Non vorremmo diventasse un “braccio di ferro” fra questa direzione editoriale e il “PESCHICIANO”, però l’educazione e la cortesia (perché no, anche “l’affezione” dimostrata al giornale) con cui ha ribattuto alla nostra RISPOSTA N. 2 sono tali da sollecitarci a comunicare ancora con lui attraverso queste pagine, visto che non ha una e-mail valida.

Scrive il PESCHICIANO: “Ma anche Donna Rachele è un nome di fantasia…”.
- Certo, con l’abissale differenza che il responsabile della privacy (cioè chi scrive) sa TUTTO di lei: chi è, dove abita, quando è nata, i motivi che l’hanno spinta a scrivere per noi e tanto altro ancora. E nessuno ne conosce l’identità - nemmeno i componenti della redazione, perfino il direttore responsabile che si fida ciecamente del suo depositario dei dati sensibili - a dimostrazione della professionalità e serietà del nostro giornale, che per noi vuole essere un autentico “fiore all’occhiello”.

Scrive inoltre il PESCHICIANO: “… non vedo il perché mi debba esporre in prima persona, quando, tra l'altro, chiederò risposte a domande che faranno gioire o rattristare tutta la popolazione e non il singolo...”.
- Il “perché” se lo è dato da solo: perché le Sue domande sono più che legittime e civili, non offensive e denigratorie di personalità altrui. Quindi, perché nascondersi, calpestando - non lo dimentichi - le regole di questa testata giornalistica, oltretutto avendo la possibilità di chiedere l’anonimato! In molti, scrivendoci, hanno cominciato come Lei, stessa identica condizione. Adesso le loro riflessioni appaiono tranquillamente nella apposita rubrica (tutte quelle che si chiudono con “Lettera Firmata”) poiché siamo riusciti a convincerli delle buone ragioni del nostro operato. E nessuno se n’è lagnato, in quanto nessuno di loro è stato “tradito”.

Scrive infine il PESCHICIANO: “… come mai nei numeri precedenti … di punto di stella, che tengo tutti a casa dal primo all'ultimo ... ci sono articoli di persone con nomi fantastici? ... la legge è uguale per tutti …”
- Infatti, la legge è uguale per tutti. Proprio per tale postulato, o assioma che dir si voglia, non vediamo il motivo per cui chi si è firmato e continua a firmarsi con “nomi fantastici” debba essere conosciuto (dal primo all’ultimo) dal responsabile della privacy - che ne mantiene l’anonimato in quanto espressamente richiesto, salvo intervento della Polizia Postale o della Magistratura se i testi incontrino o si scontrino con la suscettibilità di qualcuno che ritenga di essere stato… “toccato” - e Lei no! Vista con la nostra ottica, la Sua è una lampante contraddizione in termini, se lo lasci dire.

La saluto.