Riceviamo e pubblichiamo.

“Bella, la lettera di Vendola. Solo che non sono riuscito a percepire in essa - più assimilabile a una commendatizia di ‘routine’, un atto dovuto - alcun calore, Lo percepiranno i signori segretari di partito? Sapranno riconoscere, nell'appello del nostro governatore, il vero profondo senso delle sue parole, il nostro auspicio, le nostre mire, che non sono semplicemente quelle di difendere il nostro territorio per pura intima soddisfazione, ma di creare un baluardo di salvaguardia delle nostre vite e di quelle dei nostri figli e nipoti?

“Avrei fatto cenno alla fragilità ‘sismica’ del nostro territorio, specialmente quello garganico, rammentando quanto lo Sperone d'Italia ebbe a soffrire sia pure quattro secoli fa, e richiamando l'attenzione sull'attività sismica che ci tiene costantemente in apprensione. Non credo che questo non conti alcunché! Io personalmente, che trascorro molto tempo in casa, sono quotidianamente preso dal timore di scosse di terremoto a ogni passaggio lento di auto alimentate a gasolio. Peggio che trovarsi in palazzi sovrastanti la metro della Capitale! Quando mi sento tremare il pavimento sotto i piedi, mi auguro solo di non morire dopo lunga agonia!” (Vincenzo Campobasso)