi del crollo demografico furono molteplici: pestilenze a ripetizione, carestie ricorrenti, distruttivi terremoti e assalti di predoni dal mare, segnarono esistenze grame e miserabili. Aleggiava un clima fosco e lugubre, teschi e falci della morte si trovavano dappertutto: nelle pitture, negli edifici monumentali laici e religiosi, in particolare nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Dall’analisi di alcune strofe della “Novena” di Peschici, emerge puntualmente la funzione protettrice della Madonna del Rosario contro “i tre mali” più temuti dall’uomo in età medievale e moderna: guerra, epidemie e carestie. Queste le strofe:

I - “Quando d'aria il morbo fiero / chiude a noi la sepoltura / tremò tutta la natura, / noi cercammo a Te pietà. // Col Rosario tra le mani, / noi scansammo l'amarezza. / Il Rosario è la salvezza / dell'afflitta umanità.
II -“Quando accessa della guerra / la voragine perigliosa / e il disordine di ogni cosa / tolse a noi felicità. // Il Rosario amore e pace / ci donava con prestezza / il Rosario è la salvezza / dell'afflitta umanità.
III - “Quando orribile insolente / venne a noi la carestia / col Rosario di Maria / si nutrì la povertà.”

Fino alla seconda metà del ’700, nonostante il Medioevo fosse trascorso da un pezzo, nel piccolo borgo di Peschici, la preghiera più ricorrente continuava a essere: "A peste, fame et bello, libera nos Domine". Si viveva in compagnia della Morte, come testimoniano i teschi sul portone della chiesa del Purgatorio di Peschici, nel cuore del Centro Storico.

Teresa Maria Rauzino

(Il testo della novena della Madonna del Rosario è tratto dal volume di Angela Campanile “Peschici nei ricordi”, Centro Studi “Martella”, Claudio Grenzi editore, 2000, Foggia.)

 Redazione

 

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