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26/09/2008

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CALENA: SLITTA LA SOLUZIONE

Clicca per Ingrandire Si è concluso da qualche ora l’atteso incontro con la famiglia Martucci, proprietaria della millenaria Abazia di Calena nella piana di Peschici, destinato, secondo le intenzioni scaturite dal precedente rendez-vous di lunedì scorso, a convergere verso una convenzione col Comune di Peschici sulla concessione parziale dei beni dell’antico cenobio benedettino. Un “confronto di soluzioni”, potremmo definirlo (mentre tutti si attendevano una soluzione definitiva), che ha visto da una parte le tesi di Francesco Martucci, intervenuto in nome e per conto degli eredi, e dall’altra le ragioni dell’Amministrazione guidata da Mimmo Vecera, coadiuvato dagli assessori Leonardo Di Miscia, Memo Afferrante, Michelino Vecera e Vincenzo De Nittis, accomunate ai “desiderata” della parte clericale, nelle persone dell’Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Domenico D’Ambrosio, e dei due parroci locali.

“La proposta che vi porto - ha esordito l’erede Martucci - rispecchia la mia idea e le idee dei miei parenti…” Non gli è stato dato il tempo di continuare, perché subito è scattata la reazione dell’assessore alla Cultura, Di Miscia: “Noi veramente pensavamo che il tempo delle discussioni fosse finito e stamattina dovessimo incontrarci per la firma di una convenzione!”

In buona sostanza, s’è capito subito che non si sarebbe assistito alla nascita di uno storico atto, in quanto il Martucci ha replicato dichiarando quali aree la famiglia avrebbe inserito nel documento: solo e semplicemente le due chiese affiancate. Escludendo quindi gli adiacenti spazi, posti dall’uno e l’altro lato rispetto alle chiese (in blu nella pianta sotto), e cioè: un frantoio abbandonato (segnato con il cerchietto bianco), ultima destinazione della terza navata della chiesa piccola andata in rovina, e un giardino retrostante all’abside del tempio più grande (nell'ovale della foto del titolo e nella parte alta della zona blu).

Ciascuna delle parti presenti ha avanzato le personali motivazioni sulla necessità di inserire nella convenzione anche tali aree (disponibilità di un settore destinato a incontri e convegni, completamento architettonico del bene con la presenza dell’area verde, maggiori facilità o probabilità di accesso ai fondi europei dell’Obiettivo Uno, ultima occasione per l’Italia, con un progetto più ampio e “sostanzioso”…), fin quando il Comune ha ceduto per quanto riguarda la zona-frantoio, ma non ha inteso addivenire alla soluzione proposta dalla proprietà che esclude la zona destinata già a verde. L’erede non si è spostato dalla sua precedente dichiarazione, concedendo solo un “informerò i miei” che ha fatto praticamente slittare la definizione della vicenda a domani, sabato 27.

Visti i tempi ristretti (la presentazione del progetto che rientra nel programma di “Area Vasta – Capitanata 2020” scade il 30 di questo mese) non si poteva rinviare più di tanto la soluzione in quanto già lunedì 29 il Consiglio Comunale riunito in seduta straordinaria deve ratificare la convenzione. Altro tempo prezioso perso, dunque, in quanto la proprietà dovrà anche riportare nella riunione di domani la decisione riguardo alla scadenza della convenzione stessa: 19 anni, 99 anni o a tempo indeterminato. Scartate la prima e l’ultima per ovvi motivi legati alla eventualità di una richiesta di mutuo da parte dell’Amministrazione, la prima, e a indicazioni procedurali fissate dal codice civile, la seconda, ci si è accordati (ferma restando l’approvazione della famiglia!) sulla seconda: 99 anni.

Dopo altre precisazioni riguardanti manutenzione del bene restaurato e ristrutturato, pagamento di bollette e così via, si è giunti alla lettura della bozza di convenzione che verrebbe siglata, se nulla osta, domani quando si spera che gli eredi Martucci si presenteranno tutti e quattro, o solo alcuni ma con delega degli assenti, per apporre il sigillo a una storia che sta diventando infinita (se già non lo sia).

Domenico Martino

 Redazione

 

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