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21/12/2013

DONNE IN GIUNTA COMUNALE: SI PROVVEDA

 Il Consiglio di Stato ha trovato inverosimile l’argomentazione con cui si è sostenuta da parte del Comune di Santa Cesarea la difficile applicazione, in concreto, della norma delle quote rosa, mancando soggetti di genere femminile disposte ad assumere le funzioni di assessore comunale, con conseguente condanna alle spese di giudizio.

Che l'ulteriore sconfitta - questa volta davanti al Consiglio di Stato - del Comune di Santa Cesarea in provincia di Lecce possa fungere da monito per tutte le Amministrazioni comunali prive di rappresentanza femminile oggi richiamate al “rispetto della parità fra uomo e donna”. Si adeguino dunque tutte le Amministrazioni anche per evitare le ulteriori
spese di giudizio che graverebbero sulle casse comunali determinando danni erariali non accettabili in un momento in cui i cittadini pagano sempre più tasse.

E ciò lo si faccia a prescindere dal fatto che la popolazione del Comune superi i 5mila abitanti. La sentenza del Consiglio di Stato infatti prescinde dalla legge 215/2012 che, affermando il principio di pari opportunità fra uomo e donna, obbliga i Comuni superiori ai 5mila abitanti ad andare a elezioni con la doppia preferenza e a coloro che sono privi di donne in giunta a recepire il 'principio' secondo cui non basta 'promuovere' ma bisogna 'garantire la parità uomo-donna' adeguando gli statuti comunali.

Santa Cesarea pur essendo un piccolo Comune al di sotto dei 5mila abitanti necessita della presenza femminile in giunta e ciò perché la necessaria presenza femminile nelle giunte nel pieno rispetto della 'parità uomo-donna' è un principio costituzionalmente sancito agli artt. 3 e 51 e normativamente previsto dal testo unico sulle autonomie locali 267/2000 agli artt. 6 terzo comma e 46 secondo comma, oltre che dall'art. 23 della carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Le donne non vogliono togliere posti ad alcun uomo ma hanno diritto a essere considerate 'pari'.

Filomena D'Antini Solero

 
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