Dapprima, la scoperta dell'arroganza e, soprattutto, la maleducazione di un giovane sacerdote che si proclama l'unico a cui spetta qualsiasi decisione in materia religiosa per l'intera comunità peschiciana, anche quando si tratta del dolore altrui! Poi, il mestissimo pellegrinaggio sul luogo del ritrovamento con la mente che si perde in mille interrogativi e tremendi ricordi. Infine, al tramonto, in un cimitero quasi deserto, ritrovarsi all'improvviso, e in modo del tutto fortuito, al fianco del sottosegretario del governo nazionale, appena giunto in visita a Peschici, che come primo atto desidera deporre un mazzo di fiori sulle tombe dei nostri cari e dell'altra vittima. Un gesto carico di sensibilità e rispetto, molto apprezzato e che intendo ringraziare pubblicamente. Ma allo stesso tempo, rendersi conto, purtroppo, che certe autorità locali hanno reso omaggio alle vittime soltanto grazie alla presenza dell'illustre ospite perché, altrimenti, il massimo sforzo di avvicinamento al camposanto sarebbe stato quello di applaudire al grande artista in concerto, chiamato ad essere il nuovo salvatore delle incerte sorti di Peschici.
Non è affatto un gran male vivere lontano da questa Peschici!
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