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24/08/2010

SETTE RAGIONI PER DIRE NO ALLA "RICONVERSIONE" DELL'UMBERTO I DI SAN MARCO IN LAMIS

 Da Antonio Raimondo Pettolino del Gruppo Sanità Pd di San Marco in Lamis riceviamo e pubblichiamo.

“La partecipazione dei sammarchesi al dibattito sul futuro della sanità pugliese e più in particolare dell’ospedale “Umberto I”, organizzato per la sera del 21 agosto nell’ambito della festa democratica del Gargano, è stata nulla, perfettamente in linea con il livello della loro fiducia in una soluzione positiva della questione e col senso di rassegnazione circa una sua effettiva chiusura. Ricordo a tutti che la Regione Puglia, facendo un drammatico dietrofront rispetto al Piano della Salute precedentemente approvato, per scongiurare una ulteriore sanzione governativa di 500 milioni di euro già per il 2010 per non avere mantenuto i limiti di spesa previsti dal Patto di stabilità Governo-Regioni, ha approvato un piano di rientro finanziario relativo alla spesa sanitaria che prevede tra l’altro la riconversione-disattivazione dei piccoli ospedali e un taglio di 1,411 posti letto entro il 2010 (con altri 800 da tagliare entro il 2012), manovra nella quale è compresa la riconversione dell’Umberto I a Ospedale di Comunità e Hospice.

“Vi sono però diverse ragioni per riacquistare la fiducia circa la possibilità di un sostanziale mantenimento delle funzioni fin qui espletate dall’ospedale sammarchese e l’energia necessaria per convincere l’amministrazione regionale e il presidente Vendola sull’opportunità di un cambio di decisioni sull’argomento. Ecco qui di seguito le principali:

1. la previsione nel piano di rientro del trasferimento della Psichiatria e della Lungodegenza Post Acuzie nell’ospedale di San Severo non può essere realizzata di fatto entro il 31 dicembre 2010 (e probabilmente neanche entro il 2012) per carenza di locali dedicati, sempre che non si voglia mettere questi servizi in seminterrati o altri ambienti non idonei, alla faccia di quanto previsto dalla normativa regionale in materia di accreditamento:
2. la previsione dell’azzeramento della Medicina entro gli stessi termini temporali, senza che sia stato risolto contestualmente il problema dell’adeguamento (aumento dei posti letto) della Medicina di San Severo e dell’attivazione dei posti letto di Medicina nell’istituendo ospedale di Vico del Gargano, espone i cittadini garganici e dell’Alto Tavoliere al rischio di una drammatica carenza assistenziale, cui potrebbe essere posto riparo da molti con un aumentato ricorso a ricoveri ospedalieri nelle regioni contigue;
3. il piano, formulato nella fretta dettata dall’urgenza dei termini imposti dal governo nazionale, non tiene in alcun conto criteri osservati in altre regioni per motivi simili, quali il computo dei posti letto da mantenere in linea coi criteri strutturali e organizzativi previsti per l’accreditamento, la difesa e il mantenimento delle eccellenze in campo assistenziale (basti ricordare che nell’Umberto I non vi sono i vecchi cameroni a 6-8 posti letto privi di bagno, ancora presenti in molti ospedali piccoli e grandi, ma camere a 2-3 posti-letto con bagno, che accoglienza e assistenza sono in linea con la personalizzazione e l’umanizzazione delle cure, che il Servizio Psichiatrico è servizio capofila del progetto regionale di miglioramento dell’assistenza ai disabili psichici e di contrasto alla contenzione meccanica e alle altre forme di coercizione nei loro confronti, che tanto lo stesso Servizio Psichiatrico quanto la Medicina e le sue unità operative di Lungodegenza e Oncologia espletano appropriatamente assistenza ospedaliera in favore di cittadini appartenenti ai vari distretti sanitari aziendali, che la stessa Day Surgery assicura in totale economia un numero rilevante di interventi chirurgici, evitando in tal modo a ricoveri ospedalieri non appropriati);
4. il personale dell’Umberto I ha da sempre assicurato prestazioni adeguate anche in favore di cittadini non ricoverati, sia dentro sia fuori struttura, proiettando sul territorio modalità assistenziali di prevenzione efficace dei ricoveri ospedalieri non appropriati; la riconversione dell’Umberto I a ospedale di comunità e hospice costituirebbe un effettivo depotenziamento delle attività territoriali estese ad ambito sovradistrettuali;
5. nel piano di rientro le categorie grandi e piccoli ospedali sono trasformate ‘tout court’ nelle categorie ospedali funzionali e disfunzionali, di buona e meno buona (o cattiva) qualità assistenziale, in totale antitesi con quanto in precedenza portato avanti a livello nazionale dalle forze politiche di sinistra, talvolta addirittura condivise da esponenti governativi del centro destra di primissimo piano (il ministro Sacconi);
6. l’affermazione generale che i posti letto dei piccoli ospedali costano mediamente di più va verificata nello specifico del singolo ospedale (lo “zavorramento” politico di personale sottoutilizzato inviato negli ambulatori e nei servizi in questi anni, le consulenze di professionisti esterni, il ricorso frequente a soggetti privati per attività aziendali di quanto hanno fatto lievitare i costi, tanto più evidenziabili nelle piccole realtà locali?)
7. l’ospedale Umberto I ha già pagato un prezzo salatissimo col riordino della rete ospedaliera varato sotto la presidenza Fitto, con la cancellazione dei reparti di Chirurgia Generale, Ginecologia e Ostetricia, Pediatria e del Servizio di Anestesia e Rianimazione; in questi anni esso si è ritagliato una funzione assistenziale originale in favore di pazienti anziani, pazienti oncologici e pazienti disabili psichici (questi ultimi ricoverati non solo in psichiatria ma, non essendo immuni dalle malattie organiche, ricoverati anche in medicina o nella day surgery per interventi in collaborazione con la Psichiatria).

“Volendo, potrebbero essere trovate altre ragioni per sostenere la necessità che l’Umberto I continui ad assicurare la sua funzione sovra distrettuale, mantenendo il proprio ruolo di indispensabile supporto agli ospedali di San Severo e San Giovanni Rotondo, così come anche richiesto dalle comunità circostanti attraverso deliberazioni consiliari tematiche. Una soluzione ottimale che tenga conto dei bisogni di assistenza complessivi, tenendo comunque presenti le possibili destinazioni degli altri piccoli ospedali (Monte San’Angelo polo geriatrico, Torremaggiore polo riabilitativo, Vico del Gargano ospedale di comunità), può essere la seguente (tra parentesi sono specificati i posti letto attuali):

“Medicina 12-24 posti letto (42 posti letto), comprensivi di posti letto dedicati alle cure oncologiche, con annessa Lungodegenza post acuzie di 24-12 posti letto (32 posti letto);
Psichiatria 15 posti letto (12 posti letto);
Day Surgery 3-6 posti letto (6 posti letto), da dedicare in parte al trattamento di cittadini con varie forme di disabilità;
Hospice 8 posti letto, da collegare alla rete oncologica aziendale per garantire ai cittadini colpiti dalle malattie tumorali cure all’insegna dell’umanizzazione e personalizzazione fino al termine.

“Questa proposta va ribadita con forza dall’Amministrazione Comunale e dal sindaco attraverso tutti i canali, sia istituzionali sia politici sia personali, anche se in contrasto con altre ipotesi organizzative proposte da altri soggetti. Occorre perciò inviare e supportare questa proposta, così come motivata, da subito (Antonio Raimondo Pettolino - Gruppo Sanità Pd San Marco in Lamis).”


 
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