Il Gargano subisce due pesanti colpi: la soppressione del Tribunale di Lucera e la minaccia, sempre più realistica e imminente, di vedere spuntare all’orizzonte dell’Adriatico le piattaforme per lo sfruttamento petrolifero. La mobilitazione dell’opinione pubblica di fronte a questi provvedimenti è per lo meno strabica. Mentre si registra, con soddisfazione, una grande vivacità intorno alle trivelle e alle prossime manifestazioni di protesta, con adesioni oltre i confini del Gargano e la corsa di esponenti politici a occupare i primi posti, non si riesce a capire la tiepidezza che avvolge la soppressione del Tribunale di Lucera e la devastante e mortificante chiusura della sede distaccata di Rodi Garganico che produrrà, sul piano pratico, effetti immediati sul groppone di distratti cittadini.

Un’area, quella del Gargano Nord, completamente sguarnita di uno dei pilastri fondamentali su cui si regolano i rapporti fra cittadini; un lievitare dei costi della giustizia; un complicare, sino alla rinuncia, di rivolgersi al giudice; un ulteriore allontanamento dello Stato nel momento in cui più spavalda si presenta la penetrazione della malavita organizzata. I fatti odierni di cronaca, con gli arresti di Lucera, dovrebbero per lo meno alzare il livello di attenzione e preoccupazione di cittadini, politici di turno, istituzioni di vario grado e livello. Invece, tiepidezza, molta tiepidezza. Nessuna mobilitazione, nessun presenzialismo, nessuna corsa al dibattito o conferenza, nessun consiglio comunale convocato sul tema.

Si potrebbe partire da un punto fermo: salvare almeno il giudice di pace con una puntuale e forte decisione delle Amministrazioni locali, invece si latita. Forse il tema non affascina, non è vasto come il mare, non è profondo come l’Adriatico. E’ semplicemente strabico (Michele Angelicchio).