Il Popolo delle libertà è fatto. Un solo dubbio: che c’azzecca il laicista Fini con i valori fondativi del neonato partito italiano? Nei tre giorni “costituenti”, i relatori hanno più volte ribadito che il nuovo soggetto politico fonderà le sue radici sui cosiddetti principi non negoziabili. Peccato che Fini abbia manifestato in più circostanze propositi di tutt’altra tendenza. Sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico, sull’eutanasia, sul caso Englaro, sull’aborto, sul diritto di voto agli immigrati e sulla Chiesa, Fini ha espresso opinioni del tutto simili alla sinistra. A conferma della sua deriva laicista e anticlericale, basti pensare al “meno male che Fini c’è” proferito dall’icona dell’ateismo italiano Eugenio Scalfari. Il progetto del numero due del PdL è tanto ovvio quanto “banale”. Da scafato animale politico, sta attendendo che Berlusconi se ne vada in pensione per prenderne il posto. Ma può avere prospettive di crescita un partito che, a parole si ispira ai valori laici e cattolici, ma di fatto verrà guidato da un leader che arride alle ideologie paganeggianti della sinistra italiana ed europea?