Le scuole del clero “guadagnano o non guadagnano”? i genitori di chi le frequenta, “pagano” o “non pagano”? Questi sono i termini con i quali si deve affrontare la questione. Non bisogna farsi prendere da strani sentimentalismi! Non è lasciando alla Chiesa di non pagare l'Imu che ci pagheremo (mi ci metto anch'io in mezzo, anche se sono agnostico e non so cosa ci sia al di là della morte) le indulgenze per il paradiso! “Parificate”, le scuole del clero, non mi pare che siano nel senso di pari diritti, pari doveri, ma solo nel senso che lo Stato Italiano riconosce la validità degli studi seguiti presso quelle scuole come presso le proprie.

Senza dimenticare che tutti noi cittadini italiani (che si mandino i nostri figli presso le scuole pubbliche o presso quelle “private” del clero) paghiamo tasse con parte delle quali queste ultime vengono sovvenzionate. (Capisco che possa parere paradossale che, mentre vengono sovvenzionate con danaro pubblico, poi debbano pagare l'Imu. Però tutti veniamo pagati al lordo e poi paghiamo le tasse: è una questione di ordine, di correttezza e di chiarezza - credo io.)

Quello che particolarmente mi sta scendendo di traverso (lo dico con l'occasione) è che non mi pare che qualcuno abbia ancora gridato contro il fatto “scandaloso” che il canone Rai, per esempio, ci viene imposto come tributo=tassa e che poi, su di esso, ci si faccia pagare anche l'Irpef, mentre sarebbe corretto e giusto che lo si detraesse dalla dichiarazione dei redditi (provvedimento che dovrebbe essere valido anche per l'Iva)!