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  LETTERA AL GIORNALE ......

 

08/08/2012

SENZA DIMORA OCCUPANO SEDE TELETHON FOGGIA

 Da Giorgio Ventricelli (giornalista, addetto stampa e comunicazione ambientale) riceviamo e molto volentieri pubblichiamo.

«“La sede di Foggia di Telethon, Fondazione nazionale per la ricerca sulle malattie genetiche, è stata occupata nel pomeriggio di oggi da due famiglie senza fissa dimora. Sul posto, sono intervenuti gli agenti della Polizia Municipale di Foggia che sono riusciti ad entrare all'interno dei locali ed hanno constatato l'effrazione e l'occupazione. Il presidente del Coordinamento Provinciale Foggia di Telethon, Nico Palatella, è accorso sul luogo per verificare la situazione, ed ha cominciato a dialogare con le due donne che al momento occupano la sede, insieme ad un bambino di due anni, per cercare una soluzione.

«"Sono molto dispiaciuto dell'accaduto avendo appurato che le persone in questione sono sull'orlo della disperazione ed hanno, comunque, dignitosamente conservato quanto contenuto negli uffici e quindi materiale informatico, attrezzature ed oggetti vari". Palatella continua: "E' la dimostrazione di come questa città come poche altre manifesti un crescente disagio sociale che sfocia in azioni come questa, e della cui gravità legale e giudiziaria forse nemmeno le signore interessate sono consapevoli". Conclude Palatella: "Domani procederò alle comunicazioni d'obbligo alla Fondazione Nazionale Telethon in quanto è mio dovere segnalare l'accaduto, augurandomi un buon esito della questione ed alla mia città di conoscere giorni migliori; Telethon raccoglie fondi per la ricerca e la cura delle malattie genetiche, Foggia inizi a raccogliere fondi per risolvere i suoi problemi, prima che la situazione sfugga di mano anche alle Forze dell'Ordine, sempre più impegnate in una battaglia quotidiana causata dalla miseria e dalle difficoltà".


«Le donne hanno raccontato di essere senza fissa dimora e di aspettare da anni, ormai, un alloggio nelle case popolari, vivendo quotidianamente questa situazione di disagio. Più volte, raccontano, hanno dovuto occupare altre abitazioni per dare un tetto alla propria famiglia: "Sono già cinque volte che occupiamo - racconta Maria, nome di fantasia per tutelare la privacy della donna - mio marito lavorava per la Connecting People che gestiva i servizi di assistenza a Borgo Mezzanone, ma è stato licenziato a febbraio perché la ditta ha perso l'appalto in favore della Croce Rossa Italiana". Maria continua: "Mio figlio ha due anni ed è affetto da un nodulo fibrotico al collo: il prossimo anno dovrà subire un intervento ma non ci hanno assicurato che il problema si risolverà. Ogni tre mesi siamo costretti a far visitare il bambino da specialisti a pagamento perchè le liste di attesa della sanità pubblica sono lunghissime".

Le fa eco Giovanna, anche questo nome di fantasia, che ha un marito disoccupato, e un figlio di quindici anni affetto da epilessia ed una figlia di ventiquattro anni che soffre di crisi asmatica: "Io soffro di depressione a causa di quello che sto subendo - racconta disperata Giovanna, che continua - da aprile dormiamo in auto perché siamo stati sfrattati di casa dopo che mio marito ha perso il lavoro".

«Le due donne raccontano che il Comune propone alle famiglie di cercare un alloggio cui provvederà, poi, a pagare il canone di affitto, ma che già in passato, il Comune stesso non ha onorato gli accordi presi con i proprietari delle case che altro non hanno potuto fare che sfrattare gli inquilini. "Non ci fidiamo del Comune e delle sue promesse di pagare gli affitti: non riescono a mantenerle e noi ne subiamo le conseguenze", dichiarano le due donne. Le famiglie hanno fatto richiesta di alloggio per le case popolari, ma devono attendere che la graduatoria vada ad esaurimento: "C'è gente che è riuscita a passare avanti e ad ottenere la casa prima degli altri e non sappiamo come, ma possiamo immaginarlo - gridano a gran voce Maria e Giovanna che concludono con una confessione agghiacciante che, se vera, non solo deve far riflettere, ma dovrebbe promuovere una forte azione delle Forze dell'Ordine per reprimere la cosa: "C'è una donna che conosciamo che ha subito un ricatto sessuale in cambio dell'alloggio"» (Giorgio Ventricelli).



 
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