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01/10/2008

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ALLA RICERCA DI URIA

Clicca per Ingrandire Giace ormai nella memoria di pochi carpinesi il ricordo degli scavi condotti nel 1953 nella piana di Carpino, precisamente tra le località "Bagno", "Avicenna" e "Spineto". In quegli anni un provvedimento del Ministero del Lavoro diede il via alla nascita di numerosi "cantieri scuola" in tutta Italia con lo scopo primario di ridurre la disoccupazione.

Purtroppo gli scavi furono condotti con grande impiego di manodopera non specializzata e, a causa della scarsa presenza di tecnici e archeologi, gran parte del materiale fu disperso o distrutto durante i lavori (del genere "meglio la quantità che la qualità"). A questo si aggiunse poi la scarna documentazione, e scritta e fotografica, riguardo ai reperti e le strutture rinvenute.

Lo scopo dello scavo fu chiarire la localizzazione dell'antica città garganica di "Uria", che molti situavano in quella zona. Intorno alla sua esistenza e alla localizzazione ci furono accesi dibattiti nella comunità di storici e archeologi, e oggi si è propensi a credere che essa si situasse nella zona circostante al lago di Varano, ciò soprattutto grazie a un'attenta e approfondita lettura e interpretazione degli antichi scritti riguardanti questa città che ne documentano l’esistenza certa (per citarne alcuni: Strabone 6° e Plinio il Vecchio). Curiosi, inoltre, i racconti di alcuni pescatori, i quali affermavano che quando l'acqua del lago fosse limpida si scorgevano sul fondo i resti della antica città.

Focalizzando l'attenzione sugli scavi, la zona più interessante dal punto di vista dei ritrovamenti è quella a ridosso del vecchio casello ferroviario: qui emerse dagli scavi un'antica costruzione del 1° secolo a.C. che presenta varie fasi di vita in cui si sono alternati abbandoni e rifacimenti della struttura con adattamenti a vari scopi. In particolare l'ultimo periodo di utilizzo della costruzione è altomedievale (7° secolo d.C. circa), quando fu adibita a luogo di sepoltura.

Gli oggetti ritrovati consistono in monete, vetri, ceramiche di varia fattura e provenienza, lucerne, oggetti agricoli, preziosi e altro; ma il ritrovamento più interessante è stato quello di una decina di tombe, complete di corredo funerario e scheletro. Tuttavia gli scavi non portarono alla luce la completa struttura, ma dalla storia della costruzione gli studiosi hanno evinto che essa non fosse all'interno di un tessuto urbano bensì nelle sue zone periferiche.

I materiali rivenuti furono inizialmente tenuti nel vecchio Comune di Cagnano e negli ex ambulatori INAM (in attesa dell'istituzione di un Museo civico, mai realizzato peraltro) per poi esser depositati nel 1960 nel Museo Archeologico di Bari, dove sono rimasti a lungo inediti e ignorati. Negli anni successivi agli scavi ci fu un tentativo di riprenderseli e “riportarli a casa”, ma niente fu fatto e ora, purtroppo, tutto resta ignorato e in balia dell'azione corrosiva e del tempo.

Domenico S. Antonacci (Crono88)

 IL MAGAZINE DEL CARPINO FOLK FESTIVAL (testo e foto)

 

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