Rispondiamo a una mail firmata arrivata in redazione - a commento dell’articolo “Eppure, qualcuno pensa a destagionalizzare…” di cui ci è stato consigliato… altro titolo! - purtroppo “impubblicabile”. Per i seguenti motivi:
1. evitare alla scrivente (“tecnico dell'attività alberghiera con un bel po' di carriera”) molto probabili guai giudiziari avendo, fra le altre cose, utilizzato paragoni… pericolosi;
2. evitare - in particolare avendo totalmente travisato i presupposti della presenza a Peschici della comitiva straniera - che alcune “affermazioni” possano, per un verso, essere scambiate quali esternazioni di latente razzismo e, per un altro, contribuire a bloccare certi canali turistici i quali, se al momento potrebbero apparire (seguendo l’ottica della scrivente che conosce poco o male la potenza del “passaparola”) improduttivi se non addirittura dannosi, nessuno ci vieta di pensare che nel tempo potranno qualificarsi e salire di livello (basterebbe un “Gino Lisa” più efficiente o un aeroporto sul Promontorio per assistere all’arrivo dei neomiliardari russi);
3. aver scambiato le finaliste di un Concorso di bellezza a livello mondiale (basta farsi un giretto in internet e trovare in pagine inglesi perfino gli stemmi comunali di Vico del Gargano e Rodi Garganico… manca quello di Peschici!) con un anonimo pullman di desaparecidos (la definizione non è virgolettata).

Tutte e tre le motivazioni lasciano comunque spazio ad alcune doverose precisazioni circa le “accuse” che ci sono state rivolte.

Riguardo alla prima, ci sono state messe nella penna dichiarazioni che personalmente non abbiamo mai fatto, “prese ad esempio” persone non gradite o non ben accette alla scrivente, non considerando - molto superficialmente - che sono parti di risposte date da uno dei due interlocutori nel corso dell’intervista. Quindi non sono nostre, le abbiamo semplicemente riportate e nessuno ci obbliga a verificarne la veridicità.

Riguardo alla seconda - che nella sua estensione sfiora professionalità, capacità e bravura degli operatori turistici di casa nostra - né l’intervistato né tanto meno l’intervistatore si sono mai sognati o permessi di metterne in dubbio le qualità. E’ stata invece inquadrata e messa in evidenza (da entrambi gli interlocutori) la “pigrizia” - vogliamo chiamarla così? - o la “indifferenza” - possiamo chiamarla così? - o la “assenza di fantasia” - diremmo meglio così? - per certo genere di manifestazioni di alcuni imprenditori, quelli più radicati sul territorio e dunque di lungo corso e carriera.

Fermo restando che lungi da noi è l’intenzione di giustificare o coprire il posteriore di chicchessia, va detto che talvolta un bagno di umiltà potrebbe essere tonificante, perché di errori ne sono stati commessi tanti e se si è giunti a un turismo che non ci soddisfa più vuol semplicemente significare che si è sbagliato. Dove e come, non sta a noi specificarlo, non siamo analisti ma solo osservatori - se proprio si vuole coinvolgerci nell’argomento - di un fenomeno di cui abbiamo visto genesi, crescita e nemesi. Nemesi riferita cioè a “quel” particolare fenomeno che vide questa landa sperduta uscire dall’isolamento e morire per non averlo saputo coltivare.

Solo su una osservazione (“se ai giovani si lascia sempre meno spazio”) ci trova d’accordo, anche se - a pensarci meglio - pure per questa andrebbero fatte alcune considerazioni. Di giovani che frequentano questa redazione ne abbiamo diversi e conosciamo le loro aspirazioni frustrate da “vecchie glorie” del turismo nostrano. Le cariatidi sono dure a morire, anche quando gli si sbandiera sotto il naso gli sbagli commessi, che insistono a commettere.

Al riguardo ci sia permessa una previsione: occorreranno almeno due generazioni per riportare nel giusto alveo il discorso turistico, vivendo nella speranza che non tutti i giovani entrino nell’ordine di idee di abbandonare il proprio paesello (dired).