Tutta la città di Gallipoli deve sentirsi onorata di avere attualmente una squadra di calcio militante in serie B, la seconda dopo Lecce nella storia della provincia. Nonostante altre necessità sociali più impellenti, non si può né si deve ritenere un optional effimero, ma una realtà straordinaria da esserne fieri, un’opportunità invidiabile da tenere in conto e tutelare.

Eppure, non esistendo una seria struttura societaria al suo fianco, non ha un presidente né un allenatore né tanto meno uno stadio. È assente soprattutto la città, ossia le Istituzioni, quali che siano le giustificazioni. In suo supporto solo un migliaio di fedelissimi tifosi al seguito che sostengono, sempre in trasferta, un manipolo di eroi, da cinque mesi senza stipendio, pronti a scrivere pagine da libro “Cuore”.

Stendiamo per il momento un velo pietoso sul problema del campo sportivo mai preso in considerazione e sempre rinviato. Un timido interessamento in extremis, solo in piena campagna elettorale, col noto bando di gara per reperire il terreno idoneo e poi avviare un probabile progetto di finanza per la relativa realizzazione. Ma per quando?

Dal Comune, in sostanza, rapporti difficili, sia morali sia economici, non tanto con la società oggi in contumacia quanto con la squadra cui mai un’attenzione particolare è stata riservata. Nemmeno nell’ultimo bilancio di previsione 2010 è stata riconosciuta e avvertita tale esigenza per sopperire quanto meno alle varie emergenze. Eppure, tra le tante tribolazioni, c’è chi ha pensato di dare lo sfratto al “Bianco”, si dice, per inadempienza! Una bella collaborazione offerta dalla nostra Amministrazione comunale!

Nel passato, con la precedente società, che pure era piuttosto solida e affidabile anche sotto l’aspetto organizzativo, non è mai stato così. Anzi! Agevolazioni e privilegi (per canoni e polizze fideiussorie) non sono mai mancati, e anche corposi contributi economici che hanno raggiunto, solo per l’annata 2005-06, la bella cifra di oltre 100mila euro.

Nessuno, anche mostrando distacco e superficialità, si nasconda dietro l’ipocrisia e l’indifferenza. La verità è che in quest’ultimo anno la città ha vissuto un dramma umiliante cui solo un miracolo può mettere fine, cambiando musica. Ma c’è un regista in tutta questa operazione? La speranza è che, chiunque egli sia, non abbia tuttavia smarrito il libretto e lo spartito per l’ultimo atto! (Il Gruppo consiliare Pd)