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19/08/2008

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Uomo preistorico sul Gargano

Clicca per Ingrandire Dottor Sardella, quali segnali vi hanno portato nella zona nord del Gargano e perché proprio ad Apricena?
L’area delle cave di Apricena è conosciuta da geologi e paleontologi da oltre 40 anni, da quando le attività estrattive sono diventate così rilevanti. I lavori di cava hanno offerto a studiosi italiani e stranieri già alla fine degli anni ’60 di studiare gli strati rocciosi e di raccogliere fossili che altrimenti sarebbero stati inaccessibili. La ricerca nell’area delle cave di Apricena ha permesso di capire meglio le trasformazioni geologiche del territorio e di scoprire le forme di vita che popolarono la regione negli ultimi 10 milioni di anni. Da quando il Gargano era in realtà un arcipelago a quando tutta l’area è emersa, popolata da molti animali diversi, sino all’arrivo dell’uomo, circa 1,5 milioni di anni fa.

Da quanto tempo vengono condotte le ricerche e chi fa parte del gruppo di studio?
Come accennato in precedenza molti studiosi italiani si sono occupati dei fossili provenienti dalle cave di Apricena negli ultimi decenni. In particolare le università di Firenze e di Roma La Sapienza hanno pubblicato studi e ricostruzioni dettagliate. Negli ultimi anni si è formato un gruppo di ricerca composto, oltre che dalle università appena citate, anche dall’università di Torino e da esperti dell’università di Ferrara. E proprio da ricerche sul campo coordinate dal gruppo di Torino sono emersi, in una cava nota come Pirro Nord, già conosciuta dagli studiosi per la frequenza dei fossili di mammiferi che vi si potevano trovare, strumenti in selce riferibili ad una fase antichissima della storia umana.

Siamo quindi in presenza del più antico uomo del continente europeo? A quale periodo appartengono?
Allo stato attuale delle ricerche agli strumenti viene attribuita una età di circa 1,5 milioni di anni, molto prima quindi della storia. Si tratterebbe pertanto della testimonianza della più antica presenza umana sul territorio europeo. Una fase assai antica della storia umana, quando specie umane ormai estinte hanno seguito altre specie animali fuori dall’Africa, verso l’Asia e l’Europa.
L’età dei reperti di Pirro Nord è stata ricavata da analisi dei sedimenti e del grado evolutivo dei mammiferi associati, in quello che gli studiosi chiamano Pleistocene Inferiore, che va da circa 1,8 a circa 800mila anni fa. Sinora sono state scoperte oltre cento specie di vertebrati. Tra queste tigri dai denti a sciabola, iene giganti, grandi cervi, bisonti, istrici, scimmie, alcune di origine africana.

Quindi una scoperta che stravolge lo scenario del Pleistocene Inferiore in Europa.
Una scoperta molto importante, che conferma che i nostri più antichi progenitori hanno lasciato l’Africa alla conquista del resto del Mondo molto tempo prima di quanto ipotizzato solo quindici anni fa. I cambiamenti climatici avvenuti circa 2 milioni di anni fa, all’inizio del Pleistocene hanno portato ad un raffreddamento globale del Pianeta. Tali condizioni condussero all’espansione di ambienti tipo savana e molte specie, uomo incluso, si spinsero fuori dalle loro aree di origine popolando aree sempre più vaste. In Europa molti studiosi di paesi differenti si occupano di ricostruire l’evoluzione degli ecosistemi di cui facevano parte i primi uomini. Siti fossiliferi di grande importanza vengono scavati e studiati soprattutto in Spagna (Atapuerca, l’area di Orce) e in Francia (Provenza). L’età di questi siti non supera 1,3 milioni di anni.

Quali sono stati i primi reperti ad essere scoperti ad Apricena?
Sono state rinvenute alcune schegge ed un nucleo in selce che presentavano tecniche di lavorazione estremamente semplici, indicate dagli archeologi preistorici come Modo 1. In estrema sintesi si può affermare che un nucleo è il “ciottolo” che percosso produce schegge. Queste schegge sono taglienti ed erano utilizzate dai nostri progenitori per tagliare carne e tendini delle carcasse di cervi e bisonti. In mancanza di zanne e artigli, ben sviluppate nei grandi predatori che popolavano la zona, l’uomo costruiva strumenti facenti la stessa funzione. Per fa ciò utilizzava le risorse che trovava sul territorio, guidato dalla sua intelligenza.

Quanti altri manufatti sono stati rinvenuti?
Al momento, dopo attività di campo del 2007, sono sotto studio oltre 60 reperti. Ma ci auguriamo di trovarne molti altri nelle prossime campagne e, perché no, almeno qualche elemento osseo che ci aiuti a ricostruire l’aspetto dell’uomo che abitò Apricena nel Pleistocene.

Per quanti giorni avete lavorato all'interno delle cave? Quali le prossime ricerche?
I gruppi di ricerca effettuano periodiche ricognizioni nelle cave. Nel corso dell’agosto del 2007 è stata avviata una attività di scavo (coordinata da Giulio e Marco Pavia e da Marta Arzarello) che ha visti impegnati studiosi e studenti delle università di Ferrara, Roma Sapienza e Torino. Per il 2008 sono previste analoghe campagne sul territorio, oltre a pubblicazioni e attività di divulgazione seguite dai diversi gruppi di lavoro.

Da un punto di vista storico-scientifico come possiamo definire queste importanti scoperte?
I ritrovamenti in questione sono di grande importanza scientifica perché consentono di arretrare il momento in cui l’uomo fece il suo ingresso in Europa, passando attraverso il Vicino Oriente, dall’Africa. Sono in corso studi ed analisi che ci permetteranno di definire con ancora maggior precisione l’età dei manufatti provenienti da Apricena e di ricostruire con maggior dettaglio l’ambiente del Pleistocene Inferiore.

Dopo queste nuove scoperte l'enigma diventa sempre più affascinante e misterioso. L'uomo proveniva dal Mediterraneo, dall'Africa o dall'Oriente?
Le scoperte di Pirro Nord sembrano rafforzare l’ipotesi di un ingresso da parte dell’uomo in Europa seguendo la via di Levante, mentre altre ipotesi come antichi collegamenti via Gibilterra o via Sicilia, oggi scomparsi perdono consensi tra gli studiosi. Credo che le collaborazioni con i colleghi di altri paesi, già attive e proficue, dovranno svilupparsi ulteriormente nel prossimo futuro. Ciò da un lato permetterà di definire ancora meglio gli scenari del primo popolamento umano dell’Europa, dall’altro manterrà alta l’attenzione del mondo della ricerca internazionale sulle scoperte di Apricena.

Una piccola comunità come Apricena come potrebbe valorizzare e mantenere costante nel tempo questa eccezionale scoperta?
Non c’è dubbio che le scoperte effettuate possano essere considerate una grande opportunità da cogliere. La notizia è stata riportata con clamore su riviste importanti come Le Scienze e National Geographic, oltre che sui quotidiani. Mi sembra che da parte degli enti locali, Sindaco in testa, e della popolazione di Apricena ci sia stata e ci sia una grande attenzione per le ricerche in corso. Senza il concreto impegno del Comune e l’amichevole sostegno di molti apricenesi tutte le attività di ricerca in corso non avrebbero potuto aver luogo. Colgo anzi qui l’occasione per ringraziare tutti. Parallelamente alla parte più strettamente tecnico-scientifica delle ricerche è importante sviluppare una serie di attività rivolte ad un pubblico più ampio, un ponte vero e proprio tra il mondo della ricerca e i cittadini. Tra queste attività, in preparazione già per il 2008, ci tengo a ricordare il progetto dell’Apricena PaleoLab che seguo personalmente. Questo progetto, presentato nelle sue linee generali nell’aprile scorso alla Provincia di Foggia, prevede un centro visita che possa fornire a turisti ed appassionati le informazioni più aggiornate delle ricerche sull’uomo preistorico di Apricena e sul suo ambiente. Oltre al centro visita l’idea portante dell’Apricena PaleoLab è quella di usare le cave come vero e proprio museo all’aria aperta. Le cave come fulcro delle attività economiche, così importanti per il territorio, come tecnologia applicata all’uso delle risorse, come opportunità di entrare nelle viscere della terra alla ricerca delle nostre lontane origini.

Nunzio Francalancia


 Capitanata.it

 

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