Colto commento al tema affrontato nel 1° Forum dei Dialetti Garganici tenuto a Peschici il 17 scorso a firma di Alessandra D’Errico.

“Aprirsi all’alterità sapendo chi siamo e da dove tutto ha inizio… l’essenza dell’uomo si risolve nella “estaticità temporale”, in un continuo protendersi oltre, sulla base di ciò che già da sempre si è. L’esistenza è “progettualità gettata”, ma pur sempre fondata sull’eredità di un passato che non passa. L’identità è la “durata”, quel bergsoniano fluire continuo e ininterrotto che confonde passato, presente e futuro senza annullarne le specifiche differenze, anzi valorizzandone l’irriducibile singolarità. La verità dell’uomo è nel suo essere unico e plurale, nel suo permanere in se stesso pur cercando di trascendersi e arricchirsi attraverso il nuovo.

La genuinità e l’autenticità del dialetto sono la sublimazione di un’identità che non si diluisce in un’autistica “ipostasi del medesimo”, ma al contrario rappresenta quell’inizio, quella preziosa eredità cui il futuro non può fare a meno di riallacciarsi. Il dialetto è la radice, viscerale e senza filtri, dell’amore, dell’odio, della rabbia, del bene e del male. È l’espressione intensa e forte del “dionisiaco” che ci possiede e ci rende più veri, il caldo abbraccio che nasce dalla magica condivisione e commistione di vocali mute o aspirate, dittonghi, parole trascinate dal loro etimo, che rivela insoliti e bizzarri legami, fino a risalire a una “unica radice”.