Le ultime vicende del PD impongono una riflessione seria su cosa fare per uscire da questa situazione, molte voci si alzano invocando un'azzeramento di tutto e di tutti, per ricostruire un partito che tante speranze ha suscitato con la sua nascita. Più che di ricostruire il PD da zero, secondo me si tratta di incominciare a costruire un partito che fino ad ora è stato un'insieme di identità, ma con un progetto debole, frutto più delle necessità elettorali contingenti che da una visione condivisa di come fare un partito riformista moderno. Questo problema si avverte non solo a Roma, ma anche nelle nostre realtà, piccole e grandi, dove la necessità di affrontare le elezioni in modo competitivo, ha fatto sì che venissero alla ribalta personaggi di dubbie qualità politiche ed etiche, eredi di una vecchia concezione della politica. Perciò credo che la battaglia per il nuovo PD debba partire dal territorio in cui viviamo, con una forte richiesta di rinnovamento e un maggiore coinvolgimento nelle scelte di chi dovrà rappresentarci. Veltroni non è solo in questa battaglia, non c'è silenzio intorno a lui, nè tristezza, se si frequentasse un circolo del PD in qualsiasi parte d'Italia si vedrebbe la partecipazione e la sofferenza di migliaia di simpatizzanti, che discutono, si scontrano, ma sempre con una passione civile e un impegno che ci dà la speranza di poter costruire quel partito riformista moderno, di cui ritengo l'Italia abbia bisogno.