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07/01/2011

PESCHICI DECAPITATA + ULTIMI AGGIORNAMENTI (10-11-12)

 12 - Per decisione del Tribunale della Libertà, cade l’accusa di associazione per delinquere, ma restano comunque agli arresti domiciliari per singole ipotesi di reato i principali indagati - tra cui sindaco, assessore e consigliere comunale - del blitz “Clessidra”. Furono arrestati dai carabinieri lo scorso 3 dicembre nell’inchiesta della Procura lucerina su presunti appalti pilotati al Comune di Peschici per favorire imprenditori e amministratori, che portò all’emissione di 23 ordinanze di custodia cautelare (11 in carcere, 12 ai domiciliari) da parte del gip del Tribunale di Lucera: gli indagati si dicono innocenti.

Il Tribunale della libertà di Bari ha esaminato nei giorni scorsi il ricorso di alcuni dei principali indagati inizialmente finiti in carcere in occasione del blitz e che una settimana dopo erano stati posti ai domiciliari dallo stesso gip Filomena Mari, firmatario dei provvedimenti restrittivi. I difensori (il collegio difensivo è composto dagli avv. Michele Curtotti, Gianluca Ursitti, Paolo D’Ambrosio, Domenico Afferrante, Giovanni Maggiano, Domenico Fasanella) chiedevano ai giudici del riesame la rimessione in libertà del sindaco Domenico Vecera, dell’assessore Michele Vecera, del consigliere comunale Giovanni Corso, del responsabile del terzo settore tecnico del Comune Massimo D’Adduzio, degli imprenditori Rocco Caputo di Peschici e Francesco Del Buono di Foggia.

Il Tribunale della libertà, pur accogliendo il ricorso difensivo limitatamente ad alcuni capi d’imputazione, per il resto ha ritenuto che sussistano ancora esigenze cautelari e rigettato la richiesta difensiva di revoca degli arresti domiciliari. I giudici del riesame hanno ritenuto che non ci siano elementi per ipotizzare il più grave reato di associazione per delinquere contestato dalla Procura e dal gip a otto indagati; hanno ritenuto regolare la gara d’appalto indetta dal Comune di Peschici vinta dall’impresa foggiana “D.B” di Del Buono e relativa alla sistemazione delle strade danneggiate dall’incendio del luglio 2007 che causò la morte di tre persone e l’evacuazione di 4mila persone fra turisti e peschiciani (venuta meno quindi l’accusa di turbativa d’asta), ma ritenuto sussistenti sempre in relazione a questo appalto le accuse di truffa su presunti subappalti fatti dalla “D.B.” e quella di corruzione, perchè sarebbe stato assunto personale indicato da alcuni amministratori; hanno escluso l’accusa di corruzione per l’architetto D’Adduzio in relazione a un appalto per lavori di sistemazione della viabilità.

Ma per il resto delle accuse (gli indagati rispondono a vario titolo di associazione per delinquere, turbativa d’asta, truffa, falso, corruzione) i giudici hanno confermato il quadro probatorio. Nei prossimi giorni saranno depositate le motivazioni della decisione del Tribunale della Libertà, importanti soprattutto su uno dei punti centrali dell’accusa: l’esistenza di un comitato d’affari composto da alcuni amministratori e imprenditori che decideva gli appalti al Comune peschiciano. Tesi contestata da indagati e loro difensori e accolta dal Tribunale della Libertà. Per pm e gip “il numero degli episodi criminosi accertati è sintomatico dell’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata ed eterogenea di delitti contro la pubblica amministrazione, che condiziona pesantemente l’azione amministrativa del Comune in un settore decisivo ai fini del raggiungimento di quei livelli di efficacia della gestione pubblica che dovrebbe caratterizzarla”.

Secondo l’ipotesi accusatoria il settore tecnico comunale (importante perché ha competenza su tutta una serie di servizi) è “asservito agli interessi di natura esclusivamente privata di un ristretto quanto pericoloso gruppo di persone, che ne riescono a controllare l’azione secondo logiche clientelari e lottizzatorie”.

Intanto, la vigilia di Natale sono stati scarcerati e/o revocati i domiciliari ad altri quattro indagati: Emanuele De Nittis imprenditore peschiciano e il compaesano Rocco Tavaglione detenuti in carcere dal giorno del blitz dei carabinieri in quanto accusati di estorsione (si dicono innocenti) perché avrebbero minacciato imprenditori di Cagnano Varano a non partecipare a un appalto del Comune di Peschici. I giudici del riesame hanno invece ritenuto attenuate le esigenze cautelari e trasferito dal carcere agli arresti domiciliari Giovanni De Nittis, imprenditore di Peschici, presidente della cooperativa “Omnibus” accusato di concorso in estorsione con Emanuele De Nittis e Tavaglione, ma anche di associazione per delinquere, turbativa d’asta, truffa, corruzione (i tre indagati sono difesi dagli avvocati Michele Arena e Giancarlo Chiariello).

Revocati infine i domiciliari, sempre su decisione del Tribunale della libertà, Michele Marino, dipendente comunale preposto all’ufficio protocollo, accusato di concorso in turbativa d’asta (fra i coindagati ci sono un avvocato e un imprenditore che pure nei giorni scorsi si sono visti revocare i domiciliari, come già pubblicato) nell’appalto per la fornitura di gasolio in alcuni stabili e uffici del Comune.

11 - Revocata nella giornata del 14 dicembre ai due agenti della Polizia Municipale di Peschici, Verderame e Costanzo, la misura cautelativa degli arresti domiciliari. Pare anche che presto torneranno al loro lavoro. La notizia, successivamente verificata, ci arriva da un anonimo che poteva anche firmarsi vista l’importanza del fatto e che aggiunge: “... questo dovrebbe essere un giornale paesano...”. Appunto… “dovrebbe”, ma nessuno dice che lo sia.

10. Luciano Nicola Casalino e Pietroantonio Colasanto - presidente e segretario della commissione d’esame per l’abilitazione all’esercizio venatorio accusati di corruzione (due aspiranti cacciatori avrebbero regalato pesce e soldi per conoscere le domande prima dell’esame) - finiti insieme ad altri 21 indagati nell’operazione “Clessidra”, l'indagine della procura di Lucera sulla turbativa negli appalti al Comune di Peschici, sono stati scarcerati. Decisione accolta con soddisfazione dal legale di Casalino, Michele Vaira, che ha sottolineato di “attendere con fiducia l'esito del procedimento dove dimostreremo che il mio assistito è una persona onesta e incorruttibile”. Casalino e Colasanto, che avevano avuto gli arresti domiciliari, sono stati rimessi in libertà questa mattina al termine dell'interrogatorio del gip del Tribunale di Lucera, Filomena Mari. Il giudice ha deciso la scarcerazione perché non vi erano più le necessità della custodia cautelare ai domiciliari.

 
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