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  LETTERA AL GIORNALE ......

 

06/03/2014

REGIONE: I PRECARI SCRIVONO AI CONSIGLIERI

 Da Serenella Pascali riceviamo e pubblichiamo copia della lettera aperta inviata a tutti i consiglieri regionali da parte dei 375 lavoratori precari della Regione Puglia.


Troppe falsità sono state dette e troppe menzogne sulla vicenda dei precari della Regione Puglia, talmente tante da meritare un chiarimento diretto, visto che alcuni organi di stampa e i consiglieri regionali che scrivono di noi non hanno mai ritenuto essenziale verificare le fonti delle notizie strombazzate o parlare con qualcuno dei precari. Innanzitutto i precari a t.d. della Regione Puglia ammontano a 375 unità di personale (tra cat. D1 e cat. C), meno dei 400-500 che leggiamo sui giornali. Nessuno è stato assunto tramite ‘short list’, tutti abbiamo superato selezioni pubbliche valevoli ai sensi dell'art. 97 della Costituzione (come sancito sia da Consiglio di Stato sia da Corte di Cassazione per altre vicende similari) a cui potevano partecipare tutti.

L’unico requisito richiesto era l’esperienza di dodici mesi in una PA o nel privato, e non come qualcuno sostiene “l’esperienza nelle stesse posizioni messe in palio”. I precari della Regione Puglia sono un numero limitatissimo rispetto alle situazioni di altre Regioni d’Italia, dove nonostante numeri più consistenti si è proceduto alla stabilizzazione del personale precario, la cui fascia di età va dai 30 ai 60 anni. Lavoriamo da anni al servizio della collettività (dai buoni di conciliazione per l'asilo nido alla VIA, al piano paesaggistico, alla sanità, ciclo dei rifiuti, agricoltura, lavoro, fondi europei). Lo facciamo al massimo anche quando le campagne mediatiche aizzate strumentalmente ci mettono in mezzo a un gioco politico che non è nostro.

Ci sono colleghi che lavorano in Regione da dieci anni, questo perché sono stati ritenuti strategici e indispensabili per l’Amministrazione. Lo stipendio è quello previsto nel ‘CCNL enti locali’ per la cat. D1. Sicuramente non è uno stipendio da dirigente. Siamo quelli “che tirano la baracca” quando ben altri sono i posti distribuiti politicamente. Si continua ad assistere a una bagarre sui giornali circa i raccomandati: non hanno mai fatto i nomi, accomunandoci come se tutti lo fossimo, instillando dubbi pesanti nel più becero dei modi su persone che lavorano per raggiungere risultati evidenti a tutti. Fare di tutta l’erba un fascio è più semplice e produttivo, utile allo scopo.

Passiamo al concorso da 200 D, non da Dirigenti come qualcuno ha scritto. La Regione Puglia sta bandendo un concorso per 200 funzionari di cat. D1 totalmente aperto all’esterno, senza alcuna riserva di legge, concedendo al personale dipendente di non effettuare le prove preselettive (mentre comunque dovrà sostenere due scritti e due orali) e di valorizzare l’esperienza acquisita nell’Ente. Il motivo di questa decisione trova origine nel fatto che la Regione Puglia per molto tempo non potrà effettuare concorsi con riserva di legge a seguito della famosa vicenda dei “retrocedendi” pugliesi, difesi da una legge nazionale bipartisan.

Dobbiamo riscontrare che qualche consigliere regionale non conosce la storia del personale della Regione e non conosce le ripercussioni giuridiche della vicenda retrocessi. Ai precari della Regione Puglia mai potrà essere assicurata la riserva almeno del 40 percento dei posti messi a concorso come prevede ad esempio la L. 125/2013.
Facciamo presente ai consiglieri distratti, che l’aula di cui fanno parte ha approvato all’unanimità ben due ordini del giorno con cui hanno chiesto alla giunta regionale di porre in essere tutte le possibilità per la stabilizzazione del personale precario. Oggi non possiamo sopportare passivamente di essere gettati alle ortiche. Abbiamo troppo da difendere.

La nostra vita e quella dei nostri figli dipende dal nostro posto di lavoro. La nostra professionalità acquisita in anni di lavoro non può essere schiacciata in maniera subdola e meschina. La macchina regionale per anni si è fondata anche sul nostro lavoro, in alcuni casi solo sul nostro lavoro (interi uffici retti da precari) e adesso che dovremmo fare? Metterci da parte? Ci si rende conto delle conseguenze? Tutto l’apparato amministrativo si bloccherebbe con evidenti ripercussioni sui servizi al cittadino.

Vogliamo sottolineare infine che il concorso è un percorso parallelo rispetto alla stabilizzazione, a seguito dell’attuazione dell’art. 1 comma 529 della legge di stabilità. Non è la prima volta che la P.A. stabilizza il proprio personale precario a seguito di norme nazionali (dalla Prodi in poi migliaia di lavoratori sono stati stabilizzati). Non è la prima volta che la Politica (quella vera) cerca di dare ai lavoratori delle possibilità per uscire dalle sacche del precariato. Sono stati stabilizzati lavoratori in Comuni, Province, Regioni, Ministeri, in ogni settore del pubblico impiego. Tuteleremo il nostro diritto alla stabilità lavorativa e alla nostra dignità attraverso tutte le forme consentite.

Non vogliamo essere coinvolti dalla macchina del fango. La smetta la politica di giocare sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie. Stiamo parlando di onesti lavoratori che campano le proprie famiglie da quell’unico stipendio. Dalla parole si passi ai fatti, e la politica guidi i processi piuttosto che seguirli distrattamente: stabilizzate il personale precario, valorizzate il personale storico e date opportunità a tutti attraverso il concorso. Ciò nell’interesse dei lavoratori e della stessa Amministrazione, evitando le strumentalizzazioni politiche e giornalistiche. (Serenella Pascali)

 
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